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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 23.1920

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Fasc. 3
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Pittaluga, Mary: Criteri paesistici del Tintoretto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17340#0189

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CRITERI PAESISTICI DEL TINTORETTO

Poiché la trasformazione più fantastica della
natura, in quel trionfante periodo tonale che fu
il Cinquecento veneziano, venne attuata da Iacopo
Robusti, rifletter sui criteri paesistici di questo
maestro par che, oltre destar deliziose impressioni,
sempre rinnovantisi quando si faccia oggetto di
studio cosa bella, possa anche recar luce sulla non
ancor intesa personalità artistica del Tintoretto.

Ma, anzitutto, è permesso parlar di « paesaggio »
considerato a sè, come un quid disgiunto dagli
altri aspetti della pittura? Astrazione di tal genere
non s'identifica con uno dei consueti arbitri della
riflessione accademica, che, categorie imponendo
e suddivisioni, fondate essenzialmente su esteriori
apparenze, disconosceva il carattere universale
del fenomeno d'arte, pervenendo necessariamente
ad effetti superficiali, anticritici?

Sul «paesaggio d'arte » molto, troppo si è pensato.

Dallo Zimmermann 1 che, nel 1893, dedicava
vasta opera a tal soggetto nei veneziani, al Kallab,2
che, più brevemente, ma meglio, trattava dei Fio-
rentini, al Gramm,3 che ricercava le leggi dello
« Ideale I.andschaft », al Rosenthal,* che divagava
intorno al paesaggio dei romantici, al Bouchot,5
al Bouyer, ecc., tutti, meno o più recenti, a se-
conda della posizion teorica e del tema, si preoc-
cuparono di come la natura si sia rivelata all'oc-
chio eccezionale degli artisti, e ne trassero conse-
guenze, che direi persuadono, in diverso grado,
dell'anticriticità dell'astrazione.

Se, d'altra parte, si leggono le pagine, che sul-
l'argomento hanno lasciato il Ruskin 6 e il Fro-

1 Die Landsckaft in der venezianischen Molerei. Leipzig,
1893.

2 Die toscanische Landschafts Molerei im XIV u. XV
Jahr. — Wien, 1900.

3 Die Ideale Landschaft. Jhre Entstehung und Enlwì-
cklung. Freiburg im Breisgau, 1912.

4 La peinture romantique. Paris, Livre IV, p. 184 e segg.

5 Hìstoire du paysage cu France. Paris, ed. Laurens.
Collaborarono Bouchot, Bouyer, DiehI, Duret, Gillet,
Marcel ed altri.

6 Lea peintres modemes: Le paysage. Traduit de l'anglais
et annoté per E. Cammaerts. Paris, 1914.

mentin,1 il primo circa il paesismo greco, medie-
vale, moderno, il secondo circa quello olandese,
si comprende come anche gii arbitrii della critica
possan esser perdonati, quando siano presentati
così. E si conclude che, se si sa veder nel paesaggio
un mezzo d'espressione pittorica, di cui l'artista
s'è servito come di qualsiasi elemento iconografico
in funzion della luce; se lo si considera quale
resultato d'una ricerca per parte dell'artista di
se stesso e del suo sogno in ciò che non è figura
umana (poiché non esiste un mondo spirituale
opposto all'anima umana, e parlar d'arte senza
tener conto di ciò. vuol dir astrarre pericolosa-
mente, e non riuscir a effetti critici completi);
se si riesce insomma a superar la suggestione del-
l'apparenza delle cose, per contemplare lo spe-
ciale oggetto storico nel suo intimo spirito, si
potrà liberamente, e non vanamente, parlar di
« paesaggio ».

Così, placati i dubbi della conturbevole coscienza,
veniam senz'altro all'argomento, che intendiamo
circoscrivere all'esame di poche opere, scelte fra
le moltissime, perchè secondo noi meglio atte a
dar idea del vario e pur coerente atteggiamento
del Tintoretto rispetto alla natura. L'esiguo nu-
mero d'oggetti storici c'illudiamo non apporti
superficialità alla riflessione.

Quando il giovane Iacopo, probabilmente in-
torno al 1545, assumeva dinanzi alla Scuola della
Trinità, l'incarico di sceneggiar in cinque tele
la Genesi, affrontava, su grande scala forse per la
prima volta, il problema paesistico: dico forse,
perchè non è impossibile che anche prima si fosse
provato a ciò; ma oggi non si conoscono di suo
composizioni, in cui di proposito sia stato ricer-
cato un ideale rapporto fra paese e figure umane,
le quali appaiano anteriori all' Adamo ed Eva
e alla Morte d'Abele dell'Accademia.

Il paesaggio, a Venezia, abbandonata la lumi-
nosa trasparenza sintetica di Giovanni Bellini,
che, giunto a maturità, in chiari fluidi aveva av-

1 Maitres d'autrefois. Paris, 1914, pag. 181 e segg.
 
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