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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 6.1900

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Franchi de'Cavalieri, Pio: Dove fu scritta la leggenda di S. Bonifazio?
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https://doi.org/10.11588/diglit.18743#0224

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216

P. FRANCHI DE' CAVALIERI

Giuliano, narrata da Eusebio \ Giuliano, arrivando a Cesarea
da un viaggio (s£ à~oSv;px; à<pticÓM.svos), sente che dei cristiani
vengono martirizzati proprio ora. Senza por tempo in mezzo,
si avvia così come si trova (w; £'xsv T^ ó^ou) sul luogo
del martirio e, gettatosi al suolo, bacia ed abbraccia le sangui-
nose spoglie (cr/.yivwtf.o'.Ta)2 degli eroi (èn&ovtp Trspwv^sxsTàt, z>ikrr
ij.c.Ti toù; -xvTxç, à.57ìa'(óp.svo;). Còlto sull'atto dalle guardie, viene
immediatamente menato dinanzi al preside (ap/wv) che lo con-
danna a morte. Non è proprio il fatto del ravveduto amante di
Aglae, che giungendo da Eoma a Tarso e sentendo che dei mar-
tiri soffrono nell'anfiteatro, senza neanche scendere all'albergo,
corre ad abbracciarli e baciarli? 0 sarebbe illecito ritenere che
nella formazione della leggenda di Bonifazio ucciso in Tarso,
abbia influito la bella storia di Giuliano coronato in Cesarea?

È poi da notare come lo scrittore della leggenda bonifaziana
fa larghissimo, anzi eccessivo uso di .frasi scritturali, non abor-
rendo da certe maniere orientali contrarie all'indole della lingua
greca. Alla costruzione: etSsv aWcOv (y.âpTupa), izilov sfXTcaysv-a,
sopra accennata, aggiungerò due luoghi : 1° cap. 3, irceì to eu.òv
Xstijjavov sàv Sk^np, sì.cj ovom.cc jxaprupo; $é'/ji) auro, dove non bene
fu asserito 3 che l'èàv sta per Sv e che l'èrsi ne è disgiunto per
tmesi, mentre al contrario suret deve prendersi nel senso di
ì%,sìxx 4 intendendo : che se, se poi ecc. ; 2° cap. 4, sùótWov

1 Mart. Pai., 11, 25 ; Anal. Boll., 16, 1897, p. 138.

2 Nel frammento della redazione più ampia del Ve mart. Pai., leg-
gesi invece aù<jM-a. Circa il vocabolo ax-n-iw;j.a nel senso di spoglia mor-
tale, che occorre anche nella Pass. Bon., io non credo che l'agiografo
l'abbia tolto da Eusebio, con cui non sembra avere parentela letteraria,
ma piuttosto dai sacri Libri (cf. Peti-., 2, 1. 13. 14), dei quali, come tosto
dirò, fa larghissimo uso. Del resto, «ncàvwj*.? o mtôvo; (2 Cor., 5, 1. 4), é
abbastanza frequente negli scrittori cristiani (vedi p. es. Archel. ap.
Migne, P. 67., 10, 1044; Mal. 482, 9 Bonn.) e non cristiani (cf. la nota
dello Heinichen ad Eus., H. e, 3, 31, vol. I, p. 261).

3 Mazzocchi, p. 294, not. 12.

4 II Ta non potrebbe anche esser caduto a causa del tò susseguente ?
 
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