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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 23.1920

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Fasc. 3
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Montalto, Lina: Il passaggio di Mattia Preti a Napoli, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17340#0251

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IL PASSAGGIO DI MATTIA PRETI A NAPOLI

225

Guardando nel Museo Filangieri una Deposizione di Francesco Solimena — piccola
tela molto curata e nella composizione e nel disegno e nel colore — vien fatto di pensare
che cosa volesse significare il de Dominici osservando che il Solimena aggiungesse qual-
cosa a l'arte aspra e robusta di Mattia Preti « nobilitando lo stile ». Nel'a piccola tela,
l'« abate Ciccio » nobilitando lo siile ha artificiosamente aggruppate le figure a pie della
croce, ne ha domato la convulsione del dolore, ha schiarito il soverchio chiaroscuro
pretiano: si chè, se la tela venisse tagliuzzata, ciascuna figurina resterebbe in sè compiuta
fredda e perfetta. 1 colori di rubino e di azzurro cupo vorrebbero essere quelli di S. Pietro
a Maiella, ma non ottengono quell'effetto: è proprio vero che « chi va appresso non va
mai avanti, sempre il nome l'ha il primo inventore di quella maniera».1

Tuttavia l'arte di Solimena piace, sebbene più negli affreschi leggerissimi che negli
olii ; piace per quell'innesto robusto ch'è appunto lo stile pretiano sulla veemenza com-
positiva dei giordaneschi; innesto, influsso o maniera, certo è che l'insegnamento pretiano
decorre dal Solimena sino all'arte settecentesca napoletana. Francesco de Mura, noto
nella sua città natia sotto il nomignolo di « Franceschiello », beve attraverso il Solimena,
suo maestro, e mantiene quell'insegnaménto nelle chiare sue composizioni non prive di
una fredda ma elegante grazia nei putti aleggianti, nelle Vergini le cui carni bianchissime
irrora il sangue roseo.

('■iacinto Diana conserva ancora qualcosa di classico, di composto, che si rivela spe-
cialmente nei disegni, e dà una certa solidità di struttura alle composizioni agilissime e
fresche in cui ride il nuovo secolo.

Sicché il passaggio di Mattia Preti a Napoli è vigorosa spinta all'arte locale in un
periodo in cui predominava, in una folla d'imitatori illividita, la ieratica virtuosità ribe-
riana e s'annunziava in Luca Giordano la sbrigliata foga del secolo posteriore.

La concezione eroica, il franco pennellaggiare, la vivacità drammatica delle compo-
sizioni di Mattia Preti si trasfondono nello spirito decorativo settecentesco e quel ch'era
in lui dominio del disegno, sapienza prospettica, profonda visione del colore scoppierà
più tardi come un inno di gioia per le volte raggianti di colori delle chiese napoletane
in una scapigliata danza decorativa di fughe prospettiche, in un assordante impeto dram-
matico tra i lampi della luce irrompente d'ogni dove a fasci, allagante, travolgente.

Lina Montalto.

1 ( osi il Preti, in una lettera da Malta, il 12 febbraio 1665-; cfr. Vincenzo Kvkfo, op. citi, in
Ardi. Star. Calalir, gennaio 19x4.
 
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