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GIANGIORGIO ZORZl
sentante la Madonna lagrimosa che sostiene il
braccio sinistro del figlio morto, il quale, il capo
illuminato, ha tutto il corpo sepolto nell'ombra.
Particolarmente degne di nota in questo cri-
stallo, di esecuzione molto scorretta, specialmente
nei profili grossolani delle donne, la magnifica
testa michelangiolesca di Nicodemo e quella, dal
perfetto ovale, della bellissima donna a lui vicina,
tolta da qualche Madonna di artista contempora-
neo, forse dallo stesso Raffaello,
Di questi cristalli, come pure della croce, non
furono finora fatte da alcuno le fotografie; erano
però note a parecchi studiosi i quali avevano po-
tuto giudicare della loro bellezza dalle placchette
in bronzo ricavatene. Così erano conosciute e in
parte fotografate le placchette rappresentanti il
bacio di Giuda, colla identica scritta: vai.erius .
vicentinus . f . conservate a! museo Imperiale di
Berlino e al Museo Nazionale del Bargello a Fi-
renze 1 così le placchette rappresentanti il Cristo
che porta la croce, collo stesso motto: valerius .
vicentinus . f . conservate pure al Museo im-
periale di Berlino, nella Collezione Dreyfus de
Kcrmaingaut, al Victoria and Albert Museum
(South Kensington) 2 e nella Collezione Vasset; 3
così le placchette rappresentanti la Deposizione
nel Sepolcro, colla stessa firma dell'autore: vale-
rius . debellis . vicen . f . conservate al Museo
di Berlino, nella Collezione Dreyfus e nella sala
gialla del Museo Archeologico del Palazzo ducale
di Venezia * Altrettanto invece non erasi potuto
fare per la croce, da cui non sembra siansi tratti
bronzi o placchette, e.perciò ai più sconosciuta.5
1 Museo imperiale di Berlino (Bode 1102); Museo Na-
zionale di Firenze (Catologo G 2558).
2 Collezione Dreyfus (Molinier n. 274); Museo impe-
riale di Berlino (Bobe 1107); South Kensington {Catalogo A
478-1010).
3 Collezione Vasset (Molinier, 274). Il Molinier nota
su questo esemplare « I.'exemplaire de la colletion Vasset
porte en exergue l'iscription allemand suivante:
Got . Sei . Gei.obet . Deh
vns . Min . Seinem . Flei
SCH . vnd . Bl.VEÈf
F.rlost . Hat.
* Museo imperiale di Berlino (Bode, 1112); Collezione
Dreyfus (Molinier, 277); Palazzo ducale di Venezia {Ca-
talogo 142).
5 Sulle trasmigrazioni di queste opere scrisse l'abate
Valentinelli al Cabianca (op. cit., nota 15): « Quando nel
i8j.|, o nel 1S57 che sia, il Papa Pio IX recossi a Bologna,
la direzione di quel ricovero della mendicità propose allo
stesso Pontefice la vendita dei sovra descritti cristalli di
monte, che essa possedeva da alcuni anni per il legato
* * *
Conosciutissimo invece è il cofanetto degli Uffizi,
(fig. 4) per il quale meritamente il Belli è ancora
ammirato da tutti gli intenditori. Fin dal 1525
egli si era offerto a Papa Clemente di fare un'opera
che molto probabilmente altra non era che questa;
ma il Papa, a mezzo del Cardinale Ridolfi, scriveva
a Giangiorgio Trissino i> Piacerne che Valerio sia
risanato: per hora non gli si manda quella misura
che ci chiedete. Finisca la prima opera nostra
(la Croce) poi, parendoci, si farà quest'altra ».*
Costretto a soprassedere, egli però non abbando-
nava l'idea, e il 10 marzo 1530 lo vediamo infatti
passare per Padova diretto da Venezia a Vicenza,
con tutta la famiglia « per istarvi, affine di poter
con più ozio e agio suo intendere alla promessa
fatta a Sua Santità della cassetta ».2- Due anni dopo
l'opera era finita e il Belli ne dava l'annuncio al Car-
dinale Bembo che se ne compiaceva altamente
« certo » che essa fosse bellissima.3
E ben ne può giudicare chiunque: « È dessa
— come si esprime con barocca preziosità il Ca-
bianca, 4 — un cofanetto il quale misura appena
nella sua lunghezza dieci pollici, cinque nella
larghezza e nell'altezza due e poche linee. [Sui
ventiquattro piccoli compartimenti svariati a se-
condare le diverse faccie dello stipetto stanno in-
cise oltre duecento figure atteggiate alle diverse
istorie di Gesù Cristo, e così delicatamente espresse
che chi le contempla, in breve dimentica l'angustia
dello spazio, vede fuggirsi ogni minutezza e si
persuade di avere dinanzi al naturale quelle per-
soncine alte poco più di un pollice. Ivi anima,
vita, rilievo, movimento, in quei volti microsco-
pici spirano veramente le diverse passioni, la
pietà, la meraviglia, la stupida ferocia, la serena
rassegnazione; i bei corpi si muovono, si disegnano
e profilano, e iscorciano perfetti nel contorno.per-
fettissimi nel nudo, nelle estremità, nei panneg-
giamenti ».
