50 ARCHITETTURA GRECA. PARTE I.
Più favolose.djplle cose che si riferivano a Dedalo, sembrano essere quelle che si attribuivano dagli anti-
chi ad Erice e ad Orione. Imperocché narra Diodoro che il primo di questi fu figliuolo di Venere e di Buta,
Re di un piccolo paese della Sicilia, e che edificò sopra un'altissimo monte una città considerabile dallo stesso
suo nome chiamata; ed avendo nella rocca di questa dedicato un tempio alla madre, l'arricchì di molti vasi e
di magnifici presenti. Orione poi si credeva che, regnando Zancle nella stessa Sicilia, avesse fondata la città
in allora chiamata Zancle e poi Messina, e che avesse edificato sul promontorio vicino a Peloro un tempio a
Nettuno (169). Simili altre cose a questi eroi si riferivano dagli antichi, alle quali non potendo prestarvi fede,
si tralasciano d" indicarle.
Considerando in generale le cose dei Greci risguardanti l'arte di edificare avanti la guerra di Troja, ci pare
di poter scuoprire tra l'oscurità dei tempi primieramente, che ben piccole fossero le cognizioni che avevano i Pe-
lasgi, e gli altri uomini che abitarono la Grecia avanti la venuta delle colonie, che ivi si trasferirono dall'Egitto
e dalle regioni dell'Asia. Quindi che lenti fossero i primi progressi, che ebbero luogo in seguito degl'insegna-
menti che apportarono da paesi stranieri quegli uomini che in Grecia si stabilirono, per la difficoltà di trovare
mezzi onde mettere in esecuzione quelle cose, che erano cognite nel restante del mondo civilizzato: e per gli
sconvolgimenti cagionati dai molto vantati diluvj di Ogige, e di Deucalione, (l 70) dalle terribili guerre Tebane,
e dalle frequenti scorriere che si facevano tra i Greci, che nelle isole e nel continente abitavano, saccheg-
giando e distruggendo ancora le abitazioni di quelli ch'erano più deboli (1 71). Risulta poi da quanto si è
esposto che le prime opere, fatte con qualche solidità, furono le mura che s'innalzarono principalmente nel
tempo di Preto e di Anfizione, cioè circa 1 380 anni avanti G. C. per cingere le primitive città, e quelle inoltre
denominati tesori eretti per mettere in sicuro le ricchezze che i più potenti avevano acquistate, tra i quali si
vantava principalmente quello di Minia in Orcomcno. Quindi si conosce che per costruire le prime fabbriche
dovettero i primi Greci attenersi più ai materiali, che la natura del paese loro offriva di più facile lavorazione
ed ai mezzi che poterono avere, che alle istruzioni che furono recate da quelle straniere genti che si fissarono
nel loro paese, ed ai lumi che ricevettero dagli Eroi, che nella spedizione Argonautica visitarono lontane,
regioni, e da quegli uomini dotati di sapienza che furono sino da quei tempi antichi in Egitto per istruirsi
nelle leggi e nella dottrina ; come fu Orfeo che riportò inni, la favola degli Elisi, ed i sacrifizj denominati
Orgia; Melampo che trasportò ai Greci i sacrifizj di Bacco, ed insegnò quelle cose che si dicevano di Sa-
turno, dei Titani, e la storia degli Dei; e Dedalo che molte cose risguardanti le arti si crede che avesse
riportate (172). Inoltre si puole stabilire che prima d'imparare a scolpire ornamenti nelle pietre, si decorassero
gli edifizj con bronzo, rame, ed altri metalli. Ed infine si deduce che i Greci con quelle idee, risguardanti il
modo di fabbricare, apprese dagli Egiziani, e dai diversi popoli dell'Asia, combinandole con quelle che natu-
ralmente avevano acquistate i primi uomini del paese, ed adattandole tutte ai mezzi ed al clima della Grecia,
avesse avuto principio quel genere di costruire a loro particolare, ragionato e ben inteso, il quale differisce
alquanto da quello, che era in uso presso gli Egiziani, e gli altri popoli più antichi, dai quali ne ebbero cognizioni.
(169) Diod. Sic. Lib. 4. e. 14. Ad Orione si attribuivano an-
cora quelle cose che si raccontavano dagli antichi sull'accrescimen-
to del promontorio di Messina.
