Bullettino archeologico sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna (1.1855)

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rappresentante un giovine robusto e ben conformato,
ignudo affatto, senza barba, con capigliatura corta , coro-
nato di foglie larghe triangolari, intrecciate ad un nastro
le di cui bende pendongli sulle spalle. Colla destra sostiene
egli T estremità supcriore d'una clava che con grazia ap-
poggia al suo fianco. Sulla palma della sinistra tiene se-
duto un grazioso puttino, anche egli tutto in rilievo ed
ignudo ; il quale equilibrandosi colla destra , che appoggia
sull'omero sinistro del giovine , fissa con compiacenza una
sottostante cerva, che col muso sollevato , e colla lingua
sufficientemente sporta gli lambisce la pianta del sinistro
piede; e lo stesso puttino coli''altro braccio alquanto di-
steso verso la cerva pare la inviti a sollevarsi ancor
più per poterla accarezzare colla sua tenera semiaperta
manina. Pende pure dal sinistro braccio del giovine una
pelle di leone, la quale cuopre pressoché tutto il corpo
della cerva. Dessa però vedesi intieramente coperta guar-
dando il gruppo dalla parte posteriore, in cui sta ezian-
dio un grosso anello che partendo dalla base si attacca
al polpaccio della gamba sinistra del giovine. Sotto la detta
base, come ad ornamento, vedesi uno scudo concavo, che si
direbbe piazzato appositamente per apporvi qualche emble-
ma od iscrizione, di cui non appariscono traccie.

Spiegazione

Ercole il Tebano figlio d'Alcmena, in età giovanile , co-
ronato di pioppo, munito della simbolica clava e dell'im-
penetrabile pelle del Leone Nemeo , e Telefo, frutto dei di
lui furtivi amori con Auge, accarezzato dalla cerva che
lo nutrì esposto , sembrami che siansi voluti rappresentare
assieme in un solo tempio per riscuotervi in comune il
pubblico culto.

Diversi erano gli Ercoli onorati dagli antichi ; ma il più
noto ed adorato dai Greci e dai Romani, chiamato nostro