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Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0033

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STORIA DELL'ARTE. CAP- I-

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le dodici grandi divisioni di quel laberinto credesi che rappresentassero i segni del Zodiaco, e tutto l'edilizio
fosse un monumento religioso consacrato al Sole. Plinio asserisce che Dedalo, prendendo ad imniitarlo, non
ne avesse messo in esecuzione, se non la centesima parte: cioè tutto quello soltanto, che nel laberinto Egi-
zio risguardava la gran quantità dei giri, sì difficili ad osservare, e dai quali non era possibile uscirne quan-
do alcuno vi era entrato (161). La qual cosa fece credere a molti, che cercarono di scoprire la verità di tali
racconti, che illaberinto di Creta fosse stato formato solo da alcuni antri sotterranei, ove si trovavano molti giri,
e dove l'arte aveva alquanto ajutata la natura, e che fossero stati questi con tal nome chiamati ad immitazio-
ne di quella parte, che si trovava sotto terra nel laberinto di Egitto (162). Questa opinione fu pure compro-
vata da alcuni viaggiatori, i quali hanno riconosciuto esistere ancora in quell'isola alcune consimili caverne fat-
te per estrarre pietre (1 63). Tali testimonianze, unitamente a quanto asserisce Strabone, ci fanno supporre, che
tutto quello che i Greci avevano spacciato intorno al laberinto di Creta, ed al Minotauro che vi stava rinchiuso,
fosse una mera favola (164). Inoltre Diodoro e Plinio, riferendoci che, quantunque il laberinto di Egitto fosse
esistente ancora al tempo loro, quello di Creta era intieramente distrutto, (1 65) sembra che solo per tradizione
parlassero essi di tale fabbrica; e ciò si verifica ancora osservando che né Omero, né Erodoto, scrittori più vicini ai
tempi di Dedalo, che tutte le cose principali degli antichi illustrarono nei loro scritti, non hanno parlato del la-
berinto di Creta, quando che il secondo di essi quello di Egitto diligentemente descrive (166). D'altronde poi
si deduce, sull'asserzione del medesimo Erodoto, che l'edificazione del laberinto di Egitto era stata fatta sotto
ai dodici sovrani che occuparono nel medesimo tempo il trono per quindici anni avanti Psammitico, ossia circa
duecento anni prima che Erodoto scrivesse la sua storia, e per conseguenza in tempo assai posteriore alla cre-
duta erezione del laberinto di Creta ; dal che appare che era stato dato a quelle caverne un tal nome mollo
tempo dopo l'epoca, in cui si crede che vivesse Dedalo Ateniese. In seguito di questo si può credere ancora,
che molte di quelle invenzioni ed opere, che sono attribuite a Dedalo, siano state fatte da altri artisti, che vis-
sero in tempi posteriori, tra i quali si potrebbe annoverare il Dedalo Sicionio scultore celebre che fiori circa sei-
cento in settecento anni dopo del Dedalo Ateniese; mentre pare quasi impossibile, che un sol uomo in quei
primitivi tempi potesse eseguire tante opere in paesi cosi lontani l'uno dall'altro. Osservando poi esser senti-
mento di Pausania, che gli antichi appellassero i simulacri di legno Dedale anche prima che Dedalo di Pala-
maone nascesse in Atene, onde credeva egli, che da tali opere Dedalo ne avesse preso il soprannome, e non
dalla nascita il nome, (167) ci fa congetturare che le opere del Dedalo Ateniese altro non fossero che quegli
antichi simulacri di legno, che sino negli ultimi tempi si conservarono dai Greci per la sola loro antichità, ai
quali però egli deve aver dato una alquanto miglior forma di quella che avevano per l'avanti, benché ancor lon-
tana dal buono stile ; imperocché si conosce che i primi Greci avevano solo informi tronchi di legno o di pie-
tra che adoravano come rappresentanza dei numi (168). Quindi si deve credere che Dedalo avesse edificato
pure qualche edifizio con poco miglior forma di quelli che prima di lui si facevano, onde così trovare motivo
della grande celebrità che il suo nome aveva acquistato presso gli antichi. Se però non vogliamo seguire il sen-
timento di alcuni scrittori moderni,! quali, supponendo che Dedalo presso i Greci denotasse il nome generale
di un artefice industrioso ed abile, lo credono intieramente favoloso, e giudicano che ogni cosa che risguardava
le arti ed esigeva una certa intelligenza nella esecuzione, venisse dagli antichi a lui riportata ; imperocché il
ricusare intieramente l'esistenza del Dedalo Ateniese sarebbe toglier troppo all'asserzione degli antichi scrittori.

(161) PUn. Hist. Nat. Lib. 36. e. 19.

(162) Goguet.Orig. desArtsec. P art.2. Lib.1. eSect.2.c.3.
(1 G3) Cockrell in Robert W<dpol Travels in various Coun-

tries ofthe East. ec

(164) Strab. Lib. 10. Il laberinto di Creta stava presso Gnos-
so, siccome si designa dal Pausania particolarmente (LibA. e. 27.)
e Strabone, indicando che Minosse si credeva aver dimorato per no-
ve anni in una spelonca consacrata a Giove per dare maggiormen-
te credito ai suoi decreti, ci fa conoscere che precisamente questa
spelonca si sia considerata dagli antichi per il noto laberinto;

sic-

come altrove ancor lo dimostra, descrivendo le speloncheCiclopee
di Nauplia, nelle quali vi pone laberinti. (Strab. Lib. S. e 10.)

(165) PUtì. Hist. Nat. Lib. 36. e. 19. e Diod. Lib. 1.

(166) Erod. in Euterp.

(107) Pazts. Lib. 9. e. 3. AxiSulo; secondo l'opinione pure
di altri scrittori voleva denotare presso i Greci tanto qualunque og-
getto nobile di arte, quanto un artista abile. Omero pure per in-
dicare la magnificenza della Sala della casa di Ulisse la dice Deda-
lea. (Odis. Lib. 16.)

(168) Paus. Lib. 7. e. 22.
 
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