(170) Il primo di questi diluvj si crede che succedesse nel tem-
po che Ogige teneva il governo sui popoli dell'Attica, ossia circa
1796 anni avanti l'era Cristiana, e che venisse cagionato da una
inondazione del lago Copaide. Narra Pausania che in allora furono
sommerse alcune piccole città che stavano collocate intorno al me-
desimo lago. {Lib. 9. e. 24.) Dell'altro diluvio poi, denominato di
Deucalione e Pirra, più ampiamente ne parlano gli antichi scrit-
tori, e si crede che avvenisse sotto il regno di Cranao e fosse cagio-
nato da una inondazione di alcuni fiumi della Tessaglia, la quale
si suppone che si estendesse sino nei contorni del monte Parnasso,
ove Deucalione aveva stabilito la sua sede. In questo avvenimento
si credeva dagli antichi che fosse stato sommerso tutto il genere
umano, eccettuato Deucalione e Pirra sua moglie, e che si fosse di-
strutta ogni memoria di arti e di scenze, percui si supponeva che
questo principe fosse stato il rigenerator degli uomini, ed il primo
a fabbricar città ed a innalzar tempj ai Numi. ( Ovid. Met. Lib. 1.
Apoll.Lib. 1. Diod.Sic.Lib. 3.) Benché questa inondazione non fosse
della grandezza vantata, sembra però che recasse danno a gran parte
di quei primi preparativi che si fecero nell'arte in tale regione.
(171) Tucid. Lib. 1.
(172) Diod. Lib. 1. Se non si vuol dare una intiera mentita
a Diodoro, il quale ci assicura di aver veduto in una delle isole di
Memfi un tempio consacrato a Dedalo per la sua abilità nell'arte,
sembra che il genio per le arti presso i Greci, benché mancassero
loro i mezzi, si fosse sino da quell'epoca dimostrato superiore a
quello degli Egiziani, se però non si vuol credere che il nome di
Dedalo avesse lo stesso significato in Egitto, che in Grecia, e che
con questo stesso nome si volesse denotare altro che un'uomo qua-
lunque abile nell'arte.
Più favolose.djplle cose che si riferivano a Dedalo, sembrano essere quelle che si attribuivano dagli anti-
chi ad Erice e ad Orione. Imperocché narra Diodoro che il primo di questi fu figliuolo di Venere e di Buta,
Re di un piccolo paese della Sicilia, e che edificò sopra un'altissimo monte una città considerabile dallo stesso
suo nome chiamata; ed avendo nella rocca di questa dedicato un tempio alla madre, l'arricchì di molti vasi e
di magnifici presenti. Orione poi si credeva che, regnando Zancle nella stessa Sicilia, avesse fondata la città
in allora chiamata Zancle e poi Messina, e che avesse edificato sul promontorio vicino a Peloro un tempio a
Nettuno (169). Simili altre cose a questi eroi si riferivano dagli antichi, alle quali non potendo prestarvi fede,
si tralasciano d" indicarle.
