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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 3
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0287

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

Storia dell'Arte in generale.

74. Fumagalli (Giuseppina). Leonardo prosa-
tore. Albrighi-Segati, 1015.

Di Leonardo da Vinci, che, per caso 0 a bella posta, ha la-
sciato così vaghe notizie di sè stesso, mentre non sono ricche
le fonti a lui estranee, tutti riconoscono l'anima bizzarra
nella sua grandezza e così poco accessibile all'indagine curiosa
degli eruditi e dei psicologi, eppure, forse appunto per il fa-
scino che esercita l'ignoto, spesso chi parla di lui vuol aver la
gloria di averne penetrato tutto il mistero.

Un esempio di codesta analisi psicologica ci è dato da Giu-
seppina Fumagalli che ha redatto il volume Leonardo pro-
satore.

LA. spiega meglio nei sottotitoli il suo intento di voler ri-
petere migliorando, il tentativo, del Solini e ilei Beltrami nel
mettere alla portata dei più una gran parte dell'opera Viuciana.
Il libro contiene una scelta di scritti varii con avvertenza di-
chiarativa preceduta da due saggi, nel primo dei quali intito-
lato L'uomo ci si vu_>l far rivivere l'immagine pensosa di Leo-
nardo, nell'altro si parla dei pregi artistici e stilistici della
prosa leonardiana.

Senza addentrarci nell'analisi minuta di questo lavoro, ci
limitiamo a qualche osservazione.

Il saggio sull'uomo, scritto in una forma oratoria (che ci
sembra un difetto in tale lavoro) ha affermazioni, a nostro pa-
rere, troppo decise. L'A. per esempio è persuasa che il da Vinci
fosse un eretico, o poco meno, spregiatore di grassi prelati e
di frati; ella ad ogni modo lo preferirebbe tale, malgrado quel
benedetto testamento che, in fin dei conti, non rappresenta
un capo di accusa, perchè ai tempi di Leonardo simili «ri-
torni alla fede erano più che mai capibili e giustificabili ».
Non riesci amo a comprendere da parte nostra tutti gli scettici
sorrisi che l'A. vede ad ogni frase di Leonardo; uè per la mi-
scredenza di lui ci sembrano validi argomenti le allegre storielle
che formano spesso la trama della novellistica italiana del
'300 e di cui anche l'A. ci ha dato qualche riscontro nell'opera
di Leonardo. Si aggiunga lo spirito originale e osservatore del
da Vinci e si avrà la moltiplicazione delle favole, novellette
e dei pensieri staccati che il nostro grande ha scritto alle volte
nei margini dei suoi trattati più astrusi di matematica e di
meccanica, quasi ad allentare l'arco della sua mente tesa.

Qualche ragionamento dell'A. è anche infondato per tale
rispetto. Che se Leonardo, spirito dedito principalmente alla
indagine positiva, si lasciò a volte sfuggire amare invettive
contro i suoi denigratori, i quali, ossequiosi forse troppo alla
tradizione e alla speculazione pura, lo gabellavano facilmente

per mago, non si può da ciò inferire che egli fosse dispregiatore
della tradizione stessa e di quel tanto calunniato medio-evo
da cui attinge invece a piene mani. Medievale infatti anzi sco-
lastico è l'adagio 0 nulla è nell'intelletto che non sia passato
nel senso », fatto suo da Leonardo, elevato quasi ad impresa
della propria attività scientifica. 1* noto poi che questo canone
scolastico ha origine aristotelica. Medievale, anzi cristiano, è
quel senso d'incontentabilità che agita non solo l'anima arti-
stica di Leonardo, ma la sua concezione della vita di cui sor-
prende anche le incongruenze reali 0 immaginarie, e per cui
ha spesso riflessioni che sembrano pessimiste e che ci paiono
avere molti punti di riscontro con il sano ascetismo cristiano.
Leonardo non sprezzò inconsideratamente ciò che aveva ac-
cumulato il medio-evo sì per lo sviluppo della civiltà moderna
che per il progresso delle scienze e dell'indagine positiva,
quest'ultima alle volte errata quanto agli scopi che si propo-
neva di raggiungere ( e ciò si dica dell'alchimia) ma più spesso
scientifica nell'uso dei mezzi. In molti casi egli era anche contro
la corrente delle nuove idee del suo tempo così tenace ammira-
tore dell'antichità classica.

Certo si è che l'opera molteplice e svariata del da Vinci
offre gran messe da scegliere, a ciascuno secondo i propri gusti,
e però bisogna essere guardinghi nel ricostruire la personalità
dell'autore: l'attività di lui fu, infatti, proteiforme quasi
come la natura che osservava e imitava di continuo.

Il concetto vero che il grande artista aveva di sè stesso e
dell'opera sua più che dai frammenti staccati di pensieri e da
ammaestramenti sparsi ovunque (di cui bisognerebbe volta a
volta conoscere le fonti, e dei quali è spesso impossibile de-
terminare lo scopo o il momento della concezione) si coni
prende da due sue lettere, una delle quali inviata al Moro
e l'altra ai fabbricieri del duomo di Piacenza, nella quale ul-
tima è singolare quel senso di scoraggiamento da cui era tor-
mentato, per la concorrenza di persone che riteneva asso-
lutamente incapaci.

Tale prudenza c circospezione di giudizio necessaria nel diffi-
cile campo dell'analisi dell'animo di Leonardo mi pare rispet-
tata solo ne\V Appendice sulle allegorie vinciane, dove giusta-
mente l'A. mette in guardia lo studioso dalla smania di voler
spiegare minutamente le numerose concezioni lasciate spesso
incompiute dall'artista o giunte a noi frammentarie, circai sog-
getti per emblemi e imprese varie. Anche in questo campo le
notizie biografiche e aneddotiche che possediamo sul da Vinci
non sono sufficienti per comprendere tutto ciò che vorremmo.

Nel secondo saggio l'A. ha voluto tentare di esporci i canoni
dell'estetica letteraria di Leonardo. Veramente si sarebbe an-
che desiderato conoscere la tecnica di lui come scrittore oltre

L'Arte. XIX, 31.
 
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