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G. GATTI
costituiscono il più antico e il più prezioso documento dell'an-
tica cristianità di Tropea.
Ora una nuova iscrizione sepolcrale è stata rinvenuta nella
medesima regione della Calabria, ed appartiene alla stessa fa-
miglia di quelle che tornarono in luce nel 1857 e nel 1876.
Debbo la notizia di tale scoperta alla cortesia del lodato nob.
sig. Felice Toraldo, il quale mi ha anche trasmesso un buon
calco cartaceo del titoletto. La pietra è rotta inferiormente a
sinistra, e vi si legge:
La formola cui bene fecit, quantunque ricorra in altre iscri-
zioni isolate di luoghi diversi 1j per denotare colui che ebbe la
pietosa cura di seppellire onoratamente il defunto, è tuttavia
propria in modo particolare delle epigrafi cristiane di Tropea,
nelle quali essa si trova costantemente, senza neppure una sola
eccezione. E come in due delle iscrizioni già note si legge : cui
Itene fecit uxor et fèlie eius, e cui bene fecit uxor eius cum filiis
suis 2 ; così in questa il supplemento : cui bene (fecit) ubsor hui(us
et fili), si presenta di per se stesso spontaneo e naturale.
Del resto tutto il tenore dell'epigrafe è pienamente conforme
alle altre iscrizioni cristiane dello stesso territorio, le quali re-
cano soltanto il cognome del defunto, gli anni della sua vita,
1 V. de Bossi, Bull, di areheol. crist. 1873, p. 133.
2 A queste forinole corrispondono le altre: cui bene fecit maritus;
maritus et fili; Dir eius; filia et maritus; ]Water ipsius; e cui iene fece-
runt fili, o fili eius.
IANVARIVS QVI
IBIXIT ANNIS PL
SIC
MINVS ANNoS
XXXV CVI BEN W fecit
V B S o R^Wws et fili
G. GATTI
costituiscono il più antico e il più prezioso documento dell'an-
tica cristianità di Tropea.
Ora una nuova iscrizione sepolcrale è stata rinvenuta nella
medesima regione della Calabria, ed appartiene alla stessa fa-
miglia di quelle che tornarono in luce nel 1857 e nel 1876.
Debbo la notizia di tale scoperta alla cortesia del lodato nob.
sig. Felice Toraldo, il quale mi ha anche trasmesso un buon
calco cartaceo del titoletto. La pietra è rotta inferiormente a
sinistra, e vi si legge:
La formola cui bene fecit, quantunque ricorra in altre iscri-
zioni isolate di luoghi diversi 1j per denotare colui che ebbe la
pietosa cura di seppellire onoratamente il defunto, è tuttavia
propria in modo particolare delle epigrafi cristiane di Tropea,
nelle quali essa si trova costantemente, senza neppure una sola
eccezione. E come in due delle iscrizioni già note si legge : cui
Itene fecit uxor et fèlie eius, e cui bene fecit uxor eius cum filiis
suis 2 ; così in questa il supplemento : cui bene (fecit) ubsor hui(us
et fili), si presenta di per se stesso spontaneo e naturale.
Del resto tutto il tenore dell'epigrafe è pienamente conforme
alle altre iscrizioni cristiane dello stesso territorio, le quali re-
cano soltanto il cognome del defunto, gli anni della sua vita,
1 V. de Bossi, Bull, di areheol. crist. 1873, p. 133.
2 A queste forinole corrispondono le altre: cui bene fecit maritus;
maritus et fili; Dir eius; filia et maritus; ]Water ipsius; e cui iene fece-
runt fili, o fili eius.
IANVARIVS QVI
IBIXIT ANNIS PL
SIC
MINVS ANNoS
XXXV CVI BEN W fecit
V B S o R^Wws et fili