del commendatore Giovanni Battista de Rossi
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appena i suoi amici conoscono la misura. Quando nell'anno 1861
apparve il primo volume delle sue Inscriptiones Christianae, egli
aveva già copiate di sua mano, raccolte, ordinate cronologica-
mente e topograficamente quindicimila iscrizioni. Il loro numero
si è accresciuto di poi a ragione di circa mezzo migliaio al-
l'anno Egli stesso, oppresso talvolta dalla fatica, e dubbioso
della utilità di copiare i più piccoli frammenti che gli cadevano
sotto gli occhi, si dimandava cui bono? La risposta a questo
dubbio fu data dal Mommsen presentando all' Istituto il predetto
volume delle iscrizioni : « oggi termina il periodo dell'eclettismo
e del dilettantismo nell'archeologia cristiana, ed incomincia la
vera scienza ». Questo fu detto dal Mommsen trent'un anni or
sono : quando cioè il de Eossi non aveva ancora publicato i tre
volumi della Roma sotterranea, la raccolta dei Musaici delle
chiese di Roma anteriori al secolo XV, le quattro prime serie
del Bullettino, ed il secondo tomo delle Inscriptiones, che è il
più bel monumento di critica epigrafica mai publicato in Italia.
A queste opere maggiori si aggiungano circa sessanta scritti di
epigrafia, cinquanta di topografia e storia, il trattato sulle Piante
icnografiche e prospettiche di Roma anteriori al secolo XVI, i
cataloghi di circa tremila codici vaticani. Questi codici non solo
sono stati dal de Kossi descritti, ma in molta parte formati, ordi-
nando infinito numero di carte sciolte e confuse, in specie quelle
di Gaetano Marini, Angelo Mai, e d'altri insigni letterati.
Egli è perciò che quando la r. Accademia di Berlino
nel 1854, e l'imperatore Napoleone III nel 1860 determinarono
di publicare rispettivamente il Corpus Inscriptionum Latinorum
e les Oeuvres complètes de Bartolomeo Borghesi, al de Eossi
fu affidato uno dei posti d'onore nella collaborazione interna-
zionale.
Per giudicare del merito suo, e della parte quasi inspiratrice
0) Northcote: Epitaphs of the Gatacombs. London 1878 p. 3.
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appena i suoi amici conoscono la misura. Quando nell'anno 1861
apparve il primo volume delle sue Inscriptiones Christianae, egli
aveva già copiate di sua mano, raccolte, ordinate cronologica-
mente e topograficamente quindicimila iscrizioni. Il loro numero
si è accresciuto di poi a ragione di circa mezzo migliaio al-
l'anno Egli stesso, oppresso talvolta dalla fatica, e dubbioso
della utilità di copiare i più piccoli frammenti che gli cadevano
sotto gli occhi, si dimandava cui bono? La risposta a questo
dubbio fu data dal Mommsen presentando all' Istituto il predetto
volume delle iscrizioni : « oggi termina il periodo dell'eclettismo
e del dilettantismo nell'archeologia cristiana, ed incomincia la
vera scienza ». Questo fu detto dal Mommsen trent'un anni or
sono : quando cioè il de Eossi non aveva ancora publicato i tre
volumi della Roma sotterranea, la raccolta dei Musaici delle
chiese di Roma anteriori al secolo XV, le quattro prime serie
del Bullettino, ed il secondo tomo delle Inscriptiones, che è il
più bel monumento di critica epigrafica mai publicato in Italia.
A queste opere maggiori si aggiungano circa sessanta scritti di
epigrafia, cinquanta di topografia e storia, il trattato sulle Piante
icnografiche e prospettiche di Roma anteriori al secolo XVI, i
cataloghi di circa tremila codici vaticani. Questi codici non solo
sono stati dal de Kossi descritti, ma in molta parte formati, ordi-
nando infinito numero di carte sciolte e confuse, in specie quelle
di Gaetano Marini, Angelo Mai, e d'altri insigni letterati.
Egli è perciò che quando la r. Accademia di Berlino
nel 1854, e l'imperatore Napoleone III nel 1860 determinarono
di publicare rispettivamente il Corpus Inscriptionum Latinorum
e les Oeuvres complètes de Bartolomeo Borghesi, al de Eossi
fu affidato uno dei posti d'onore nella collaborazione interna-
zionale.
Per giudicare del merito suo, e della parte quasi inspiratrice
0) Northcote: Epitaphs of the Gatacombs. London 1878 p. 3.