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II. ìì. r, 8): Iugatìonìs species duae ; una dire-
eia , ut in agro CANFS1N0 ; altera compluviata,
ut in, Italia pleraeque.

4. Luceria Appuliae. L' oncia con lesta feminile
coperta di galea frigia , globetto ed ^ nel diritto ,
e con Cavaliere galeato astato ignudo corrente , e
col nesso delle lettere U T nel riverso, panni po-
tersi rapportare ai tempi della prima o della seconda
guerra punica; poiché si conoscono deVittoriati aventi
lo slesso nesso nel riverso , oppure L nel diritto e T
nel riverso (/liccio, p. 262): onde ancora s'im-
para , che quel nesso consiste delle iniziali del nome
e prenome di un magistrato Romano , come a dire
Lucius Terenlius , o simile. Anche a me pare ora
più verisimilmente ritratta la testa di Pailade Iliade
nelle monete di Lucerà , come avverte il eh. autore,
in riguardo al Palladio ivi traslato da Diomede ed al
sacrario dedicato alla Dea ( Slrabo , VI , p. 2G4 ,
281 , 284^ cf. Bull. Archeol. Nap. anno I , p.
102 ) : ma nel riverso anzi che un cavaliere indeter-
minato, vorrei ravvisare Diomede fondatore, del pari
che nelle monete di Canusio. Il cavaliere è ignudo ,
all' eroica ; laddove nelle monete di Capua (Daniele
p. 5 ) egli è loricato. In queste la testa femminile
turrita , posta nel diritto , pare manifestamente del
genio di Capua personificata , ricinta di forti mura
con torri (Livius^ XXV, 22) ; di che si conferma
che in Capua fossero impresse le monete con simile
testa nel diritto , e con la scritta ROMA nel riverso
col tipo del cavaliere cor/ente armato di sferza (ÌÌIus.
Kircher. tav. Xll , 6 ). Del resto , anche la testa
femminile di fronte, ritratta nel diritto dell1 Àes
grave di Lucerà (Mus. Kircher. tav. alt. e penult.),
armala di galea 7)ou^Xsj3t, sembra di Pailade Iliade,
poiché ricorre simile in monete di Eraclea della Lu-
cania (Avellino, Opusc. t. II, lav. IV, 4) > ove
parimenti dicevasi conservarsi il Palladio , come in
Lucerà (Strado, VI, p. 264).

5. Venusta Appuliae. La testa di bue, 0 toro
che dir si deggia , ben si connelte con la testa del-
l' aquila di Giove ; poiché il toro è detto maxuma
vidima (Virgil. Georg. \\ , 147) , ed in monete di
Rubi (Avellino , Iìubastin. Num. lab. 1, 5) la testa

del toro vittata fa riscontro al fulmine. La bellezza e
forza de' tori Appuli ci viene posta sott'occhio dal
toro saltellante delle monete di Arpi. Quindi si con-
ferma , che si la testa del toro , come quella dell'a-
quila , conforme al detto del eh. autore, si riferiscano
ambedue a Giove Fulguratore. Le osservazioni del-
l' autore intorno alla frequente provenienza di alcuni
nummi di Acs grave dalle terre Apule, del pari che
quelle del eh. Avellino (Bull. Archeol. Nap. an. IL,
p. 33-38) , rivendicano a quelle fertili e ricche con-
trade una giusta serie di colali monete italiche primi-
tive. L' attribuzione di parecchie monele sì fuse, come
coniale , colle lettere VE in monogramma , a Venu-
sia , panili che di mollo si conforti osservando la par-
ticolarità delle note del valore , che in alquante con-
sistono in globctli posti nel diritto e io altrettanto
stelle poste nel riverso , del pari che nelle monele
certe di Caelium dell' Apulia stessa. Colali partico-
larità erano proprie di certe contrade e città. ; come
ad esempio , Capua segnava le once con astri, lad-
dove Atella usava i globetti ; siccome avvertì il lo-
dalo sig. Avellino (Opusc. t. Il, p. 38). A togliere
la difficoltà , che a questa attribuzione fanno i tipi
marittimi del Delfino e della Conchiglia , io sospettai
che possano riferirsi a Venere marina , da cui di-
cevasi nomata Venusia (Servius a l Aen. XI, 246),
ripensando anche alle gentili terre cotte apule rap-
presentanti \ enere inginocchiala sopra una vasta con-
chiglia (Annali dell'1 Inst. t. VII, p. 45): ma il
eh. Avellino ebbe avvertito , che anche Lucerà città
sannitica e mediterranea , come Venosa , ha il tino
del Delfiuo , che comparisce pure nelle monete di La-
nino (v. addietro p. 34)» I tipi suddetti , ed anche
l'altro delle due 0 tre Lune crescenti, che similmente
disposte ricorrono in monete di Taranto , di Meta-
ponto e di Crotoue , e che sembrano simboleggiare
porli 0 seni di mare , forse appellano al felice li flo-
rale dell' Apulia ; giacché 1' agro sì di Venosa come
di Lucerà , dopo dedotte le colonie Romane, si sarà
esteso fin presso al mare. La Rana, che in moneta di
Venosa fa bel riscontro al granchio marino, del pari
che in quelle di Lucerà , par riferirsi ai laghi e pa>
ludi dell'Apulia , e segnatamente alla Salapina»
 
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