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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0095

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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 63

Non fi può negare che quelli egregii artefici non abbiano con fomma eccellenza efprefla
tutta la favola di Fetonte, che nulla di più fi può defiderare; di maniera tale che potrebbe ciafcun
Pittore fervirfene per modello d'un bel quadro . Similmente per l'ifteflò rifleflò fi può confiderare
la gemma dell'Aurora sì per l'eccellenza dell' artificio, che per l'infolito foggetto, col quale è fiata
rapprefentata; Ella ftà in piedi, e come meflaggiera del Sole (22) prepara per il Carro Solare
quattro Cavalli, tiene il morfo d'un Cavallo con la deftra mano, e con la finifira un lungo ramo
di palme, ficcome appunto nell'iftefla attitudine, e veftitura la veggiamo efprefla nelle medaglie
della famiglia Plauzia (23)) che in una parte fi vede la tefia del Sole, nell'altra l'Aurora che pre-
para i Cavalli del Sole: Per la qualcofa fi può giudicare che l'artefice neh'incidere quella gemma
abbia copiata detta medaglia, nella quale ella tiene con la finifira mano una lunga palma con-
forme nella noftra gemma. Nelle medaglie del Teforo Morelljano per inavvertenza dell'incifore
manca la palma (24.). Si potrebbe congetturare ancora non efier fiati defiinati quelli quattro Ca-
valli al Carro del Sole, ma alla propria quadriga, che ella guidar fuole come infegnò Vir-
gilio (25) parlando dell'Aurora, quantunque ordinariamente fi finga con due Cavalli in una Biga
conforme e da Omero (26), e da Virgilio in altro luogo defcritta (27). L'egregio artefice ha in-
ferito una certa viva attitudine, e grazia nell' Aurora, con un panneggiamento sì leggiero, e tra-
fparente, come fé ella leggiermente andaflè fcorrenda per l'aria. Gli amanti dell' Antichità cer-
tamente giudicheranno avere egli fatto un opera pregìabiliffima, manifeftandoll ne Cavalli una
vivacità, ed un ardore, e un impeto di defiderio d'intraprendere col Sole il loro confueto corfo.

S'incontra qualche difficoltà nell'ultima gemma di quella tavola, la quale poffedeva il fu
Monfignor Bcttari. In effa gemma fi rimira Apollo ftando in piedi con la tefta radiata, che
dimoftra nel guardare Chirone Centauro grande defiderio d'imparare a fonar la Lira, la quale
tiene nella finifira mano. Con non minore artificio è caratterizzato Chirone venerando per la
fua barba, che con la deftra gli accenna la maniera di fuonare quello iftrumento. E* molto riti-
crefcevole che neflun monumento antico ci rimanga per la fpiegazione di quella favola . Contut-
tociò azzarderò una mia congettura, cioè che Chirone avendo fpofata Cariclo figlia d'Apollo,
per renderli grato al fuo Socero gli averle infegnato a fonar la Lira (28). Penferanno gli eruditi a-
produrre congetture migliori fopra quello enimma antiquario.

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(22) Orfeo nell'Inno dell'Aurora pag. 387.

...... . 0 Aurora alba lucente ,

Roffeggiante pel mondo , meffaggiera
Di Dio Tifane gloriofo , grande ec.

(23) Thef. Mor. pag. 329.

(24) Morelli loc. cit. nella famiglia Plauzia tav. 1. n. 1.
Nei baffi rilievi dell'arco di Coftantino fi, vede una fem-
mina nella quadriga la quale tiene nella finiftra una pai-,
ma, ed è ftimata da Montf. Ant. voi. 3. pag. 183. t. jj.
cfTer l'Aurora .

(2;) Nel lib. 6. dell'Eneid. verf. 53J.

Cosi fra lor parlando avea P Aurora

Colla rofea quadriga ornai paffato

Per l'aereo cammino il cielo a mezza ec,

{p.6) Odif. lib. 13. verf. 2+3,

........ Nei Cavalli

Lafsò attaccare , di veloce piede ,
Che agli uomini »' apportano la luce
Lampo , e Fetonte , e quegli che V Aurora
Guidali puledri ec.

(27) Lib. 7. dell'Eli, verf. 16.

. ... La Honda Aurora fplendea ridente nella rofee bighe
Vedi Montf. Ant. voi. 1. t. 45. pag. pò. e Nonno Dioni-
siaci lib. 15. verf. 279. Con fomma erudizione parla dell'
Aurora Martorelli nella fua Teca Calamaria v, 2. p. 35;. ec.

(28) Natal Conti nella. Mitologia parlando di Chirone
dice effere egli flato peritiffimo nel fonar la Lira; per la
qual caufa ancora aver guarito alcune malattie come dice
Statilo nel lib. 3. delle ccife Teflaliche, e Boezio nel lib.
della Mufica.
 
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