Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0059

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
STORIA DELL'ARTE. CAP. III. 35

in Elide, nei quali edifìzi tutti vi erano maestosi peristili composti di colonne di marmo: ma che solo ciò fosse
avvenuto poco per volta a misura, che i Greci acquistarono maggiori ricchezze. Onde nell'epoca antecedente
ci è di necessità supporre essersi fatti molti preparativi; quantunque, se bene si osserva, non si abbiano certe
notizie, per stabilire che prima di questa epoca si siano formati grandi peristili con colonne di pietra o di mar-
mo. Tra l'oscurità di queste cose ci pare di poter conoscere che questo passaggio sia accaduto progressivamente
dall' impiegare la costruzione mista di pietre e di legno, siccome era quella poc' anzi indicata che conserva-
rono per più lungo tempo gli Etruschi nel costruire i loro tempj, alPadoprare quella intieramente fatta di pie-
tra, fissando in questa quelle cose che la esperienza di molti anni, e la natura del clima avevano ai Greci inse-
gnato , e combinandole con quelle cognizioni che maggiormente acquistarono nelle prime Olimpiadi delle opere
che esistevano da epoche più antiche in Egitto e nelle diverse regioni dell'Asia. In tal modo se per l'avanti le
pietre ed i marmi venivano generalmente adoperati per solo motivo di rendere maggior solidità agli edifìzi, in
quest' epoca s'impiegarono pure per accrescerne l'ornamento, nel tempo stesso che servivano ancora alla soli-
dità, col scolpirvi tutte quelle parti caratteristiche, che erano state indicate dalle primitive costruzioni. Questa
circostanza ci viene comprovata principalmene dall'opinione di Plinio, colla quale egli credeva essersi primie-
ramente nel tempio di Diana in Efeso adoperati i capitelli e le basi di marmo; come pure dal vedere che questo
scrittore solo nell'epoca a questa corrispondente, stabilì essere stati Scilide e Dipeno, i quali sono considerati
per i primi artisti che scolpirono statue in marmo, (82) poiché queste opere per la lavorazione circa egual mec-
canismo richiedevano di quello ch'era necessario per formare gli ornamenti architettonici. Seguendo questi prin-
cipj l'arte di edificare non solo acquistò originalità presso i Greci, ma ancora nel caratterizzare ciascuna parte,
secondo il vero uffizio che faceva in costruzione, ragionevolezza e nobiltà di forme.

La maniera Dorica, siccome era quella che maggiormente con le sue parti caratteristiche indicava tutta la
intiera struttura di un' edilìzio fatto nel modo che avevano ritrovato i Greci, sembra che fosse pure quella che più
comunemente venisse usata da essi ; e quasi, se si dovesse arguire solo dagli avanzi di maggiore antichità che ri-
mangono , si direbbe essere stata la sola messa in opera tanto nelle città della Grecia propria, che in quelle del-
l'Italia e della Sicilia in tutto il tempo che precedette le invasioni Persiane. Le proporzioni delle colonne Do-
riche si possono stabilire essere state ordinate più comunemente in quest' epoca sul rapporto di non più di cin-
que grossezze inferiori per la loro altezza. Questa pratica si trova comprovata, oltre dai monumenti che si credono
eretti in quest'epoca, dalla proposizione pure di Plinio, colla quale egli credeva essere negli antichi tempi l'al-
tezza delle colonne eguale alla terza parte della larghezza del tempio in cui erano collocate, (83) poiché se si
stabilisce dovere essere il tempio in forma di periptero con sei colonne di fronte, come erano forse generalmente
i primi tempj dei Greci, viene ad essere largo in tal modo, secondo la grandezza degli intercolunnj comune-
mente usata nella maniera Dorica, quattordici in quindici diametri di colonne, la di cui terza parte si trova
essere sempre inferiore ai cinque diametri quivi determinati per l'altezza delle colonne erette in quest'epoca.
Simile risultato si deduce pure dalle proporzioni stabilite da Vitruvio per il tempio Toscano, il quale solo quat-
tro colonne doveva avere nella fronte (84); poiché l'eccessiva grandezza dei tre intercolunnj stabiliti per tale
specie di tempj, corrispondono in proporzione ai cinque dei comuni tempj Dorici dei Greci.

Le proporzioni poi della maniera Jonica, usata principalmente dagli Jonj dell'Asia Minore, se si debbano
derivare dalla colonna rimasta del tempio di Giunone a Samo, la quale se veramente apparteneva alla costru-
zione fatta da Teodoro, sarebbe forse il più antico esempio che si abbia di tal maniera, si dedurrebbe essere
state le colonne alte circa otto diametri e mezzo, e non essere stato uso peranche di scannellare i loro fusti (85).
Le colonne del tempio di Diana in Efeso, secondo Plinio, erano alte soltanto otto diametri, e rastremate nella
loro parte superiore di un settimo dello stesso diametro inferiore, con le basi alte mezzo diametro (86). Le pro-
porzioni poi dei sopraornati dell'una e dell'altra maniera pare che fossero alquanto di carattere grave; percui queste
cose tutte servirono di solida base al perfezionamento dell' arte che succedette nell'epoca a questa posteriore.

C82>> Plin Hist. Natur. Lib. 36. e. 6. 56. si puoi conoscere, se tale colonna non fu scannellata per sistema,

(§S\ Pl'n loc cit. ° Per imperfezione di lavoro, siccome se ne trovano altri esempj

(84) Fitrw. Lib. h. e 7. nei monumenti antichi.

(85) Dilettanti. Jordan antiq. Pari. I. e. 5. Non bene però (86) Plin. Hist. Nat. Lib. 36. e. 56.
 
Annotationen