Pure essendo lontani dal vedere nel capolavoro
del Belli tutte le belle cose che vi scorge il Ca-
bianca dobbiamo riconoscere che in quest'opera
Valerio seppe essere d'una accuratezza e d'una
fattone da certa Marescotti di Bologna, alla quale furono
regalati da un commissario francese calato in Italia per
lo spoglio degli oggetti di Belle Arti ».
1 Lettere di diversi a Giangiorgio Trissino «Carlo Ri-
dolfi a Giangiorgio Trissino » (Nozze Lampertico Piovene),
Vicenza, 1878.
2 Pietro Bembo, Opere, ed. ilei 1729, voi. IV, tom. I,
libro I; Lettera a Sua Santità del 10 marzo 1530.
3 Pietro Bembo, op. cit., voi. Ili, lib. III Lettera del
Bembo a Valerio in data 12 marzo 1532.
4 Cabianca, op, cit., p. 20.
GIANGIORGIO ZORZl
sentante la Madonna lagrimosa che sostiene il
braccio sinistro del figlio morto, il quale, il capo
illuminato, ha tutto il corpo sepolto nell'ombra.
Particolarmente degne di nota in questo cri-
stallo, di esecuzione molto scorretta, specialmente
nei profili grossolani delle donne, la magnifica
testa michelangiolesca di Nicodemo e quella, dal
perfetto ovale, della bellissima donna a lui vicina,
tolta da qualche Madonna di artista contempora-
neo, forse dallo stesso Raffaello,
Di questi cristalli, come pure della croce, non
furono finora fatte da alcuno le fotografie; erano
però note a parecchi studiosi i quali avevano po-
tuto giudicare della loro bellezza dalle placchette
in bronzo ricavatene. Così erano conosciute e in
parte fotografate le placchette rappresentanti il
bacio di Giuda, colla identica scritta: vai.erius .
vicentinus . f . conservate a! museo Imperiale di
Berlino e al Museo Nazionale del Bargello a Fi-
renze 1 così le placchette rappresentanti il Cristo
che porta la croce, collo stesso motto: valerius .
vicentinus . f . conservate pure al Museo im-
periale di Berlino, nella Collezione Dreyfus de
Kcrmaingaut, al Victoria and Albert Museum
(South Kensington) 2 e nella Collezione Vasset; 3
così le placchette rappresentanti la Deposizione
nel Sepolcro, colla stessa firma dell'autore: vale-
rius . debellis . vicen . f . conservate al Museo
di Berlino, nella Collezione Dreyfus e nella sala
gialla del Museo Archeologico del Palazzo ducale
di Venezia * Altrettanto invece non erasi potuto
fare per la croce, da cui non sembra siansi tratti
bronzi o placchette, e.perciò ai più sconosciuta.5
1 Museo imperiale di Berlino (Bode 1102); Museo Na-
zionale di Firenze (Catologo G 2558).
2 Collezione Dreyfus (Molinier n. 274); Museo impe-
riale di Berlino (Bobe 1107); South Kensington {Catalogo A
478-1010).
