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LINA MONTALTO
Ancora un effetto di luce-scalpello è nella tela oggi posseduta dallo scultore Ierace,
ma che a suo tempo ornò una privata collezione napoletana: Tornivi fa porre in un otre
di sangue la testa di Ciro (fig. 17).
Quivi la sorgente luminosa è a sinistra, ma l'effetto è invece diverso per lo schema
della composizione che s'apre a ventaglio intorno alla testa di Ciro sospesa al braccio
proteso di Tornili: sì che rischiarata nella fronte vasta, nota luminosa nelle tenebre del
fondo, pare da essa si diparta la luce che accende le due figure: a sinistra il guerriero chiuso
nelle armi rilucenti, a destra Tomiri il cui elmo piumato si sfiocca con esuberanza fio-
rendo alla luce come il seno e le braccia vittoriose. Presso l'eroina, sul davanti, un
«
Fig. 17 — Mattia Preti: Tomiri e la testa di Ciro. Napoli, Collezione Ierace.
piccolo moro, che suggerirà a De Dominici l'aneddoto dello schiavo Cianferlì, suggerisce
evidentemente al pittore una bella nota di nero fuligginoso sul rosso velluto del manto —
aperta vela — disteso dal braccio di Tomiri bilanciante nello spazio quella testa : fu-
nebre lampada opaca.1
Armoniosamente le ricerche coloristiche, prospettiche, scultoree del Preti si fondono
nella bellissima tela della collezione Ierace: Olindo e Sofronia liberati da Clorinda (fig. 18),
probabilmente prodotta a tempo del soffitto di S. Pietro a Maiella. La composizione è
audace per l'ingresso, a sinistra, del superbo cavallo bianco che visto da tergo mostra Clo-
rinda che si volge con movimento repentino stabilendo, con la bella macchia coloristica
delle sue vesti baroccamente animate, con la pompa dell'elmo piumato, uno spunto che
l'arte decorativa settecentesca napoletana non mancherà di assimilarsi.
1 Un'altra tela è nella collezione Terace : Sofo-
nisba che riceve il veleno. Più torbida nel colore e
di minor forza di rilievo, potrebbe essere la mede-
sima che faceva parte della Galleria Ruffo; è ri-
cordata infatti in un inventario di quadri com-
prati fra il 1646-1649. Cfr. Vincenzo Ruffo, La
Galleria Ruffo in Messina nel secolo XVII, Roma,
Calzone ed., 1917.
LINA MONTALTO
Ancora un effetto di luce-scalpello è nella tela oggi posseduta dallo scultore Ierace,
ma che a suo tempo ornò una privata collezione napoletana: Tornivi fa porre in un otre
di sangue la testa di Ciro (fig. 17).
Quivi la sorgente luminosa è a sinistra, ma l'effetto è invece diverso per lo schema
della composizione che s'apre a ventaglio intorno alla testa di Ciro sospesa al braccio
proteso di Tornili: sì che rischiarata nella fronte vasta, nota luminosa nelle tenebre del
fondo, pare da essa si diparta la luce che accende le due figure: a sinistra il guerriero chiuso
nelle armi rilucenti, a destra Tomiri il cui elmo piumato si sfiocca con esuberanza fio-
rendo alla luce come il seno e le braccia vittoriose. Presso l'eroina, sul davanti, un
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Fig. 17 — Mattia Preti: Tomiri e la testa di Ciro. Napoli, Collezione Ierace.
piccolo moro, che suggerirà a De Dominici l'aneddoto dello schiavo Cianferlì, suggerisce
evidentemente al pittore una bella nota di nero fuligginoso sul rosso velluto del manto —
aperta vela — disteso dal braccio di Tomiri bilanciante nello spazio quella testa : fu-
nebre lampada opaca.1
Armoniosamente le ricerche coloristiche, prospettiche, scultoree del Preti si fondono
nella bellissima tela della collezione Ierace: Olindo e Sofronia liberati da Clorinda (fig. 18),
probabilmente prodotta a tempo del soffitto di S. Pietro a Maiella. La composizione è
audace per l'ingresso, a sinistra, del superbo cavallo bianco che visto da tergo mostra Clo-
rinda che si volge con movimento repentino stabilendo, con la bella macchia coloristica
delle sue vesti baroccamente animate, con la pompa dell'elmo piumato, uno spunto che
l'arte decorativa settecentesca napoletana non mancherà di assimilarsi.
1 Un'altra tela è nella collezione Terace : Sofo-
nisba che riceve il veleno. Più torbida nel colore e
di minor forza di rilievo, potrebbe essere la mede-
sima che faceva parte della Galleria Ruffo; è ri-
cordata infatti in un inventario di quadri com-
prati fra il 1646-1649. Cfr. Vincenzo Ruffo, La
Galleria Ruffo in Messina nel secolo XVII, Roma,
Calzone ed., 1917.