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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 2
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D'Ancona, Paolo: Le rappresentazioni allegoriche delle arti liberali nel medio evo e nel rinascimento, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0180

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PAOLO D'ANCONA

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suddivisioni, rispondenti ai quattro generi principali di componimenti poetici: commedia, tra-
gedia, elegia ed epopea.

La classificazione del medio evo, qualora si ponga mente all’ampio significato da attri-
buirsi alle tre discipline del Trivio, fu invece, come abbiamo detto, più organica; dacché in
questo egli volle rappresentare tutte le arti della parola, e nel Quadrivio racchiudere le scienze,
le quali, osserva il Didron, posson considerarsi come generatrici delle prime.

Pertanto, pur prescindendo dal valore intrinseco e dalle differenze formali che si riscon-
trano tra i due canoni, sotto più aspetti essi ci mostrano un’intima correlazione, già intuita
nel medio evo da Fabio Planciade Fulgenzio,1 il quale non si peritava di chiamar le Muse
« modi doctrinae et scientiae ». Nel Rinascimento si andò molto più innanzi, e, cosa non ten-
tata neppure da Dante, col Salutati le Muse vengono proprio ad identificarsi colle discipline
del Trivio e del Quadrivio.2 3 Messer Coluccio in una epistola poetica diretta a Magistro Barto-
lomeo de Regno, suggerisce all’amico di evocare le Muse a proprio profitto, visto che da quelle
divinità egli potrà conseguire la sapienza: da Calliope avrà le cognizioni musicali e da Polimnia
le matematiche; Erato gl’insegnerà la geometria ed Euterpe l’astrologia, ristretta alla cogni-
zione dei fenomeni celesti, non già presuntuosamente rivolta alla vana indagine del futuro; Talia
potrà accrescergli la naturai capacità dell’intelletto; Clio apprendergli la grammatica, Melpomene
la logica, Urania la retorica; Tersicore infine gli svelerà i segreti della filosofia, e i principj
d’ogni scienza sì morale che naturale, e le norme necessarie a vivere nell’umano consorzio.

In una dissertazioncella poi, rinvenuta da Francesco Novati in uno zibaldone di scrit-
ture mitologiche e storiche del secolo XV, il Salutati ritorna su questi stessi concetti e
spiega le ragioni che lo inducono a stabilire questa identificazione delle Muse colle Arti.

Se ci volgiamo adesso a ricercarne l’origine, dobbiamo subito confessare che non è
facile lo stabilire con sicurezza chi sia stato il primo a ricorrere a sì provvida classifica-
zione: per la sua natura formale ed astratta, essa può esser stata lungo tempo nella coscienza
comune, innanzi che alcuno ne facesse menzione e la consacrasse negli scritti. Generalmente
si tende a riconoscervi una concezione alessandrina, e, secondo alcuni ne sarebbe autore
Filone Giudeo,5 secondo altri Porfirio.4 Però anche in tempi anteriori, e nello stesso mondo
romano, si posson rinvenire tentativi di classificare il sapere, sebbene tutti, o per abbon-
danza o per difetto, differiscano dal canone che fu poi accettato dal medio evo. Quintiliano nelle
Institutiones Oratoria* (I, io), venendo a trattare dell’ « orbem illuni doctrinae quam Graeci
èyx.v/.'Xiov iraiSstav vocant », stabilisce che alla grammatica, la quale comprende in sé la
« enarrationem historiarum », tenga dietro lo studio della musica e della geometria, nella
quale, suddivisa « in numeros et formas » riconosce la potenza di « tollere ad rationem usque
mundi»; e così viene implicitamente ed ammettere nell’ambito di una sola disciplina l’arit-
metica, la geometria e l’astronomia. Classificazione manchevole è la sua, al par di quella di
Seneca (Lettera 88), il quale solamente accenna alla grammatica, geometria, musica, aritme-
tica ed a quell’arte « quae caelestium notitia continetur », tralasciando le altre. Nondimeno
anche innanzi a Quintiliano ed a Seneca una più completa classificazione del sapere umano
fu tentata, e la dobbiamo a quell’uomo insigne a cui, come fu detto, non sfuggì>alcuna delle
cose umane e divine. Scrisse Varrone negli ultimi anni della vita sua « Libri novera disci-
plinarum », adesso perduti, ne’ quali ad una ad una passava in rassegna, come sapientemente
ha dimostrato il Ritschl,! quelle che poi saranno le sette arti liberali, più la medicina e l’archi-
tettura, destinate a scomparire nel canone scolastico come scienze troppo umane e terrene.

1 F. Novati, Epistolario di C. Salutati, Roma,
1893, voi. II, pag. 345-346.

2 Idem., idem.

3 Ozanam, Dante et la philosophie catholique au
XIII siècle, Paris, 1859, pag. 75.

4 P. Gabriel Meier, Die Sieben Freien hùnste

ìm Mittelalter, pag. 4 ; vedi Iahresberii ht iiber dìe
Lehr- und Er zìehungs - Anstalt des II e ned itti ner-St i/tes
Maria Einsiedeln im studienjahre, 1885-86.

5 Fridirici Ritschelii, Opuscula philologica, Lip-
siae, 1877, voi. HI» cap. XI; De M. T. Varronis,
Disciplinarum libris commentarius.
 
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