CAP. IV. STRUTTURA ED ORNAMENTI DEI TEMPJ
7S
II t«vj«?« ènì njf* npiaraau tvjft Ttpk &>, pj*5? IxroSs , 7r>a-rcg tet^tou
(pittata. (iìz)etpy<xGzo, ve dì xvjxóriev «pyòv cwsv xaì ò àorpa-
7«>,sg- xov di izipov àoyòv xufxan'ou Tp£?g rcóo^g xsa qpmófay,
t»w Si àaTpocjcù-o-j àp-pì nóds; itévxs.
'Etti tcv to/jjv tcv rcpsg tsu IIav8jpo*e(M>v).
(I) pjxcg ìnrà ttsSwv xa? iJfuroJwu, n>.!ZTOg ipióv roctàv xai ^[Jinodlav,
jj/xispycv Tvjg Xìt'as ir/yswi'ag.
I pfco$ ex TR&av, 7tX«tos tpcfiv rroJwv za;' natami??, Ttst^og ramjrà-
XaUTOV, (ètti) wv ts?%sv wv np«s rei! IlayfyjwrsjGu. iwroy
àazpar/ó'Xov oau.r-.oi nódeg 7T£VT£.
FI aieitaTsj twv ànò tvìv oto«S, pjxsg gwranoSss, nXarog nptàv naSm
vox ypxnodiov, 7ra;/cg nodtcaot. cura r,p.hcrpi.
II hip», pjxog jtsvtstk>8s, rc^arsg tptàv n»8«v za! ^umoStou, nayps
mdtmet. r,ixhprpt.
Ttìatt ini rovg aìtrcvg, nldrog nivn ■qpmoftitoV, /xvjxog tetto^wv roJàv
KXt Yì{j.modiov, 7i<x/sg ncStaìa"
I tvjv Xej'ov tf/yotffìav sXTtsronjuivw.
I £T£<35v ijixtipysv riji Xs;'ag Ipyxaiag.
IIII Supaj Xidnusti pjxsg Mtrà iracàv xaì TraXaìr^g, nX^rcg itivn
^[wnodiav. toutwv toc /l/.èv orXXa $5«nHfofiJW, £g tà ^uyà Ss
IdEt' roùg XiScvg rovg /Ju'Xayag ivSz7vai.
I cug tw UTOpSupca TfiS fljpo$ £M , w^/ar/sy.
III /xi?xsg tsrpaWtes, v<pog 3uo7v noSsTv >kh flO&Brofc, jra^eg nodcotìot.
I fnpég rpm(ovg /jwjxoj)........
Due angolari nel portico verso oriente, lunghi sei piedi, larghi
tre piedi e mezzo, grossi piede uno ed un quarto : di
questi uno con lavoro piano era compito, poi la cimasa
tutta, e l'astragalo non fatto, altro non fatto della ci-
masa tre piedi e mezzo, e dell'astragalo piedi cinque.
Nella parete verso il Pandrosco.
Uno lungo sette piedi e mezzo, largo tre piedi e mezzo, a metà
fatto nel lavoro piano.
Uno lungo sei piedi, largo tre piedi ed un quarto, grosso un piede
ed un quarto, nella parete verso il Pandroseo; di questo
nell'astragalo non intagliato piedi cinque.
Sei p'etre del timpano, che sono sul portico, lunghe piedi sei,
larghe tre piedi e mezzo, grosse un piede, e queste a
meta fatte.
Due altre lunghe cinque piedi, larghe tre piedi e mezzo, grosse
un piede, a metà fatte.
Pietre della cornice del frontispizio, larghe due piedi e mezzo,
lunghe quattro e mezzo, grosse un piede.
Una di lavoro piano ultimata.
Altra a metà fatta di lavoro piano.
Quattro pietre della porta, della lunghezza di piedi otto ed
un quarto , della larghezza di cinque mezzi piedi ; di
queste tutte erano compite; nel sopracciglio però si
dovevano porre le pietre nere.
Una mensola all' ipertiro della porta orientale a metà fatta.
All'ara de' sacrifìzj preparate le pietre del Pentclico .
Tre lunghe quattro piedi, alte due piedi ed un quarto, grosse un
piede.
Altra tre piedi lunga.......
(•)
Cominciando a considerare la struttura dei tempj, dalle fondamenta come di giusto conviene, benché le
più importanti cose risguardanti l'apparecchio di tali opere si siano già designate nell'antecedente Capitolo, osser-
veremo ciononostante che Vitruvio prescriveva pure avanti d'imprendere a descrivere la struttura degli edifizj
sacri, doversi basare le fondamenta sul terreno sodo, e sul sodo si doveva alzaie l'opera colla larghezza che si
richiedeva per rendere la fabbrica fortissima. Sopraterra si dovevano poscia costruire pareti sotto le colonne una
metà più grosse di quanto erano per farsi le medesime, affinchè le parti inferiori fossero più ferme delle supe-
riori; e tali pareti erano dette con vocabolo Greco tfrspwparag ; perchè sostenevano il peso della fabbrica (3). E
questi stereobati non erano altro che le mura delfimbasamento, che corrispondevano sotto le colonne alquanto
elevate dal terreno; e perciò erano differenti dello stilobate che nel seguito considereremo, come hanno alcuni
interpreti degli scritti di Vitruvio malamente spiegato (4). Si conoscono nei monumenti Greci non essersi siffatte
(1) Columnis demum utebantur in templis, nec lautitiae
causa, nondum enim ista intelligebantur; sed quia firmiores ali-
ter status non poterant. Sic est inchoatum Athenis templum Jo\>is
Olimpii, ex quo Sfila Capitohuis aedibus advexerat columnas.
