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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 3
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Perotti, Maria: L' opera di Gian Battista Gaulli in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0253

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L'OPERA DI GIAN BATTISTA GAULLI


ian Battista Gaulli, detto il Baciccio, nato in Genova nel 1639, si avviò al-

VJT l'arte sotto la guida di Luciano Borzone, e venne a Roma, a diciott'anni, fuggendo
la peste che faceva strage nella sua città natale. Egli portò con sè la forza feconda dell'arte
genovese, arte nuova, fiorita di colpo nel Seicento, sopra un terreno fino allora quasi sterile,
non schiava del passato, ma aperta alla visione dell'avvenire.

Il quadro della chiesa di San Rocco a via Ripetta (fig. 1), compiuto dal Baciccio nei
primi tempi della sua dimora in Roma, ha una forza di colore ignota ai pittori celebrati del
Seicento romano, al Sacchi e al Maratta, dipendenti nel colore, come nel disegno, dalla tra-
dizione cinquecentesca. Il quadro rappresenta San Rocco implorante dalla Vergine soccorso
per gli appestati, in atto di mostrare una madre e il suo bimbo stesi a terra: dietro il Santo
pellegrino, si curva Antonio Abate, guardando ai cadaveri, e dietro lo svolazzo del manto
di Maria, parapetto azzurro, sbucano due fanciulletti oranti. Nessuna ricerca di appro-
fondire lo spazio per via di movimenti obliqui, dello spediente artificioso derivato dal
Correggismo ai pittori romani, nessun tentativo di svolgere la composizione in profon-
dità: le figure affiorano tutte alla superficie, anche quando si torcono, come il San Rocco,
sopra sè stesse ; e, quasi stampate sul fondo tempestoso, si dispongono per archi paral-
leli profondamente scavati, formando una rosa di colori ardenti. Appena il San Rocco,
inginocchiato e proteso, dimostra l'impressione fatta dal Seicento romano sul giovane
pittore: "la persona aggirata, l'arco del manto intorno al braccio teso, lo snerva-
mento neo correggesco dei gesti, l'insolito languore di espressione ricordano partico
larmente opere del Maratta, sebbene le pieghettature nervose delle stoffe, lo spia-
namento della forma, e soprattutto il colore torrido, ci portino in un ambiente affatto
diverso da quello calmo, posato,, classicheggiante di Roma. Immobile e monumentale, la
Vergine, che richiama vagamente il Van Dyck, cioè ancora la pittura genovese, presenta
a Rocco il suo fanciullo biondo luminoso: la fulva luce dell'aureola della Madonna squarcia
le nuvole dietro la testa eretta, dando con la sua tinta infiammata la chiave al valore dei
toni. Dalle carni della Vergine, bruciate dal sole, a quelle biondo rosse del fanciullo, al
manto arancione dorato del Santo pellegrino è tutta una gamma di tonalità fulve, che
trovan raffreddamento nel pelo di seta giallo cinerea del cane, tocco da luci cristalline, bru-
ciore; nelle carni di rame di un angioletto e nella faccia di Sant'Antonio Abate, faccia di vec-
chio marinaio disseccata dal vento e dal sole, arrossata dalla salsedine marina. 11 giallo ros-
siccio dorato scende al giallo verdognolo e al giallo oro vecchio, sale alla porpora e al rame.
Tanta violenza di colorazione fulva, che fa pensare a Tiziano, dovette apparire sorprendente
a Roma, già abituata alle miti e fuse tinte, alle vaporose atmosfere correggesche. Essa ri-
vela il temperamento nervoso dell'artista, come lo rivelano le pieghe accartocciate seghet-

IN ROMA1

1 Non è mia intenzione di dare conto di tutte le opere del Baciccio a Roma, ma solo di rappre-
sentare l'arte sua in alcuni principali momenti.
 
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