MISCELLANEA
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dubito, di distruggere l’attuale andito, ampio ma in-
comodo, che serve d’ingresso al palazzo. In tal modo
si ovvierebbe all’inconveniènte grave dello scalone
aperto sul cortile, mentre col totale ripristino della
« Loggia > esso resterebbe completamente al coperto,
potendovisi accedere dalla loggia medesima.
Dalla piccola parte dell’antica costruzione (circa un
quarto della sua lunghezza totale, ch’è maggiore della
lunghezza del loggiato esterno, rappresentato nella foto-
grafia) già ripristinata, si può dedurre fin d’adesso l’ef-
fetto magnifico della vastissima loggia, alta circa m. 8,
larga 13 e lunga 36, con vòlte a crocera impostale su
rosimilmente una sola porta d’accesso e che era illu-
minata da una serie di finestre, praticate a una certa
altezza, sulla parete vòlta a mezzogiorno.
Taluno ha domandato: Chi sarà l’autore della
« Loggia ? »
Non sembrami possibile poter rispondere a tale
domanda ; per certe irregolarità nel girare degli archi
non tutti esattamente eseguiti a pieno centro; per
certe differenze nelle dimensioni dei capitelli e delle
colonne, egualmente sottili e ben piantate, ma non
tutte eguali di diametro,1 si può argomentare che la
costruzione dovesse sorgere in breve tempo, forse af-
Ascoli Piceno. Piazza Arringo, Cattedrale e Palazzo comunale
14 colonne e sui pilastri corrispondenti lungo le pa-
reti. Quale altro palazzo comunale delle Marche potrà
vantare un locale uguale a questo per dimensioni, ele-
ganza ed importanza storica?
Le agili colonne, disposte su due file, poggiano su
semplici dadi di pietra e i capitelli cubiformi, diversi
fra loro in altezza, non hanno ornamenti di sorta al-
l’infuori di poche e semplici modinature. Alla som-
mità dei pilastri gira intorno una cornice d’imposta,
formata da una semplice eppure caratteristica gola
difesa da un grosso listello ; gotica nella forma e quale
si vede ripetuta in molte costruzioni ascolane del
medioevo.
Insieme con una parte della loggia si è riaperto in
questi giorni, verso il cortile del palazzo, un grande
arco del secolo xii, pel quale si accede al vestibolo
(anch’esso sin qui non noto) dell’antica sala del po-
polo. Tale vestibolo è largo m. 4.40 e lungo quanto
è larga la loggia, cioè circa 13 m.
Da ciò si può stabilire che il principale ingresso
del vecchio edificio trovavasi in origine dalla parte
opposta all’attuale ingresso; che la loggia aveva ve-
frettatamente e senza la direzione di un vero e proprio
architetto. D’altra parte noi sappiamo come anche qui
nel medioevo e lungo il rinascimento vi fossero mae-
stranze di scalpellini e muratori a cui venivano affidati
gli edifici più importanti del luogo ; ed anche questa
loggia, col resto dell’antico palazzo, sta, a parer mio,
ad attestare la presenza in Ascoli di dette compagnie
di costruttori e tagliapietre; così, come, più tardi, dette
maestranze dovettero avere gran parte nella erezione
di quell’ insigne monumento che è la chiesa di San Fran-
cesco.
A quale epoca appartiene la geniale costruzione
ascolana?
Risalendo alle memorie storiche della città dopo il
mille, e considerata l’ampiezza e sopratutto la ele-
ganza nell’ insieme della costruzione, assolutamente
superiori alle costruzioni dell’epoca longobarda, a me
pare si possa rispondere senza tema di errare che le
1 Misurano tutte all’ incirca 50 centimetri di diametro ; sol-
tanto che alcune hanno parti del fusto più strette di 2 ed anche
di 3 centimetri.
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dubito, di distruggere l’attuale andito, ampio ma in-
comodo, che serve d’ingresso al palazzo. In tal modo
si ovvierebbe all’inconveniènte grave dello scalone
aperto sul cortile, mentre col totale ripristino della
« Loggia > esso resterebbe completamente al coperto,
potendovisi accedere dalla loggia medesima.
Dalla piccola parte dell’antica costruzione (circa un
quarto della sua lunghezza totale, ch’è maggiore della
lunghezza del loggiato esterno, rappresentato nella foto-
grafia) già ripristinata, si può dedurre fin d’adesso l’ef-
fetto magnifico della vastissima loggia, alta circa m. 8,
larga 13 e lunga 36, con vòlte a crocera impostale su
rosimilmente una sola porta d’accesso e che era illu-
minata da una serie di finestre, praticate a una certa
altezza, sulla parete vòlta a mezzogiorno.
Taluno ha domandato: Chi sarà l’autore della
« Loggia ? »
Non sembrami possibile poter rispondere a tale
domanda ; per certe irregolarità nel girare degli archi
non tutti esattamente eseguiti a pieno centro; per
certe differenze nelle dimensioni dei capitelli e delle
colonne, egualmente sottili e ben piantate, ma non
tutte eguali di diametro,1 si può argomentare che la
costruzione dovesse sorgere in breve tempo, forse af-
Ascoli Piceno. Piazza Arringo, Cattedrale e Palazzo comunale
14 colonne e sui pilastri corrispondenti lungo le pa-
reti. Quale altro palazzo comunale delle Marche potrà
vantare un locale uguale a questo per dimensioni, ele-
ganza ed importanza storica?
Le agili colonne, disposte su due file, poggiano su
semplici dadi di pietra e i capitelli cubiformi, diversi
fra loro in altezza, non hanno ornamenti di sorta al-
l’infuori di poche e semplici modinature. Alla som-
mità dei pilastri gira intorno una cornice d’imposta,
formata da una semplice eppure caratteristica gola
difesa da un grosso listello ; gotica nella forma e quale
si vede ripetuta in molte costruzioni ascolane del
medioevo.
Insieme con una parte della loggia si è riaperto in
questi giorni, verso il cortile del palazzo, un grande
arco del secolo xii, pel quale si accede al vestibolo
(anch’esso sin qui non noto) dell’antica sala del po-
polo. Tale vestibolo è largo m. 4.40 e lungo quanto
è larga la loggia, cioè circa 13 m.
Da ciò si può stabilire che il principale ingresso
del vecchio edificio trovavasi in origine dalla parte
opposta all’attuale ingresso; che la loggia aveva ve-
frettatamente e senza la direzione di un vero e proprio
architetto. D’altra parte noi sappiamo come anche qui
nel medioevo e lungo il rinascimento vi fossero mae-
stranze di scalpellini e muratori a cui venivano affidati
gli edifici più importanti del luogo ; ed anche questa
loggia, col resto dell’antico palazzo, sta, a parer mio,
ad attestare la presenza in Ascoli di dette compagnie
di costruttori e tagliapietre; così, come, più tardi, dette
maestranze dovettero avere gran parte nella erezione
di quell’ insigne monumento che è la chiesa di San Fran-
cesco.
A quale epoca appartiene la geniale costruzione
ascolana?
Risalendo alle memorie storiche della città dopo il
mille, e considerata l’ampiezza e sopratutto la ele-
ganza nell’ insieme della costruzione, assolutamente
superiori alle costruzioni dell’epoca longobarda, a me
pare si possa rispondere senza tema di errare che le
1 Misurano tutte all’ incirca 50 centimetri di diametro ; sol-
tanto che alcune hanno parti del fusto più strette di 2 ed anche
di 3 centimetri.