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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 129 (Novembre 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12305#0047
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— 39 —

do. Comunque sia , la tavoletta, su cui scrive nel
nostro vaso il giovine eroe , è l'alta in modo che ri-
piegandosi in giù quella parie eh' è sollevata viene a
covrirsi la scrittura tracciata collo stilo : il che esser
do veva di rito per provare la facoltà divinalrice del-
l' oracolo , col nascondere finanche 1' oggetto della
interrogazione. Da ullimo è da notare che gli oracoli
di Mopso e di Anfiloco, di cui parla Plutarco, son da
riferire al medesimo Apollo, siccome può vedersi dalle
cose esposte dal Muys ( Griecheland und dcr Orient
p. 112 ).

Passando all' altra faccia del vaso , si troveranno
confermate le nostre spiegazioni , osservando la lira
in mano ad una femminile figura. Ed artisticamente
viene indicato che altrui apparteneva quell' istru-
mento, giacché l'altra figura tiene in mano la tenia a
cui era sospesa, dal che si deduce che non è destinata
per alcuna di esse. È dunque induhitatamente la lira
di Orfeo, la quale vien raccolta dalle Muse per con-
sacrarla nel cielo : e forse quella che tiene la lira è
la madre del vale Calliope, a cui meglio, si commette
l'ufficio di prendere il sacro istrumento. Si noti la for-
ma più antica della lira diversa dalla cetra posterior-
mente inventata da Apollo. Solo è da avvertire che
l'artista del nostro vaso seguì le tradizioni, che attri-
buivano al Tracio profeta la lira eplacorde : la qual
tradizione più si confa al carattere sacro ed astrono-
mico dell'istrumenlosimbolo delle stelle erranti; come
dice Luciano (de aslrol. 10).

Dalle cose finora esposte rilevasi quanto fosse con-
veniente al funebre ornato di una tomba la patera
nolana , di cui favellammo.

Trattasi di un soggetto assolutamente mistico e fu-
nebre. Un adylon, una necyomantia forse , relativa ad
Orfeo al capo cioè de misti anche negli inferi: la lira di
Orfeo destinata a celebrar le orgie, e ad accompagnare
le sacre canzoni : sono queste le cose rammemorate
nella nostra funebre patera, che ci sembra di somma
importanza archeologica da tutti i punti considerata, e
che dà conferma e più giusta spiegazione di tradizioni
di miti è di costumi serbali presso autori di non re-
mota antichità, e quindi fa le veci de'più antichi scrit-
tori, che andarono miseramente perduti. Minekvini.

Iscrizioni latine nel comune di Marano.

Nel comune di Marano , pertinente al distretto di
Pozzuoli e distante alcune miglia dall' antica Puteoli,
vedemmo due Ialine iscrizioni rinvenute in quei con-
torni. Esse ci furono mostrale dall' egregio signor
giudice D. Emiddio Batlagliesi, presso di cui si con-
servano.

La prima è scolpita in un titoletlo marmoreo con
fastigio triangolare e laterali cuscinetti, de'quali quel-
lo solo ch'è a destra è conservalo. La epigrafe dice così.

DIS
MANIB
M • AELIO
EVTYCHO

La bella forma delle lettere, e la semplicità del
dettato ci fan riportare la epigrafe a' buoni tempi.

L' allra iscrizione è a piccoli caratteri segnata in
una lastra egualmente di marmo, di circa pai. 1,25
per altrettanto : ed è come segue.

D M
VALERIAE
IANVAR1AE
Q • HORDEONIVS
GELASINVS
PATER

Alla quarta linea noi leggiamo Q. HORDEONIVS,
sebbene la prima lettera sia aperta in modo da dar
piuttosto l'apparenza di un G ; a ciò persuadendone
la diversità del carattere adoperato in principio della
voce Gelasinus, e la rarità della ortografia Gaius
per Caius. Lo slesso cognome Gelasinus si legge in
un suggello ercolanese (Mommsen inscr. r. neap. n.
6310,6), ed in altra iscrizione muratoriana (app. VII,
2 ), ove il eh. Mommsen Io riconobbe nella erronea
lezione GEMSINO (n. 3319).

MiNEUVINI.
 
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