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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0053

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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 2l

mera grandiofa del lavoro, come ancora per le lettere che portano il fuo nome, fcolpite in quefta
gemma, proprie di quei tempi (5).

Quale immagine rapprefenti in quefta antichiffima gemma è prefentemente da efaminarfi. Il
Baron de Stoch celebre Antiquario con giudiziofa congettura ha creduto pólla eiTervi rapprefentato
Priamo, conforme da Omero, Virgilio, e Diodoro vien defcritto (6), fpiegandofi in quelli termini (7).
Si 0ferva in quefta gemma il volto d'un Vecchio con lunga barba, ed incolta, cadendogli ì capelli fi-
fra la fronte ; ha la tefta coperta cT un ìnfilito abbigliamento, l' eftremità del quale è nella cima piegato,
e di la cade /opra le /palle pacandogli da due parti fui petto in forma di fafcie, Queft' ornamento di capo ve^
r amente Frigio conviene certamente a Priamo Rè di Troia, e pare fa quello che Virgilio chiamò ammanto
Frigio (8), che prendevano quelli che dovevano fagrificare agli Deli imperocché raccontando la prima dif-
cefa d'Enea in Italia, così V induce a parlare,

Porgiam dipoi preghiere al nume Tanto
Dell'armifona Palla, che n'accolfe
Nell'Italico fuol lieti la prima
E dell' ammanto Frigio all' ara innanzi
Ci copriamo la fronte ec.
U antico Scoliafte di Giovenale pubblicato da Pithou, cosìfpiega il luogo di quefto Poeta (9).

Berretto Frigio gli copriva il volto.
Cioè la galea del facer dote la quale fendendo per le guancie fi lega fitto il mento, e quefta è li
Tiara de' Frigj.
Non fembrano da difprezzarli quelle erudite congetture di Stofch.

Priamo figliolo di Laomedonte ebbe varie vicende della fortuna; imperocché prima gli fu
tolto il patrio regno, dipoi ritornò a regnare con molta felicità per la famiglia, per le ricchezze,
e per la coflanza degli alleati ; finalmente dal valore, e dall' inganno parimente dei Greci dopo
dieci anni di guerra fu fin dai fondamenti il fuo regno diilrutto (1 o).

Quai-

(5) Gravelle nel 1. intitolato Rectuìl des pierres gravécs
v. 2. tav. 103. riporta una gemma d'Ezione rapprefentante
qualche Eroe , e ne dà il fuo fentimento. Quefta tefta e fingo-
tare per il fuo carattere grandiofo, e bello, e per la galea
ornata con figure a bafforilìevo. Dietro alla ve/la fi vede una
figura di Priapo in forma dì termine , dal che fi può fofpet-

tare , che quefto Eroe non farà morto in odor di caftità . Sic-
come fi dubita moltidimo dell'antichità di quefta gemma,
perciò mi fono attenuto di darla alla luce .

(6) Hom. nelPIliad. Diodoro, e Virgilio fimilmente iu
molti luoghi e 1. a. dell' Eneid. v. 556".

(7) Stofch Gem. n. 3. p. 1.

(8) Virgilio 1. 3. Eneid. v. 543.

(0) Giovenale Sat, 6. v- ;r;. Il Conte Silveflrri nella
fua traduzione di Giovenale s' efprime in quefti termini
a p. 313. e 354.

Cui velata ed afeofa

Mezza la faccia refta

Dalla Tiara eh' a dì Frigia in tefta .

Che poi la Tiara foffe adornamento del capo, ufato dai
Frigii, da cui veniffe anche in parte coperta la faccia , lo dice
chiaramente Aleflandro d'Aleifandro 1. 1. c, 28. La Tiara era
un berretto, dal quale calavano già le fafcìe colle quali fi co-
privano le guancie , che i Frigi frequentemente nelle folennità
fi fervìvano . Svida alla parola Tiara così dice . La Tiara ì
un ornamento dì tefta. I Rè fidamente apprejfo i Petfiani la
portavano dritta , i Capitani poi piegata : E Dimorato Spar-
tano , il quale con Xerfe andò in Atene , per V imprefa fatta
felicemente da quefto Capitano avendoli permefib il Rè di domati'

dare ciò che volejfe, domandò di potere entrari in Sardi con
la Tiara dritta , coinè al l. XI. refrifee Filarello . Dicono efiere
la Tiara la medefima cofa che la Citar a , Teofraflo però nel l. del
regno dei Cipri afferma efiere la Citara differente . Vedi He-
fichio , e Svida alla parola KiAepi; . Della Tiara, e della
Cidari vedi 1' eruditismo Spanemio de Praeft. & Ufu N.
v. 1. p. 46 j. ec.

(io) Il tragico Seneca elegantemente fece il compendio
delle vicende di Priamo nella trag. delle Troadi Atto I.
v. 130. traduzione d'Ettore Nini.
CORO

Ricevi i noftrì pianti

0 regnator Troiano ■

Prendi i noftrì lamenti ,

Due volte prigioniero infauflo vecchi»

Non una volta fola

Allor che fuftì rege

Troia foftenne le nemiche guerre ;

Fur due volte percofjè

Dal duro ferro le Dardanìe mura ,

E due volte fijffrir d' Alcide i dardi ;

Poiché cP' Ecuba fu t ucci fa prole

Inalzata a le fiamme , e dopo i roghi

Di tanti Regi eflintì ,

Tu chiudi 0 genìtor Tefquìe eflreme,

E vittima al gran Giove cfangue giaci

Là né' Udì Si«eì recifo tronco .

Priamo fortunato

Chiamiamo tutte , poiché i regni ftioi

Seco (rafie partendo s

Or
 
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