's
\
■EKSls,
cotógni
& eni/;
;r : ut vero
im divinum
a progiritus
m in imU
m in <&*¥
MEMORIE DEGÙ ANTICHI INCISORI zp5
BAGNAROLO
OPERA DI C N E I 0,
Incifa in Corniola.
£>£Z MUSEO DI GIOACCHINO RENDORP PATRIZIO D'AMSTERDAM.
TRa la turba de'Miniflri,che fervivano nei Bagni, e nelleTerme, vi erano quelli, i quali
con lo Striglie pulivano le membra dalla fporcizia, e dal fudore, ficcome fi deduce da
molti luoghi degli antichi Scrittori, e fi può dimoflrare dalla gemma che riportiamo,
nella quale fi vede la figura di un Bagnarolo nuda, tenendo nella finillra mano uno Striglie.
Pertanto quelli Strigili fi facevano di oro, di argento, e di bronzo (i), fecondo la condizion di
coloro, a'quali dovevan fervire. Quelli inftrumenti fi fabbricavano nella Città di Pergamo, come
da Marziale intendiamo (2). La Città di Pergamo manda gli Strigili a raschiare le membra col ferro
curvato : non sì frequentemente il purgatore confumerìi le tue lenzuola,
Plutarco racconta nella vita di Alefiandro Magno (3) che efiendo egli andato a bagnarli nel
bagno di Dario, toftochè ebbe veduto i bacini, V urne, i vafi, le boccette, ed altri ut enfili del bagno tutti
di oro mufficelo eccellentemente lavorati, e che intefe un fuavijfuno odore d'infinità di ar ornati, ed altre
ejfenze preziofe, delle quali era profumata la camera; e di là pajfando nella tenda, che per la fu»
grandezza, ed altezza, per la magnificenza dei fuoi mobili, dei fuoi letti, e delle Jite tavole, per la
funtuofità, e delicatezza della cena, che era preparata, caufava la maraviglia, allora voltandoli verfo
i fuoi amici dijfe loro quefte parole : Mi pare che quefte cofe caratterizzino V e fere di un Rè.
Dell'ufo, e antichità dei bagni molte cofe fi enervano appreilò gli Scrittori. Fin ad ora
è incerto fé i bagni fi adopraffero più ad oggetto di falute, o di piacere; imperocché Luciano
nel dialogo intitolato Hippia parla di un bagno, dove erano collocate le flatue di Efculapio,
ed'Igiea, come Deità Protettrici della falute. Nell'Antologìa raccolta dal Megifero (4) vi è un
epigramma d'incerto autore, nel quale fi dimoftra, che i bagni fon nocivi alla falute. Il Vino,
Venere, e i frequenti bagni ci conducono con una ftrada più corta alla Palude Stigia. Siccome
jaeir Ifcrizioni del Grutero pag. 615. n. 1. I Bagni, il Vino, e Venere i noftri corpi corrompono .
M f""
,rt«]r 1
Sf
uff'"1* é.^\
I Bagni furono comuni all'uno, e all'altro fello fino ai tempi di Adriano Imperatore, il
quale con una legge proibì quella vergognofa confuetudine (5). Non folo era nei bagni una tal
mefcolanza, ma ancora vi erano i Cinedi, e le Meretrici.
Nei Bagni era pure una continua moltitudine di ladri, che rubavano le velli di quelli, che
lì lavavano, Perciò dice Plauto (6).
. . Non
(1) De"!'iftrumenti di oro, fatti per ufo dei bagni vedi proposto Plutarco Del confervar la falute, ficcome ancor»
Plutarco nella vita di Alefiandro pag. 676". e Diodoro Si-
culo lib. 13. pag. 6"o8. ove dice che i Popoli di Agrigento
roflumavana di fervir(ì degli Strigili, e dell' ampolle fatte di
toro , s di argento .
(2) Marziale lib. 14, ep. ft.
(3) Plutarco nella vita di AlefTandro voi. i. pag. 4<?o.
(4) Antologia raccolta dal Megifero p. 243. Vedi a iiuefto
Galeno Del confervar la falute lib. 3. pag, 403. e feg.
(?) Dione Caflio lib. 6"o. pag. 7yfT. e Spargano nella vita
di Adriano pag. 174. L'ifteffo fece Marco Aurelio, come
attefta Giulio Capitolino pag. 379. ed ancora AleUimJr»
Severo, come dice Lampridio pag. 5117.
(<S) Plauto nel Rudente Atto 2. fc, 3, v. jj.
