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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Disegni di Raffaello: (avanti la venuta in Roma)
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0361

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DISEGNI DI RAFFAELLO

(AVANTI LA VENUTA IN ROMA)

Iraccoglitori dei disegni dell'Urbinate, sempre molti e avidissimi, fecero nascere in
ogni tempo un gran numero di copiatori e imitatori, i quali, a po'per volta, via via
dimenticandosi il fine delle copie e delle imitazioni, spesso condotte per studio riverente
o per ricordo ammirativo, si contusero insieme coi falsificatori che copiarono o imitarono
a fine d'inganno. Niuno ebbe mai, più di Raffaello, tnrba di disegnatori al proprio seguito:
niuno, più di lui, ne fu svisato, mascherato, guasto. Tutta la vita del Grande ricostruita
sul fondamento di disegni, che la storia dell'arte riconosceva quali documenti sinceri e
irrefragabili, era tracciata sul falso: così, circa ai giorni dell'ultimo centenario dalla sua
nascita, per Eugenio Muntz, come per Crowe e Cavalcasene, che meglio avrebbero fatto
a fabbricare sul terreno molle che non sugli strati solidificati dell'errore. Al tempo di
quegli scrittori, qualche morelliana intuizione, e, dopo quel tempo, qualche diligenza ed
esperienza da raccoglitore speciale, suggerirono maggiore oculatezza nell'uso del materiale
grafico attribuito a Raffaello; ma non ci sembra che oggi ancora si sia sicuri nello
studiarlo e nell'adoprarlo. Per ciò noi ci proviamo a esaminare i disegni di lui, e, dopo
averne qui esposta una serie genuina, quella che si estende sino al momento della venuta
del Maestro a Roma, toccheremo della serie spuria e sospetta, per sgombrare il campo
da ogni nozione che turbi il fondo della storia di Raffaello, per quanto riguarda la genesi
delle sue idee, le abitudini della sua mano, le tendenze del suo spirito.

Un disegno primitivo a noi noto di Raffaello è quello da lui eseguito, al termine dei
suoi diciassette anni, per la pala dell 'Incoronazione di S. Nicola da Tolentino (figure I, z, 3)
a Città di Castello, pala ridotta da! terremoto a pezzi, de'quali due si serbano nel Museo
Nazionale di Napoli, uno nella Galleria di Brescia. Per ricostruirci idealmente l'ancona,
conviene far ricorso al disegno della collezione Wicar di lille e a un altro dell'Ashmo-
tean Museum di Oxford. Essi ci mostrano lo spuntare del predominio peruginesco in
luogo di quello di Timoteo della Vite. Nel recto del foglio di Lille, la figura dell'Eterno,
che tiene in alto la corona per cingerne il capo del beato Nicola da Tolentino, è stu-
diata da quella di un giovane nobilissimo, di un paggio elegante, attillato; Maria, che
pure appresta la corona, mantiene il tipo giovanile dolce, l'abbandono della vergine
Fortitiido del Cambio; e Agostino, che le fa riscontro, non ha l'austera espressione del
dottore della Chiesa. Intorno alla mandorla dell'Eterno le mezze figure di Maria e di
Agostino sembrano inscritte nella grande arcata del tempio, dove avviene l'incorona-
zione, oppure entro una mandorla ideale che ha il suo punto sommo nell'apice di quella
di Dio Padre, e si chiude, seguendo le curve de' corpi di Maria e d'Agostino, ai piedi del
beato, sul petto del demone vinto.
 
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