(Plin. Hist. Nat. Lib. XXXVI. e. 5.)
(2) Illustrò questa importante iscrizione , che si è rinvenuta
sull'acropoli di Atene,e che ora esiste nel Museo Botanico (Spot. FI.
iV.26); primieramente Chandler Inscript. Graec. Part. IL N. 1;
e quindi G. TVilkins Jtheniensia p, 193; Rob. Walpol. Memoirs
p. 580; E. Fisconti per una parte, Mus. Pio-Chm. Tom. IF;
Schneider nel Fitruv. Tom. U\ Muller, De Minervae Polliadis
sacris et aede p. 46 ; ed ultimamente in ampio modo Jug.Boeckh,
Corpus Inscript. Graecarum Part. IL N. 1G0. Negli scritti di
questi si possono rinvenire le più estese cognizioni risguardanti
questa iscrizione che non sono di nostro preciso scopo il riferirle.
(3) Substructionis fundationes eorum operimi fodiantur, «
queant iweniri, ab solido, et in solidum quantum ex amplitudine
operis prò ratione indebitar, extruanturque stradarci per totani
solum quam solidissima . Supraque terram parietes extiuantur
sub columnis dimidio crassiores, quam columnae sunt fidante,
utiftrmiora sint inferiora superioribus, quaestereùbalae appellan-
tur, nam excipiunt onera. [Fitruv. Liber III. e 3.
(4) Da Suida si designa la stereometria, axipio\is.xp/ia., come la
dimensione dei corpi solidi, e con steorema, azepsau-a, la solidità;
onde è che bene conviene a siffatte pareti di sostenimento il nome
designato da Vitruvio di stereobati, axzpzo^axax. In simil modo si
viene a conoscere con altre cose riferite da diversi scrittori, la
differenza che vi era tra gli stereobati, e gli stilobati, la quale di-
pendeva principalmente dall' essere i primi semplici muri interni
di sostruzione, ed i secondi esterni di decorazione.
7S
II t«vj«?« ènì njf* npiaraau tvjft Ttpk &>, pj*5? IxroSs , 7r>a-rcg tet^tou
(pittata. (iìz)etpy<xGzo, ve dì xvjxóriev «pyòv cwsv xaì ò àorpa-
7«>,sg- xov di izipov àoyòv xufxan'ou Tp£?g rcóo^g xsa qpmófay,
t»w Si àaTpocjcù-o-j àp-pì nóds; itévxs.
'Etti tcv to/jjv tcv rcpsg tsu IIav8jpo*e(M>v).
(I) pjxcg ìnrà ttsSwv xa? iJfuroJwu, n>.!ZTOg ipióv roctàv xai ^[Jinodlav,
jj/xispycv Tvjg Xìt'as ir/yswi'ag.
I pfco$ ex TR&av, 7tX«tos tpcfiv rroJwv za;' natami??, Ttst^og ramjrà-
XaUTOV, (ètti) wv ts?%sv wv np«s rei! IlayfyjwrsjGu. iwroy
àazpar/ó'Xov oau.r-.oi nódeg 7T£VT£.
FI aieitaTsj twv ànò tvìv oto«S, pjxsg gwranoSss, nXarog nptàv naSm
vox ypxnodiov, 7ra;/cg nodtcaot. cura r,p.hcrpi.
II hip», pjxog jtsvtstk>8s, rc^arsg tptàv n»8«v za! ^umoStou, nayps
mdtmet. r,ixhprpt.
Ttìatt ini rovg aìtrcvg, nldrog nivn ■qpmoftitoV, /xvjxog tetto^wv roJàv
KXt Yì{j.modiov, 7i<x/sg ncStaìa"
I tvjv Xej'ov tf/yotffìav sXTtsronjuivw.
I £T£<35v ijixtipysv riji Xs;'ag Ipyxaiag.
IIII Supaj Xidnusti pjxsg Mtrà iracàv xaì TraXaìr^g, nX^rcg itivn
^[wnodiav. toutwv toc /l/.èv orXXa $5«nHfofiJW, £g tà ^uyà Ss
IdEt' roùg XiScvg rovg /Ju'Xayag ivSz7vai.
I cug tw UTOpSupca TfiS fljpo$ £M , w^/ar/sy.
III /xi?xsg tsrpaWtes, v<pog 3uo7v noSsTv >kh flO&Brofc, jra^eg nodcotìot.
I fnpég rpm(ovg /jwjxoj)........
