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Bullettino archeologico sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna — 1.1855

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Nr. 7 (Luglio 1855)
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Spano, Giovanni: Statuetta di Serapide in bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.10802#0113

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culto speciale con cui adoravano queste divinità alle quali
assegnavano un posto dentro casa, appellato, come di
sopra abbiamo detto larario, che ordinariamente era col-
locato nell'ingresso delia casa ossia nel vestibolo (1).

Tale noi pensiamo che sia stata tenuta questa statuetta, col-
locato cioè in casa o nel larario di qualche , particolare
per T oggetto che sopra abbiamo annunziato: come lo sa-
ranno state le altre molte statuette che di diverse divi-
nità si sono scoperte in Sardegna , le quali hanno i me-
desimi attributi. Tante erano le diverse religioni che si
introdussero nel! Isola nei tempi antichi, che può dirsi
ogni colonia , o famiglia che vi si stabiliva introduceva
un nuovo culto , e da questo dipende la svariata molti-
tudine delle figure che si trovano siano di bronzo o di
terra cotta. Forse dall' accoppiamento e commercio delle
colonie antiche colle nuove dipese questo tramestio nel
panteon sardo , di modo che non potrebbesi oggi chiara-
mente formare una vera storia dell'arte: coli'andare dei
secoli unirono simboli e caratteri in modo che trasforma-
rono le prime tracce, e quasi tutte le religioni si trovano
atteggiate nelle figure che si scuoprono nelle antiche
Città dell'Isola: ma il precipuo loro carattere è di essere di
un tipo egiziano , ossia orientale, generalmente parlando,
più presto che di altra nazione. Macrobio (Saturn. \. i.
c. vii) dice che Serapi non fu introdotto in Egitto se non
al tempo dei Tolomei , per cui osservano gli scrittori che
tutte le figure dei Serapi appartengono ai secoli posteriori:
siccome però furono diverse le figure in cui viene rap-

facevano nell' occorrenza della festa al mese di aprile delta Serapia , andavano
tome in proverbio, da cui si spiega il detto di Tertulliano (Apolog. 59) Sera-
picae coenae, cioè sontuose.

(l) Si facevano anche nicchiette intorno al focolare, nelle quali si collocavano
queste statuette, e perciò erano annerile dal fumo. Geremia parlando degli idoli
Babilonici allude a questa verità, dicendo: nigr.ae sunt facies eorum a fumo
qui in domo fit ( Bar. YI. 3o).
 
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