Considerando in generale le cose dei Greci risguardanti l'arte di edificare avanti la guerra di Troja, ci pare
di poter scuoprire tra l'oscurità dei tempi primieramente, che ben piccole fossero le cognizioni che avevano i Pe-
lasgi, e gli altri uomini che abitarono la Grecia avanti la venuta delle colonie, che ivi si trasferirono dall'Egitto
e dalle regioni dell'Asia. Quindi che lenti fossero i primi progressi, che ebbero luogo in seguito degl'insegna-
menti che apportarono da paesi stranieri quegli uomini che in Grecia si stabilirono, per la difficoltà di trovare
mezzi onde mettere in esecuzione quelle cose, che erano cognite nel restante del mondo civilizzato: e per gli
sconvolgimenti cagionati dai molto vantati diluvj di Ogige, e di Deucalione, (l 70) dalle terribili guerre Tebane,
e dalle frequenti scorriere che si facevano tra i Greci, che nelle isole e nel continente abitavano, saccheg-
giando e distruggendo ancora le abitazioni di quelli ch'erano più deboli (1 71). Risulta poi da quanto si è
esposto che le prime opere, fatte con qualche solidità, furono le mura che s'innalzarono principalmente nel
tempo di Preto e di Anfizione, cioè circa 1 380 anni avanti G. C. per cingere le primitive città, e quelle inoltre
denominati tesori eretti per mettere in sicuro le ricchezze che i più potenti avevano acquistate, tra i quali si
vantava principalmente quello di Minia in Orcomcno. Quindi si conosce che per costruire le prime fabbriche
dovettero i primi Greci attenersi più ai materiali, che la natura del paese loro offriva di più facile lavorazione
ed ai mezzi che poterono avere, che alle istruzioni che furono recate da quelle straniere genti che si fissarono
nel loro paese, ed ai lumi che ricevettero dagli Eroi, che nella spedizione Argonautica visitarono lontane,
regioni, e da quegli uomini dotati di sapienza che furono sino da quei tempi antichi in Egitto per istruirsi
nelle leggi e nella dottrina ; come fu Orfeo che riportò inni, la favola degli Elisi, ed i sacrifizj denominati
Orgia; Melampo che trasportò ai Greci i sacrifizj di Bacco, ed insegnò quelle cose che si dicevano di Sa-
turno, dei Titani, e la storia degli Dei; e Dedalo che molte cose risguardanti le arti si crede che avesse
riportate (172). Inoltre si puole stabilire che prima d'imparare a scolpire ornamenti nelle pietre, si decorassero
gli edifizj con bronzo, rame, ed altri metalli. Ed infine si deduce che i Greci con quelle idee, risguardanti il
modo di fabbricare, apprese dagli Egiziani, e dai diversi popoli dell'Asia, combinandole con quelle che natu-
ralmente avevano acquistate i primi uomini del paese, ed adattandole tutte ai mezzi ed al clima della Grecia,
avesse avuto principio quel genere di costruire a loro particolare, ragionato e ben inteso, il quale differisce
alquanto da quello, che era in uso presso gli Egiziani, e gli altri popoli più antichi, dai quali ne ebbero cognizioni.
(169) Diod. Sic. Lib. 4. e. 14. Ad Orione si attribuivano an-
cora quelle cose che si raccontavano dagli antichi sull'accrescimen-
to del promontorio di Messina.
(170) Il primo di questi diluvj si crede che succedesse nel tem-
po che Ogige teneva il governo sui popoli dell'Attica, ossia circa
1796 anni avanti l'era Cristiana, e che venisse cagionato da una
inondazione del lago Copaide. Narra Pausania che in allora furono
sommerse alcune piccole città che stavano collocate intorno al me-
desimo lago. {Lib. 9. e. 24.) Dell'altro diluvio poi, denominato di
Deucalione e Pirra, più ampiamente ne parlano gli antichi scrit-
tori, e si crede che avvenisse sotto il regno di Cranao e fosse cagio-
nato da una inondazione di alcuni fiumi della Tessaglia, la quale
si suppone che si estendesse sino nei contorni del monte Parnasso,
ove Deucalione aveva stabilito la sua sede. In questo avvenimento
si credeva dagli antichi che fosse stato sommerso tutto il genere
umano, eccettuato Deucalione e Pirra sua moglie, e che si fosse di-
strutta ogni memoria di arti e di scenze, percui si supponeva che
questo principe fosse stato il rigenerator degli uomini, ed il primo
a fabbricar città ed a innalzar tempj ai Numi. ( Ovid. Met. Lib. 1.
Apoll.Lib. 1. Diod.Sic.Lib. 3.) Benché questa inondazione non fosse
della grandezza vantata, sembra però che recasse danno a gran parte
di quei primi preparativi che si fecero nell'arte in tale regione.
(171) Tucid. Lib. 1.
(172) Diod. Lib. 1. Se non si vuol dare una intiera mentita
a Diodoro, il quale ci assicura di aver veduto in una delle isole di
Memfi un tempio consacrato a Dedalo per la sua abilità nell'arte,
sembra che il genio per le arti presso i Greci, benché mancassero
loro i mezzi, si fosse sino da quell'epoca dimostrato superiore a
quello degli Egiziani, se però non si vuol credere che il nome di
Dedalo avesse lo stesso significato in Egitto, che in Grecia, e che
con questo stesso nome si volesse denotare altro che un'uomo qua-
lunque abile nell'arte.