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LINA MONTALTO
Sorvolando sull'aneddoto della questione coi monaci e della conseguente sospensione
dell'opera, certo è che il soffitto pur essendo compiuto metà a Napoli, metà a Malta,
nell'insieme traduce una visione unica, un'unica composizione assorbente in sè le sin-
gole. Da Malta, nel periodo ancora ascendente dell'arte del Preti — quello che produ-
ceva l'opera maggiore dell'artista a Malta: le pitture della chiesa di S. Giovanni — furono
inviate le tele occorrenti a completare le storie di S. Caterina. Può osservarsi infatti un
unico concetto informatore delle due storie che sbocciano conchiuse dalle originali cor-
nici del meraviglioso soffitto in cui fioriscono innumeri pomi rossi e verdi frondi in ghir-
lande, in fila, fra '1 corruscare profuso dell'oro.
Fig. 19 — Mattia Preti : Scene della vita di S. Celestino.
Napoli, S. Pietro a Maiella —• (Fot. Soprint. ai Monumenti).
Armonia della decorazione del soffitto con la colorazione delle tele; intelligenza delle
cornici con la composizione da esse limitata, tutto fa pensare che il soffitto stesso sia stato
curato dal Preti, tanto esso traduce nei chiaroscuri degli sbalzi e negli avvicinamenti
dei colori un'intenzione architettonica e pittorica che va di pari passo con le storie dei
due Santi.1
Così, nella cura di ogni particolare contribuente a l'effetto dell'insieme, signoreggia
la concezione tutta un decoro bellissimo cui concorre la fusione degli elementi migliori
dell'arte di Mattia Preti qui trionfante con gli scorci più arditi, con lo studio di architet-
ture prospettiche più evidente che altrove, mentre il colore smorza la violenza della luce
co' toni freddi vicinissimi, o ad essa si fonde nelle vaporosità lontane stabilendo quella
1 A questa induzione può aggiunger forza il
passo di una lettera del Preti a D. Antonio Ruffo
seniore da Malta il 17 dicembre 1661, nella quale
l'artista si scusa di una tela non ancora inviata
con queste parole: « Non ò possuto finire il Dio-
nisio per il gran fastidio che ò avuto per l'avia-
mento dell'opera di S. Giovanni tanto per l'in-
taglio che ci va correndo a mio disegno, quanto per
le pitture ». L'opera di S. Giovanni era nientemeno
che la decorazione dell'intera chiesa dedicata al
Precursore in Malta. La lettera fu pubblicata da
Vincenzo Ruffo, Lettere e quadri di Mattia Preti
per la Galleria Ruffo, in Ardi. Stor. Calabr., gen-
naio 1914.
LINA MONTALTO
Sorvolando sull'aneddoto della questione coi monaci e della conseguente sospensione
dell'opera, certo è che il soffitto pur essendo compiuto metà a Napoli, metà a Malta,
nell'insieme traduce una visione unica, un'unica composizione assorbente in sè le sin-
gole. Da Malta, nel periodo ancora ascendente dell'arte del Preti — quello che produ-
ceva l'opera maggiore dell'artista a Malta: le pitture della chiesa di S. Giovanni — furono
inviate le tele occorrenti a completare le storie di S. Caterina. Può osservarsi infatti un
unico concetto informatore delle due storie che sbocciano conchiuse dalle originali cor-
nici del meraviglioso soffitto in cui fioriscono innumeri pomi rossi e verdi frondi in ghir-
lande, in fila, fra '1 corruscare profuso dell'oro.
Fig. 19 — Mattia Preti : Scene della vita di S. Celestino.
Napoli, S. Pietro a Maiella —• (Fot. Soprint. ai Monumenti).
Armonia della decorazione del soffitto con la colorazione delle tele; intelligenza delle
cornici con la composizione da esse limitata, tutto fa pensare che il soffitto stesso sia stato
curato dal Preti, tanto esso traduce nei chiaroscuri degli sbalzi e negli avvicinamenti
dei colori un'intenzione architettonica e pittorica che va di pari passo con le storie dei
due Santi.1
Così, nella cura di ogni particolare contribuente a l'effetto dell'insieme, signoreggia
la concezione tutta un decoro bellissimo cui concorre la fusione degli elementi migliori
dell'arte di Mattia Preti qui trionfante con gli scorci più arditi, con lo studio di architet-
ture prospettiche più evidente che altrove, mentre il colore smorza la violenza della luce
co' toni freddi vicinissimi, o ad essa si fonde nelle vaporosità lontane stabilendo quella
1 A questa induzione può aggiunger forza il
passo di una lettera del Preti a D. Antonio Ruffo
seniore da Malta il 17 dicembre 1661, nella quale
l'artista si scusa di una tela non ancora inviata
con queste parole: « Non ò possuto finire il Dio-
nisio per il gran fastidio che ò avuto per l'avia-
mento dell'opera di S. Giovanni tanto per l'in-
taglio che ci va correndo a mio disegno, quanto per
le pitture ». L'opera di S. Giovanni era nientemeno
che la decorazione dell'intera chiesa dedicata al
Precursore in Malta. La lettera fu pubblicata da
Vincenzo Ruffo, Lettere e quadri di Mattia Preti
per la Galleria Ruffo, in Ardi. Stor. Calabr., gen-
naio 1914.