OPERE DI SCULTURA NELLE MARCHE
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l'aquila. Se fossero stati eseguiti tutti alla fine del '400, sarebbe assurda questa differenza
paleografica, che si spiega soltanto con l'opera di restauro parziale fatta da Polidoro, re-
stauro che ha lasciato intatta la figura conservata (l'angelo), mentre ha sostituito con nuove
sculture le figure logorate (il toro e l'aquila). Anche la figura del Cristo nella decorazione
trecentesca del rosone fu conservata, come dimostra la gotica forma delle pieghe nel fram-
mento conservato (n. 22).
D'altronde quale forma d'arte fosse usata a Camerino al tempo di Giulio Cesare Va-
rano sappiamo non solo dall'architettura del suo palazzo, ma anche dalla scultura di angelo
recante lo stemma dei Varano e la sigla di Giulio Cesare (fig. 4), già nell'ospedale Civico
di Camerino, ora nel Museo (n. 7). Ivi gli svolazzi del drappo e lo stiacciato delle forme
ricordano, in forma rozza, l'arte di Agostino di Duccio. E appunto Polidoro di Stefano fu
a Perugia collaboratore di Agostino di Duccio.
L'angelo porta stemma dell'Ospedale, e non certo il portale di S. Venanzio, può essere
l'opera di Polidoro di Stefano.
Liberi dunque dalla erronea tradizione del Lili, possiamo meglio comprendere l'opera
d'arte. La sua affinità con la porta della facciata orientale del Palazzo dei Priori a Perugia
Fig. 4 — Polidoro di Stefano ? Angelo porta-stemma. Camerino, Museo
è evidente. Lo strombo è costituito da un susseguirsi di pilastri angolari muniti di
decorazione fogliacea e di cordonate a spirale, continuanti in un'arcata di sesto allargato,
e mascherati, nel punto di attacco con l'arco, da un architrave trasformato in una
successione di capitelli. Logicamente questo architrave continua sulla porta a sostener
la lunetta nel portale di Perugia; in quello di Camerino invece si attenua e frantuma
in una serie di sottili mensolette fra le quali spuntano a basso rilievo le figure del
Cristo fra i dodici Apostoli. Le affinità dell'insieme diminuiscono nei particolari. L'ese-
cuzione del portale perugino è più fine e trita, quella del portale camerte più energica
e sommaria.
Non è tuttavia possibile di supporre che l'autore del portale sia un artista locale: tale
e tanta è l'abilità del lavoro, così sapiente la disposizione delle masse, che solo una grande
scuola può spiegarne il valore. E, per ciò ch'io conosco, è questa l'opera maggiore che la
scultura decorativa del Trecento abbia, lasciato nelle Marche.
Nella lunetta del portale si conservano le statue della Madonna col Bambino (fig. 5)
e di S. Porfirio; quella di S. Venanzio della lunetta, quelle di Gabriele e dell'Annunziata ai
lati del portale sono disparite.
La struttura della Madonna rivela, meglio che gli altri elementi del portale, la natura
dell'artefice che ne fu l'autore. L'impostatura della statua, con il corpo eretto, con le pieghe
della veste che, cadenti a terra formano al gruppo una specie di piedistallo architettonico, ha
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l'aquila. Se fossero stati eseguiti tutti alla fine del '400, sarebbe assurda questa differenza
paleografica, che si spiega soltanto con l'opera di restauro parziale fatta da Polidoro, re-
stauro che ha lasciato intatta la figura conservata (l'angelo), mentre ha sostituito con nuove
sculture le figure logorate (il toro e l'aquila). Anche la figura del Cristo nella decorazione
trecentesca del rosone fu conservata, come dimostra la gotica forma delle pieghe nel fram-
mento conservato (n. 22).
D'altronde quale forma d'arte fosse usata a Camerino al tempo di Giulio Cesare Va-
rano sappiamo non solo dall'architettura del suo palazzo, ma anche dalla scultura di angelo
recante lo stemma dei Varano e la sigla di Giulio Cesare (fig. 4), già nell'ospedale Civico
di Camerino, ora nel Museo (n. 7). Ivi gli svolazzi del drappo e lo stiacciato delle forme
ricordano, in forma rozza, l'arte di Agostino di Duccio. E appunto Polidoro di Stefano fu
a Perugia collaboratore di Agostino di Duccio.
L'angelo porta stemma dell'Ospedale, e non certo il portale di S. Venanzio, può essere
l'opera di Polidoro di Stefano.
Liberi dunque dalla erronea tradizione del Lili, possiamo meglio comprendere l'opera
d'arte. La sua affinità con la porta della facciata orientale del Palazzo dei Priori a Perugia
Fig. 4 — Polidoro di Stefano ? Angelo porta-stemma. Camerino, Museo
è evidente. Lo strombo è costituito da un susseguirsi di pilastri angolari muniti di
decorazione fogliacea e di cordonate a spirale, continuanti in un'arcata di sesto allargato,
e mascherati, nel punto di attacco con l'arco, da un architrave trasformato in una
successione di capitelli. Logicamente questo architrave continua sulla porta a sostener
la lunetta nel portale di Perugia; in quello di Camerino invece si attenua e frantuma
in una serie di sottili mensolette fra le quali spuntano a basso rilievo le figure del
Cristo fra i dodici Apostoli. Le affinità dell'insieme diminuiscono nei particolari. L'ese-
cuzione del portale perugino è più fine e trita, quella del portale camerte più energica
e sommaria.
Non è tuttavia possibile di supporre che l'autore del portale sia un artista locale: tale
e tanta è l'abilità del lavoro, così sapiente la disposizione delle masse, che solo una grande
scuola può spiegarne il valore. E, per ciò ch'io conosco, è questa l'opera maggiore che la
scultura decorativa del Trecento abbia, lasciato nelle Marche.
Nella lunetta del portale si conservano le statue della Madonna col Bambino (fig. 5)
e di S. Porfirio; quella di S. Venanzio della lunetta, quelle di Gabriele e dell'Annunziata ai
lati del portale sono disparite.
La struttura della Madonna rivela, meglio che gli altri elementi del portale, la natura
dell'artefice che ne fu l'autore. L'impostatura della statua, con il corpo eretto, con le pieghe
della veste che, cadenti a terra formano al gruppo una specie di piedistallo architettonico, ha