3 Collezione Vasset (Molinier, 274). Il Molinier nota
su questo esemplare « I.'exemplaire de la colletion Vasset
porte en exergue l'iscription allemand suivante:
Got . Sei . Gei.obet . Deh
vns . Min . Seinem . Flei
SCH . vnd . Bl.VEÈf
F.rlost . Hat.
* Museo imperiale di Berlino (Bode, 1112); Collezione
Dreyfus (Molinier, 277); Palazzo ducale di Venezia {Ca-
talogo 142).
5 Sulle trasmigrazioni di queste opere scrisse l'abate
Valentinelli al Cabianca (op. cit., nota 15): « Quando nel
i8j.|, o nel 1S57 che sia, il Papa Pio IX recossi a Bologna,
la direzione di quel ricovero della mendicità propose allo
stesso Pontefice la vendita dei sovra descritti cristalli di
monte, che essa possedeva da alcuni anni per il legato
* * *
Conosciutissimo invece è il cofanetto degli Uffizi,
(fig. 4) per il quale meritamente il Belli è ancora
ammirato da tutti gli intenditori. Fin dal 1525
egli si era offerto a Papa Clemente di fare un'opera
che molto probabilmente altra non era che questa;
ma il Papa, a mezzo del Cardinale Ridolfi, scriveva
a Giangiorgio Trissino i> Piacerne che Valerio sia
risanato: per hora non gli si manda quella misura
che ci chiedete. Finisca la prima opera nostra
(la Croce) poi, parendoci, si farà quest'altra ».*
Costretto a soprassedere, egli però non abbando-
nava l'idea, e il 10 marzo 1530 lo vediamo infatti
passare per Padova diretto da Venezia a Vicenza,
con tutta la famiglia « per istarvi, affine di poter
con più ozio e agio suo intendere alla promessa
fatta a Sua Santità della cassetta ».2- Due anni dopo
l'opera era finita e il Belli ne dava l'annuncio al Car-
dinale Bembo che se ne compiaceva altamente
« certo » che essa fosse bellissima.3
E ben ne può giudicare chiunque: « È dessa
— come si esprime con barocca preziosità il Ca-
bianca, 4 — un cofanetto il quale misura appena
nella sua lunghezza dieci pollici, cinque nella
larghezza e nell'altezza due e poche linee. [Sui
ventiquattro piccoli compartimenti svariati a se-
condare le diverse faccie dello stipetto stanno in-
cise oltre duecento figure atteggiate alle diverse
istorie di Gesù Cristo, e così delicatamente espresse
che chi le contempla, in breve dimentica l'angustia
dello spazio, vede fuggirsi ogni minutezza e si
persuade di avere dinanzi al naturale quelle per-
soncine alte poco più di un pollice. Ivi anima,
vita, rilievo, movimento, in quei volti microsco-
pici spirano veramente le diverse passioni, la
pietà, la meraviglia, la stupida ferocia, la serena
rassegnazione; i bei corpi si muovono, si disegnano
e profilano, e iscorciano perfetti nel contorno.per-
fettissimi nel nudo, nelle estremità, nei panneg-
giamenti ».
Pure essendo lontani dal vedere nel capolavoro
del Belli tutte le belle cose che vi scorge il Ca-
bianca dobbiamo riconoscere che in quest'opera
Valerio seppe essere d'una accuratezza e d'una
fattone da certa Marescotti di Bologna, alla quale furono
regalati da un commissario francese calato in Italia per
lo spoglio degli oggetti di Belle Arti ».
1 Lettere di diversi a Giangiorgio Trissino «Carlo Ri-
dolfi a Giangiorgio Trissino » (Nozze Lampertico Piovene),
Vicenza, 1878.
2 Pietro Bembo, Opere, ed. ilei 1729, voi. IV, tom. I,
libro I; Lettera a Sua Santità del 10 marzo 1530.
3 Pietro Bembo, op. cit., voi. Ili, lib. III Lettera del
Bembo a Valerio in data 12 marzo 1532.
4 Cabianca, op, cit., p. 20.