Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0057

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
STORIA DELL'ARTE. CAI». III. >J5

f

Pesto creduto essere stato consacrato a Cerere (72). Le parti poi che stavano sopra alle colonne nel tempio
Toscano formate, secondo lo stesso Vitruvio, semplicemente in legno, dovevano precisamente indicare la
derivazione della maniera Dorica; e consumi modo di costruire era stato forse primieramente usato dai Greci
ancora siccome si è osservato. Per tali cose possiamo credere che non solo le opere innalzate dagli Etruschi
nelle loro città, fossero ordinate a seconda della prima maniera Dorica usata dai Greci, ma anche quelle che
gli stessi artisti Etruschi, dopo di essersi resi maggiormente abili nell'arte Greca per gl'insegnamenti tra-
sportati da quelli che vennero in Etruria con Demarato, diressero nella città dei Romani, allorché furono
chiamati dai Tarquinj, per ornare la città con portici e tempj (73). Tra gli edifizj eretti in Roma in tale epoca
era principalmente celebre il tempio di Giove Capitolino, che Tarquinio Prisco fece primieramente costruire
colla preda che trasse d'Apiola. Si vantava inoltre sommamente dagli antichi scrittori la grande opera intra-
presa da Servio per formare un forte riparo alle città dove non vi era naturale elevazione, e denominata
l'Avere di Servio. Si estendeva questo per la lunghezza di circa sette stadj tra la porta Collina e la Esquilina;
d era formato da una grande fossa, di cui ne rimangono tuttora traccie, e di un'alto muro munito di torri. Altre
grandi opere si dicono eseguite dai primi Romani per rendere maggiormente sicura la città dalle improvise ag-
gressioni* e queste tutte si dovettero costruire in modo non altrimenti differente da quello comunemente ado-
perato dai Greci in simili circostanze. Quindi pure dovea partecipare della prima maniera Greca o Etnisca il
tempio che Servio Tullio, volendo imitare i Greci della Jonia nella edificazione del tempio di Diana Efesia
fatto col concorso di tutte le città dell'Asia, fece innalzare alla medesima Dea colle contribuzioni che rac-
colse dalle diverse città dei Latini, detto perciò Comune (74). Ci rimangono ancora in questa stessa città negli
avanzi dell'argine costrutto lungo il Tevere nel tempo dei Tarquinj, della celebre cloaca Massima, delle so-
struzioni Capitoline, e del carcere Mamertino, certi testimonj, onde comprovare la pratica nel costruire le mura
nietre regolari quivi stabilita in modo consimile a quella dei Greci (75). Secondo la stessa prima maniera
T - dovevano esser costrutte tutte quelle opere che in allora s'innalzarono nelle diverse città dell'Italia, e
ilmente in quelle che furono fondate o occupate dalle colonie di Greci, che ivi in varie epoche si

pnncipai

(72) La Gardette Los ruines de Pacstum.

(73) T. Livio. Lib. E e. 15. e 21. Se da questo scrittore si
accennano essere stati chiamati artefici da ogni parte della Toscana
per costruire il tempio di Giove Capitolino in specie, « conosce
ancora da Plinio che Tarquinio Prisco, o il Superbo, fece venire da
Fragrila, città dei Volsci, un'artista chiamato Turiano per ese-
guire la statua di Giove. (Plin. Hist. Natur. Lib. 35.c. 12) Onde
non solo colle opere degli Etruschi Roma primieramente si pre-
valse nell'adornamento dei suoi edifizj.

(74.) Tito Livio. Lib. \.c. 50. e Dionis. Lib. 3. A. Tarqm-
nj si attribuisce ancora la primitiva costruzione del celebre circo
Massimo; e dai giuochi detti Gran<li,che nel medesimo si esegui-
vano, si deduce essere pure le cose che risguardavano i giuochi
Circensi derivate dagli Etruschi; poiché il primo Tarquinio, che
cominciò tale circo, veniva dagli Etruschi. Ma similmente questa
parziale opinione si conoscerà non potersi sostenere, osservando che
nei tempi più antichi erano assai celebri presso i Greci i giuochi
d'umici e Pitiaci, siccome in specie Dionisio lo comprova ragio-
do su tal proposito nel suo settimo libro. Onde poi questo
. . ma'«-,viormente far conoscere la rassomiglianza di alcune
pratiche,che si erano stabilite presso questi popoli d'Italia, in mo-
do consimile a quelle più antiche dei Greci, osserva die i Romani
in diverse funzioni sacre, si attenevano in molte cose alle usanze
Greche, tanto circa le pompe quanto circa i sagrifizj, ed il modo
con cui si adoravano le divinità. Né queste usanze, credeva il me-
desimo Dionisio, che si fossero introdotte presso i Greci, allorché si
resero essi padroni di tutta la Grecia, e che ne adottarono più par-
ticolarmente le pratiche delle arti in specie.- ma si erano stabilite

da tempi più antichi, siccome lo contestava Quinto Fabio scrittore
antichissimo delle cose Romane. {Dionis. Lib. 7.)

(75) La maniera di costruire le mura con pietre tagliate a
forme regolari, venne considerata da alcuni moderni scrittori per
opera di origine Etnisca, e come tale con questo nome fu distinta.
Ma osservando che se si rinvengono resti in simil modo costrutti
in Tarquinia ed in specie nelle sue mora, ed in un resto di porta
arcuata, se ne trovano poi molti esempj nelle opere costrutte assai
anteriormente presso i Greci, come lo comprova tra gli altri edi-
fizj il solo Tesoro di Micene. Onde una tale opinione si deve tene-
re in poca considerazione, ed a questa maniera di costruire non si
deve attribuire altra denominazione, che quella di opera Quadrata,
come viene da Vitruvio prescritto. Coloro poi che sommamente
esaltano la eccellenza nel costruire degli Etruschi, non trovano altri
esempj per contestare la loro opinione, che quelli dedotti da alcuni
resti di mura costrutte coll'opera Poligona irregolare,o con la Qua-
drata, simili in tutto e per tutto a molti altri monumenti che abbia-
mo dei Greci. Inoltre si citano le opere disopra indicate che furono
edificate dai Romani, dichiarandole essi con poco fondamento opere
Etnische.Le porte di Volterra e di Perugia,ed i varj sepolcri di Tar-
quinia e di Vulcia,non sono poi esempj sufficenti onde comprovare
una tale superiorità. Le fabbriche più nobili che si rinvengono nei
paesi degli Etruschi, sono evidentemente opere eseguite nel tempo
del ma^oior dominio dei Romani, siccome lo fanno conoscere le
iscrizioni ed i marmi che tra le medesime furono scoperti. Gli al-
tri monumenti dai Romani innalzati nei paesi caduti sotto il loro
dominio anteriormente alla conquista della Grecia, sono più par-
ticolarmente descritti nella terza Sezione di questa stessa Opera.
 
Annotationen