I PITTORI DA SANTACROCE
183
nel S. Giovannino e nel manto rovesciato Sul della secchezza e dello speciale colore bruciato
capo della Vergine; in quanto agli angeli ci basti prediletto dai pittori veronesi.1
ricordare quelli della Madonna di Brera. Quello che invece mi pare si possa dedurre da
Nè sembri troppo strano che questo quadio tutto questo, se è vero che uguali risultati sono
del Louvre, pur nella scorrezione grandissima e il prodotto di cause uguali, si è che già nelle prime
nella stupidità non poca sia parso tanto interes- opere del Correggio appare chiara l'intromissione
sante da poter essere attribuito al Correggio o di vivaci influenze venete, le quali fattesi sempre
alla sua scuola.1 Che niuna attribuzione fu certo più complesse col tempo, forse per il sentore dei-
più verosimile di questa, come ci avverte il con- l'opera stessa di Giorgione, e congiunte con il
l'ronto con la Madonnina degli Uffici, superiore satirino sorriso, con le levigature e l'ombreggiar
Fig. 6 - A. Mantegna: Sarra Conversazione
Torino, Pinacoteca — (Fot. Alinari).
solo per la sensibilità disegnativa e per l'ambiguo
caratteristico sorriso; in quanto per voler accor-
dare troppi elementi discordi anche l'Allegri non
seppe uscire nelle prime opere, rigidamente man-
tegnesche, dalla mediocrità. D'altra parte non
so che cosa abbia potuto indurre critici insigni,
come il Morelli e il Berenson a pensare a G. F. Ca-
roto davanti a un'opera dalle carni lattee e senza
consistenza, come fossero di panna montata, dai
vivaci colori in tutto corrispondenti a quelli del-
l'Adorazione dei Magi di Berlino, e recentemente
il Richter al fratello del primo Caroto, Giovanni;
nè che cosa se non l'istigazione del caratteristico
limone faccia mantenere al Louvre il nome di
Gerolamo dai Libri, quando nulla è nel quadro
1 II primo a proporre questo battesimo tu G, Rosini
nella Storia della Pittura Italiana (1839-54-t. IV, p. 224);
attribuzione ripresa poi dal Thode {Iahrbitch prussiano,
tomo VII, 18131, pp. 111-112). A. Venturi (L'Arte, 1901, pa-
gina 313-5) credette dovesse spettare piuttosto alla scuola,
e non a torto sospettò nell'autore dell'Epifania berlinese
una specie di pseudo Correggio.
vinciano, bene ci spiegano certe seduzioni e certi
languori presecenteschi del pittore delle Grazie.
FRANCESCO RIZZO.
Francesco di Bernardo de' Vecchi, detto Ga-
lizzi, e più comunemente Rizzo, forse a cagione
della crespa capigliatura, è il diretto discepolo di
Francesco di Simone, l'erede della sua bottega.
Figlio di Bernardo « mensurator frumenti » che
ci appare come teste il 29 gennaio 1905,2 è nomi-
nato per la prima volta, l'abbiamo visto, il 28 ot-
tobre 1508, nel testamento del maestro, di cui
non fu altro che un'edizione parecchio peggiorata.
Nel 1516 pare dovesse essere abbastanza avanti
in età, giacché vediamo il 20 aprile di quell'anno
testare la moglie di lui Andriana, figlia di ser
1 Cir.: G. Morelli, Die Galerien zu Munchen, ecc. 1891,
p. 165; B. Berenson, Noiih Italian Painters, 1907, p. 189;
G. Frizzoni, L'Arte, 1906, p. 413.
2 Archivio di Stato, Venezia, Testamenti, Atti di Marco
Tassi, B." 999, n. 202. » .
183
nel S. Giovannino e nel manto rovesciato Sul della secchezza e dello speciale colore bruciato
capo della Vergine; in quanto agli angeli ci basti prediletto dai pittori veronesi.1
ricordare quelli della Madonna di Brera. Quello che invece mi pare si possa dedurre da
Nè sembri troppo strano che questo quadio tutto questo, se è vero che uguali risultati sono
del Louvre, pur nella scorrezione grandissima e il prodotto di cause uguali, si è che già nelle prime
nella stupidità non poca sia parso tanto interes- opere del Correggio appare chiara l'intromissione
sante da poter essere attribuito al Correggio o di vivaci influenze venete, le quali fattesi sempre
alla sua scuola.1 Che niuna attribuzione fu certo più complesse col tempo, forse per il sentore dei-
più verosimile di questa, come ci avverte il con- l'opera stessa di Giorgione, e congiunte con il
l'ronto con la Madonnina degli Uffici, superiore satirino sorriso, con le levigature e l'ombreggiar
Fig. 6 - A. Mantegna: Sarra Conversazione
Torino, Pinacoteca — (Fot. Alinari).
solo per la sensibilità disegnativa e per l'ambiguo
caratteristico sorriso; in quanto per voler accor-
dare troppi elementi discordi anche l'Allegri non
seppe uscire nelle prime opere, rigidamente man-
tegnesche, dalla mediocrità. D'altra parte non
so che cosa abbia potuto indurre critici insigni,
come il Morelli e il Berenson a pensare a G. F. Ca-
roto davanti a un'opera dalle carni lattee e senza
consistenza, come fossero di panna montata, dai
vivaci colori in tutto corrispondenti a quelli del-
l'Adorazione dei Magi di Berlino, e recentemente
il Richter al fratello del primo Caroto, Giovanni;
nè che cosa se non l'istigazione del caratteristico
limone faccia mantenere al Louvre il nome di
Gerolamo dai Libri, quando nulla è nel quadro
1 II primo a proporre questo battesimo tu G, Rosini
nella Storia della Pittura Italiana (1839-54-t. IV, p. 224);
attribuzione ripresa poi dal Thode {Iahrbitch prussiano,
tomo VII, 18131, pp. 111-112). A. Venturi (L'Arte, 1901, pa-
gina 313-5) credette dovesse spettare piuttosto alla scuola,
e non a torto sospettò nell'autore dell'Epifania berlinese
una specie di pseudo Correggio.
vinciano, bene ci spiegano certe seduzioni e certi
languori presecenteschi del pittore delle Grazie.
FRANCESCO RIZZO.
Francesco di Bernardo de' Vecchi, detto Ga-
lizzi, e più comunemente Rizzo, forse a cagione
della crespa capigliatura, è il diretto discepolo di
Francesco di Simone, l'erede della sua bottega.
Figlio di Bernardo « mensurator frumenti » che
ci appare come teste il 29 gennaio 1905,2 è nomi-
nato per la prima volta, l'abbiamo visto, il 28 ot-
tobre 1508, nel testamento del maestro, di cui
non fu altro che un'edizione parecchio peggiorata.
Nel 1516 pare dovesse essere abbastanza avanti
in età, giacché vediamo il 20 aprile di quell'anno
testare la moglie di lui Andriana, figlia di ser
1 Cir.: G. Morelli, Die Galerien zu Munchen, ecc. 1891,
p. 165; B. Berenson, Noiih Italian Painters, 1907, p. 189;
G. Frizzoni, L'Arte, 1906, p. 413.
2 Archivio di Stato, Venezia, Testamenti, Atti di Marco
Tassi, B." 999, n. 202. » .