LE ARTIGLIERIE ITALIANE DEL RINASCIMENTO
349
secolo successivo, per assorgere, da ultimo,
gettate dai maestri fonditori del secolo XVI,
altre armi antiche, nelle repressioni del 1849.
Venne forse fuso, senza conoscerne il pregio
archeologico, per farne nuovi cannoni, ov-
vero, trafugato in quelle vicende, si troverà
ora a decoro di qualche privata raccolta
straniera. L'unica memoria rimasta di quel
modello, così prezioso per la storia dell'arte
del getto applicata alla fabbricazione delle
artiglierie, è il disegno (a 2/9 della grandezza
del vero) che l'Angelucci seppe distinguere
tra le tante bocche da fuoco rappresentate
in un'opera del Conte D'Arco, il quale era
il possessore del vaso mantovano.1
Segue di quattro anni la fabbricazione
della predetta artiglieria un documento, che
porta la data dell'11 febbraio 1326, tratto
dall'Archivio delle Riformagioni di Firenze,
pubblicato dal Gaye, 2 e prima di lui citato
dal Lami e dal Riccobaldi. I priori delle arti
ed il gonfaloniere di giustizia fanno prov-
visione che si elegg*ano due maestri per fare
o far fare palle di ferro e cannoni di metallo
[pilas seu palloctas ferreas et canones de
metallo), onde valersene nella difesa delle
città e castelli contro i nemici del Comune.
Le pilas seti palloctas ferreas indicano
chiaramente che tali proietti non possono
supporsi di ferro massellato e foggiato all'in-
cudine, ma è da ritenere fossero di ferro fuso,
impiegandosi allora indistintamente la voce
ferro tanto pei lavori a martello che per
quelli di getto. E in tal modo dimostrato
che fin dalla prima metà del secolo xiv si
fabbricavano in Italia quei proietti di metallo
fuso che dagli storici stranieri, ed anche dai
nostri scrittori, si vogliono inventati in Fran-
cia nella seconda metà del secolo xv.
Il documento fiorentino rivendica, inol-
tre, incontestabilmente al nostro paese il
merito di essere stato il primo a servirsi del
bronzo per le artiglierie da fuoco, se non
anche quello di averle prima delle altre na-
zioni adoperate di questa foggia e con tal
nome. I canones de metallo dovevano, in-
fatti, essere costruiti di bronzo, cioè di una
La loro accertata esistenza dimostra come ai
alla eccellenza dell'arte ornamentale in quelle
Il vaso mantovano andò disperso, insieme ad
Artiglierie italiane della prima metà del sec. xv
lega di rame e stagno, e talora anche di ottone,
vasi o mortai abbiano tenuto dietro nuovi stru-
1 Nuovi studi intorno all' economia politica del mu- 2 Carteggio inedito degli artisti, voi. II, pag. vi 11.
nicipio di Mantova ai tempi del medio evo in Italia del Prefazione,
conte Carlo D'Arco.
349
secolo successivo, per assorgere, da ultimo,
gettate dai maestri fonditori del secolo XVI,
altre armi antiche, nelle repressioni del 1849.
Venne forse fuso, senza conoscerne il pregio
archeologico, per farne nuovi cannoni, ov-
vero, trafugato in quelle vicende, si troverà
ora a decoro di qualche privata raccolta
straniera. L'unica memoria rimasta di quel
modello, così prezioso per la storia dell'arte
del getto applicata alla fabbricazione delle
artiglierie, è il disegno (a 2/9 della grandezza
del vero) che l'Angelucci seppe distinguere
tra le tante bocche da fuoco rappresentate
in un'opera del Conte D'Arco, il quale era
il possessore del vaso mantovano.1
Segue di quattro anni la fabbricazione
della predetta artiglieria un documento, che
porta la data dell'11 febbraio 1326, tratto
dall'Archivio delle Riformagioni di Firenze,
pubblicato dal Gaye, 2 e prima di lui citato
dal Lami e dal Riccobaldi. I priori delle arti
ed il gonfaloniere di giustizia fanno prov-
visione che si elegg*ano due maestri per fare
o far fare palle di ferro e cannoni di metallo
[pilas seu palloctas ferreas et canones de
metallo), onde valersene nella difesa delle
città e castelli contro i nemici del Comune.
Le pilas seti palloctas ferreas indicano
chiaramente che tali proietti non possono
supporsi di ferro massellato e foggiato all'in-
cudine, ma è da ritenere fossero di ferro fuso,
impiegandosi allora indistintamente la voce
ferro tanto pei lavori a martello che per
quelli di getto. E in tal modo dimostrato
che fin dalla prima metà del secolo xiv si
fabbricavano in Italia quei proietti di metallo
fuso che dagli storici stranieri, ed anche dai
nostri scrittori, si vogliono inventati in Fran-
cia nella seconda metà del secolo xv.
Il documento fiorentino rivendica, inol-
tre, incontestabilmente al nostro paese il
merito di essere stato il primo a servirsi del
bronzo per le artiglierie da fuoco, se non
anche quello di averle prima delle altre na-
zioni adoperate di questa foggia e con tal
nome. I canones de metallo dovevano, in-
fatti, essere costruiti di bronzo, cioè di una
La loro accertata esistenza dimostra come ai
alla eccellenza dell'arte ornamentale in quelle
Il vaso mantovano andò disperso, insieme ad
Artiglierie italiane della prima metà del sec. xv
lega di rame e stagno, e talora anche di ottone,
vasi o mortai abbiano tenuto dietro nuovi stru-
1 Nuovi studi intorno all' economia politica del mu- 2 Carteggio inedito degli artisti, voi. II, pag. vi 11.
nicipio di Mantova ai tempi del medio evo in Italia del Prefazione,
conte Carlo D'Arco.