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Bulić, Frane: Scoperta del sarcofago di Primus Vescovo nipote di Domnione martire
DOI Seite / Zitierlink: https://doi.org/10.11588/diglit.18743#0284
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F. BULIC'
questo sarcofago sotto il muro del septum della basilica, così non
si ebbe allora coraggio di rimuoverlo da questa posizione, per
esaminare se portasse iscrizione l'altra parte, cioè quella rivolta
verso il muro del septum, e ciò per timore che il soprastante
muro non crollasse.
Ma l'anno corrente, nell'occasione dei sopradetti tasti ese-
guiti in alcune parti della basilica, si pensò di esaminare nuo-
vamente e meglio questo sarcofago. A questo scopo, prese le ne-
cessarie precauzioni, onde il muro colla soprastante colonna non
cadesse, venne forato da parte a parte il muro del septum e
precisamente nel punto dove si potea vedere presso a poco il
mezzo del davanzale del sarcofago. Se questo portava iscrizione,
si dovea vederla qui. Forato il muro, ed introdotto un lumicino,
la sera del 14 settembre 1900, si potè leggere la parola MAR-
TORES. Ciò era bastante. Nei giorni seguenti questo sarcofago
fu sterrato tutto intorno ed isolato da tutte le parti. E siccome
era rotto, fu estratto in pezzi, per essere nuovamente ricomposto
ed unito con arpesi. Fu collocato per ora sopra il livello del
suolo, però nella stessa posizione nella quale si trovava sotto
di questo, solamente che la facciata dell'iscrizione fu rivolta,
per poter essere leggibile, verso l'abside, anziché verso il muro
del septum.
Vicino a questo sarcofago ad una profondità di 1 m. fu estratto
un frammento di tegolo col bollo pansiana (Cat. Mus. n.° 691. F a).
Il sarcofago è di pietra calcare nostrana, alto 1,35 cm., com-
preso il coperchio, largo 2,02 cm., profondo ai lati 0,91 cm. Al
fianco sinistro ed al coperchio dietro è rotto e violato. A causa
del peso del coperchio e delle rotture, le sue pareti, special-
mente la facciata portante l'iscrizione, sono crepolate, per cui
fu necessario unirle con arpesi di bronzo. Tutto il fondo poi
del sarcofago è frantumato in più di venti pezzi, più grandi e
più piccoli. Questo non si può altrimenti spiegare se non colla
forte pressione esercitata dal pesante coperchio, giacente par-
F. BULIC'
questo sarcofago sotto il muro del septum della basilica, così non
si ebbe allora coraggio di rimuoverlo da questa posizione, per
esaminare se portasse iscrizione l'altra parte, cioè quella rivolta
verso il muro del septum, e ciò per timore che il soprastante
muro non crollasse.
Ma l'anno corrente, nell'occasione dei sopradetti tasti ese-
guiti in alcune parti della basilica, si pensò di esaminare nuo-
vamente e meglio questo sarcofago. A questo scopo, prese le ne-
cessarie precauzioni, onde il muro colla soprastante colonna non
cadesse, venne forato da parte a parte il muro del septum e
precisamente nel punto dove si potea vedere presso a poco il
mezzo del davanzale del sarcofago. Se questo portava iscrizione,
si dovea vederla qui. Forato il muro, ed introdotto un lumicino,
la sera del 14 settembre 1900, si potè leggere la parola MAR-
TORES. Ciò era bastante. Nei giorni seguenti questo sarcofago
fu sterrato tutto intorno ed isolato da tutte le parti. E siccome
era rotto, fu estratto in pezzi, per essere nuovamente ricomposto
ed unito con arpesi. Fu collocato per ora sopra il livello del
suolo, però nella stessa posizione nella quale si trovava sotto
di questo, solamente che la facciata dell'iscrizione fu rivolta,
per poter essere leggibile, verso l'abside, anziché verso il muro
del septum.
Vicino a questo sarcofago ad una profondità di 1 m. fu estratto
un frammento di tegolo col bollo pansiana (Cat. Mus. n.° 691. F a).
Il sarcofago è di pietra calcare nostrana, alto 1,35 cm., com-
preso il coperchio, largo 2,02 cm., profondo ai lati 0,91 cm. Al
fianco sinistro ed al coperchio dietro è rotto e violato. A causa
del peso del coperchio e delle rotture, le sue pareti, special-
mente la facciata portante l'iscrizione, sono crepolate, per cui
fu necessario unirle con arpesi di bronzo. Tutto il fondo poi
del sarcofago è frantumato in più di venti pezzi, più grandi e
più piccoli. Questo non si può altrimenti spiegare se non colla
forte pressione esercitata dal pesante coperchio, giacente par-