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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: La cupola del duomo di Parma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0123

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LA CUPOLA DEL DUOMO DI PARMA

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la lotta del piccolo Ercole col serpe in tanti scomparti divisi da finestre ornate negli
stipiti di fiocchi intrecciati a corolle di tulipano e trattenuti dalle molli zampe di una
sfinge, che esce con movimento di serpe dal timpano, sotto una pioggia di diafani riflessi
scorrenti dall'alto giù per le liscie carni. Dal contrasto con le molli forme del fmsto
femmineo, compresso nella breve apertura del timpano, col lento gocciar dei pendini
fiocchi lungo lo stipite, con lo strisciar faticoso della sfinge, trae impeto maggiore il mo-
vimento aggirato a vortice delle grandi foglie di acanto marmoree nella fascia degli
Ercoli, il balzo delle palle d'oro nell'ombra, la tensione dei nastri cadenti dalle spalle dei
putti (figg. 16-19). Per la prima volta, il Correggio sostituisce, in un fregio decorativo,

Fig. 18 — Antonio Allegri, detto il Cor- Fig. 19 — Antonio Allegri, detto il Cor-
reggio: Particolare di fregio tra i pen- reggio: Particolare di fregio tra i pen-
nacchi. Parma, Cupola del Duomo. — nacchi. Parma, Cupola del Duomo. —
(Fot. del Ministero dell'istruz.). (Fot. del Ministero dell'istruz.).

l'alto rilievo al basso rilievo. Le forme escono con forte sbalzo dall'ombra, ogni linea si
slancia con impeto di molla che scocchi: le marmoree volute di acanto confondon le loro
spire con le spire del serpe, che si nasconde tra esse, ed esce dai loro cartocci, ondula nel-
l'aria, si avvinghia intorno al corpo del putto, vibra davanti al suo volto, o impaurito, o
ridente, la lingua forcuta. Dal mazzo delle foglie, con la fiera, sgusciano frutta d'oro; le cor-
nucopie si snodano con movimento vipereo; mordono, con le appuntite lingue' delle foglie
cadenti, il viscido corpo del serpe; le pesanti strisele di nastro, stirate dalle elastiche spire
del fogliame e dai violenti scatti del putto, ondulano nell'aria. Il piccolo atleta sguscia
tra le foglie ridendo, si ritrae atterrito al drizzarsi dell'orrida testa, l'allontana dal volto
stringendola fra le mani; e le forme del putto, del serpe, dei nastri, delle cornucopie, si
confondono nei rapidi mulinelli, si allacciano in nervosi intrecci, si scambiano linee, si
assimilano per l'identità di moto. Il pittore dei quieti morocromati della camera di San
Paolo ci dà, con l'ardita stilizzazione dei monocromati del Duomo, anch'essi ravvivati
da un lampo dei suoi prediletti colori, un fiore precoce di decorazione barocca, per il
volume della forma e il suo movimento vorticoso.

Sopra il tamburo della cupola, per creare una base architettonica alla visione della
gran rosa dei Beati aggirata dal vento e aumentare l'illusione dello sfondo, il Correggio
costruisce una balaustra ottagonale marmorea, sfaccettata, interrotta da otto oculi e,
agli angoli, da otte candelabri ardenti (fig. 20-23). Sul breve piedistallo dell'ara gigan-
tesca, popolata di geni che celebrano con riti pagani, con profumi e sacrificali patere, il
trionfo di Maria, sfila la processione degli Apostoli sorpresi dalla visione di festa: passano
lenti e solenni, si fermano inebriati o, presi da delirio, inoltrano a passo di danza, adorando
 
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