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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0045

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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI

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EOS,

:que

mente le fcelleratezze enormi di quello Imperatore hanno taciuto, ma come un modello d'ottimo
Principe ce l'hanno voluto a viva forza rapprefentare (5). Sarebbe inutile l'indagare la forma del
volto di Tiberio, fé non ferviilè ad illuflrare la nollra gemma. Dice adunque Svetonio (6) che era
di bianca carnagione, con i capetti abbuffati dietro la nuca, che coprivano ancora la cervice, cofa/olita nella
fua famiglia. Aveva la faccia piacevole, ma piena di tumori e con occhi grandìjfimi, camminava con rigida, e
curvata cervice{j)e con feverita nel volto e perla più, taciturno. Aveva ancora il mento fportato in fuori.
Per ornamento di quella Tavola pubblicherò un Cammeo efiflente nel Mufeo del celebratifhmo
Commendatore Marchefe Vettori (*), dove è efpreffa l'immagine di Tiberio, la quale mirabil-
mente conviene con la defcrizzione indicata da Svetonio. Se mai ci è un lavoro dei più eccellenti
incifori in pietre, il quale rapifca gli animi dei rifguardanti, e d'ammirazione, e d'infinito pia-
cere gli riempia, fenza dubbio è quello Cammeo, con maravigliofo artifizio in un Niccolo da un
eccellentiffimo Greco incifore fcolpito, che meritamente può trai più celebri artefici confeguire
il primato.

I. C. M.

da una parte, dall'altra l'azione, che non conviene all'
onefto lettore di riferire. Imitatore di quelle iniquità è
flato Giulio Romano , il quale difegnò venti figure ofccne
in diverfe azioni , ed il famoliffinio M. Ant. Raimondi le
incife in rame conforme narra Vafari dicendo ( T. 4.
p. 2S2. nella vita di Giulio Romano ) Fece dopo quefle cefi
Giulio Romano in venti fogli intagliare da M. Ant, in quanti
diverjì modi , attitudini, e pofiture giacciono ì difonefli uomini
eon le donne , e che fu peggio, a ciaf cuti modo fece Meffer Pie-
tro Aretino un difonejlifflmo Sonetto, in tanto che io non fi
qual ftiffè più , o brutto lo fpettacolo dei dìfegni di Giulio all'
occhio, 0 le parole dell' Aretino agli orecchi.

(;) Muovono certamente a fdegno le incredibili, e rto-
machevoli adulazioni date a Tiberio da Val. Marnino nel
prologo , e nel lib. 9. e. ir. e da Veliero Patercolo principal-
mente nel Hb. 2. i quali efaltarono con graviffime , ed infi-
nite Ioli quello Imperatore: Merita d'effer letta la differta-

zionedeir Abate Tilladet ne! Voi 2. Mem. des infcr. p.458.
e fcq. Devono contuttociò in qualche parte fcufarfi quelli
Scrittori, fu la confiderazione dei tempi sì iniqui, nei quali
fcrinero ; imperocché per evitare i fofpetti del Tiranno,
ed effer ficuri, faceva d'uopo non folamente occultare
la verità , ma allenerà ancora da lodare freddamente, per-
chè potevano edere le loro fredde lodi interpetrate in luo-
<ro di biafimo , ed arrecare notabil pericolo . Vedi a que-
llo proponto Quintiliano lib 4. Praef. p. 219. il quale par-
lando di Domiziano moftro d'iniquità e crudeltà do chiama
religioudìmo cenlore dei coflumi ec. Soggiunge dipoi: Ora
invocherò tutti gli Dei , e principalmente Domiziano, di cui
non vi è Deità più favorevole , ne più propizia agli Jìudj .

(<$) Svet. in Tib. e. 68.

(7) Perdo nella fat. 3. v. 80.
Col capo chino , e fijfo in terra il guardo .

(*) Vedi Tav. I. n. 1.
 
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