Due angolari nel portico verso oriente, lunghi sei piedi, larghi
tre piedi e mezzo, grossi piede uno ed un quarto : di
questi uno con lavoro piano era compito, poi la cimasa
tutta, e l'astragalo non fatto, altro non fatto della ci-
masa tre piedi e mezzo, e dell'astragalo piedi cinque.
Nella parete verso il Pandrosco.
Uno lungo sette piedi e mezzo, largo tre piedi e mezzo, a metà
fatto nel lavoro piano.
Uno lungo sei piedi, largo tre piedi ed un quarto, grosso un piede
ed un quarto, nella parete verso il Pandroseo; di questo
nell'astragalo non intagliato piedi cinque.
Sei p'etre del timpano, che sono sul portico, lunghe piedi sei,
larghe tre piedi e mezzo, grosse un piede, e queste a
meta fatte.
Due altre lunghe cinque piedi, larghe tre piedi e mezzo, grosse
un piede, a metà fatte.
Pietre della cornice del frontispizio, larghe due piedi e mezzo,
lunghe quattro e mezzo, grosse un piede.
Una di lavoro piano ultimata.
Altra a metà fatta di lavoro piano.
Quattro pietre della porta, della lunghezza di piedi otto ed
un quarto , della larghezza di cinque mezzi piedi ; di
queste tutte erano compite; nel sopracciglio però si
dovevano porre le pietre nere.
Una mensola all' ipertiro della porta orientale a metà fatta.
All'ara de' sacrifìzj preparate le pietre del Pentclico .
Tre lunghe quattro piedi, alte due piedi ed un quarto, grosse un
piede.
Altra tre piedi lunga.......
(•)
Cominciando a considerare la struttura dei tempj, dalle fondamenta come di giusto conviene, benché le
più importanti cose risguardanti l'apparecchio di tali opere si siano già designate nell'antecedente Capitolo, osser-
veremo ciononostante che Vitruvio prescriveva pure avanti d'imprendere a descrivere la struttura degli edifizj
sacri, doversi basare le fondamenta sul terreno sodo, e sul sodo si doveva alzaie l'opera colla larghezza che si
richiedeva per rendere la fabbrica fortissima. Sopraterra si dovevano poscia costruire pareti sotto le colonne una
metà più grosse di quanto erano per farsi le medesime, affinchè le parti inferiori fossero più ferme delle supe-
riori; e tali pareti erano dette con vocabolo Greco tfrspwparag ; perchè sostenevano il peso della fabbrica (3). E
questi stereobati non erano altro che le mura delfimbasamento, che corrispondevano sotto le colonne alquanto
elevate dal terreno; e perciò erano differenti dello stilobate che nel seguito considereremo, come hanno alcuni
interpreti degli scritti di Vitruvio malamente spiegato (4). Si conoscono nei monumenti Greci non essersi siffatte
(1) Columnis demum utebantur in templis, nec lautitiae
causa, nondum enim ista intelligebantur; sed quia firmiores ali-
ter status non poterant. Sic est inchoatum Athenis templum Jo\>is
Olimpii, ex quo Sfila Capitohuis aedibus advexerat columnas.
(Plin. Hist. Nat. Lib. XXXVI. e. 5.)
(2) Illustrò questa importante iscrizione , che si è rinvenuta
sull'acropoli di Atene,e che ora esiste nel Museo Botanico (Spot. FI.
iV.26); primieramente Chandler Inscript. Graec. Part. IL N. 1;
e quindi G. TVilkins Jtheniensia p, 193; Rob. Walpol. Memoirs
p. 580; E. Fisconti per una parte, Mus. Pio-Chm. Tom. IF;
Schneider nel Fitruv. Tom. U\ Muller, De Minervae Polliadis
sacris et aede p. 46 ; ed ultimamente in ampio modo Jug.Boeckh,
Corpus Inscript. Graecarum Part. IL N. 1G0. Negli scritti di
questi si possono rinvenire le più estese cognizioni risguardanti
questa iscrizione che non sono di nostro preciso scopo il riferirle.
(3) Substructionis fundationes eorum operimi fodiantur, «
queant iweniri, ab solido, et in solidum quantum ex amplitudine
operis prò ratione indebitar, extruanturque stradarci per totani
solum quam solidissima . Supraque terram parietes extiuantur
sub columnis dimidio crassiores, quam columnae sunt fidante,
utiftrmiora sint inferiora superioribus, quaestereùbalae appellan-
tur, nam excipiunt onera. [Fitruv. Liber III. e 3.
(4) Da Suida si designa la stereometria, axipio\is.xp/ia., come la
dimensione dei corpi solidi, e con steorema, azepsau-a, la solidità;
onde è che bene conviene a siffatte pareti di sostenimento il nome
designato da Vitruvio di stereobati, axzpzo^axax. In simil modo si
viene a conoscere con altre cose riferite da diversi scrittori, la
differenza che vi era tra gli stereobati, e gli stilobati, la quale di-
pendeva principalmente dall' essere i primi semplici muri interni
di sostruzione, ed i secondi esterni di decorazione.