\
■EKSls,
cotógni
& eni/;
;r : ut vero
im divinum
a progiritus
m in imU
m in <&*¥
MEMORIE DEGÙ ANTICHI INCISORI zp5
BAGNAROLO
OPERA DI C N E I 0,
Incifa in Corniola.
£>£Z MUSEO DI GIOACCHINO RENDORP PATRIZIO D'AMSTERDAM.
TRa la turba de'Miniflri,che fervivano nei Bagni, e nelleTerme, vi erano quelli, i quali
con lo Striglie pulivano le membra dalla fporcizia, e dal fudore, ficcome fi deduce da
molti luoghi degli antichi Scrittori, e fi può dimoflrare dalla gemma che riportiamo,
nella quale fi vede la figura di un Bagnarolo nuda, tenendo nella finillra mano uno Striglie.
Pertanto quelli Strigili fi facevano di oro, di argento, e di bronzo (i), fecondo la condizion di
coloro, a'quali dovevan fervire. Quelli inftrumenti fi fabbricavano nella Città di Pergamo, come
da Marziale intendiamo (2). La Città di Pergamo manda gli Strigili a raschiare le membra col ferro
curvato : non sì frequentemente il purgatore confumerìi le tue lenzuola,
Plutarco racconta nella vita di Alefiandro Magno (3) che efiendo egli andato a bagnarli nel
bagno di Dario, toftochè ebbe veduto i bacini, V urne, i vafi, le boccette, ed altri ut enfili del bagno tutti
di oro mufficelo eccellentemente lavorati, e che intefe un fuavijfuno odore d'infinità di ar ornati, ed altre
ejfenze preziofe, delle quali era profumata la camera; e di là pajfando nella tenda, che per la fu»
grandezza, ed altezza, per la magnificenza dei fuoi mobili, dei fuoi letti, e delle Jite tavole, per la
funtuofità, e delicatezza della cena, che era preparata, caufava la maraviglia, allora voltandoli verfo
i fuoi amici dijfe loro quefte parole : Mi pare che quefte cofe caratterizzino V e fere di un Rè.
Dell'ufo, e antichità dei bagni molte cofe fi enervano appreilò gli Scrittori. Fin ad ora
è incerto fé i bagni fi adopraffero più ad oggetto di falute, o di piacere; imperocché Luciano
nel dialogo intitolato Hippia parla di un bagno, dove erano collocate le flatue di Efculapio,
ed'Igiea, come Deità Protettrici della falute. Nell'Antologìa raccolta dal Megifero (4) vi è un
epigramma d'incerto autore, nel quale fi dimoftra, che i bagni fon nocivi alla falute. Il Vino,
Venere, e i frequenti bagni ci conducono con una ftrada più corta alla Palude Stigia. Siccome
jaeir Ifcrizioni del Grutero pag. 615. n. 1. I Bagni, il Vino, e Venere i noftri corpi corrompono .
M f""
,rt«]r 1
Sf
uff'"1* é.^\
I Bagni furono comuni all'uno, e all'altro fello fino ai tempi di Adriano Imperatore, il
quale con una legge proibì quella vergognofa confuetudine (5). Non folo era nei bagni una tal
mefcolanza, ma ancora vi erano i Cinedi, e le Meretrici.
Nei Bagni era pure una continua moltitudine di ladri, che rubavano le velli di quelli, che
lì lavavano, Perciò dice Plauto (6).
. . Non
(1) De"!'iftrumenti di oro, fatti per ufo dei bagni vedi proposto Plutarco Del confervar la falute, ficcome ancor»
Plutarco nella vita di Alefiandro pag. 676". e Diodoro Si-
culo lib. 13. pag. 6"o8. ove dice che i Popoli di Agrigento
roflumavana di fervir(ì degli Strigili, e dell' ampolle fatte di
toro , s di argento .
(2) Marziale lib. 14, ep. ft.
(3) Plutarco nella vita di AlefTandro voi. i. pag. 4<?o.
(4) Antologia raccolta dal Megifero p. 243. Vedi a iiuefto
Galeno Del confervar la falute lib. 3. pag, 403. e feg.
(?) Dione Caflio lib. 6"o. pag. 7yfT. e Spargano nella vita
di Adriano pag. 174. L'ifteffo fece Marco Aurelio, come
attefta Giulio Capitolino pag. 379. ed ancora AleUimJr»
Severo, come dice Lampridio pag. 5117.
(<S) Plauto nel Rudente Atto 2. fc, 3, v. jj.