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GIUSEPPE FIOCCO
Vincenzo.1 L'unico documento che ne riguardi
direttamente l'attività artistica è il contratto
ch'egli stipula il 15 settembre 1517 per S. Maria
di Serina, col rettore Lorenzo de Cararia, di di-
pingere un'ancona con le figure di vari santi, in
modo che fosse pronta, come Ju, per il maggio
dell'anno seguente.2 Il veder citata come termine
di paragone per l'opera la pala di Leprenno,
ch'essa avrebbe dovuto superare o almeno ugua-
gliare è anch'esso riprova dell'appartenenza di
quest'ultima a Francesco di Simone.
Fra un'opera di quella maniera che si voleva,
e tale appare dai frammenti che ne restano in
Si tu. Estranee all'arte sono tutte le altre testimo-
nianze documentali, fra cui abbastanza note-
vole la prima, in quanto ci fa conoscere l'esistenza
di un m.° Vincenzo, fratello di Francesco, pittore,
per certe questioni riguardanti la di lui sepoltura:
un compromesso del 3 gennaio 1531 e il lodo ar-
bitrale emesso quindici giorni dopo.
Gli altri dati che riguardano più propriamente
il Rizzo, del 19 agosto 1532,2 25 settembre 1539,4
14 marzo 5 e 21 giugno 1539,6 e per ultimo del
16 settembre 1545,7 non sono che testimonianze,
e nemmeno ci permettono di stabilire la data della
morte, probabilmente però non molto posteriore
a quest'ultima notizia.
Non è certo il caso di nominare qui, una per
una, le opere di questo pittore senza scrupoli, il
quale non usci dagli stampi lasciatigli dal maestro
se non per contraffare quanto gli poteva sembrare
utile al mestiere, senza predilezioni per l'uno 0
per l'altro, come Francesco di Simone aveva
avuto per il Mantegna.
A noi basterà vederlo nei suoi vari atteggiamenti,
nelle poche opere originali, nella ripetizione di
esemplari di bottega e in ultima in qualcuna
delle sue più spudorate falsificazioni; per le altre
1 Ibid. Atti Luigi Nadal prete, B.a 740, n. 21.
2 II pittore conviene di fare un'ancona «ad altare sito...
a meridie parte, cum figuris sanetorum Patri apostuli, sancti
Joannis Baptiste, Hieromini, Magdalene... pietatis cum do-
mina ab una parte ed altera parte sancto Joanne ad.para-
gonimi et de melius anchone de Leverene (Leprenno), hinc
ad kalendas Maii proxime futuras. Et hoc predo ducatorum
14 cum dimidio aurì ». (Arch. di Stato di Bergamo, Atti di
Bonadio della Valle; cfr. Elia Fornoni, Notizie biografiche
su Palma vecchio, Bergamo, 1886). Della palarimane qualche
avanzo in posto.
3 Arch. di Stato, Venezia, Sezione Not. Atti di Benzoli
Diotisalvi, R.° 354, 11. 107.
4 Ibid. Testamenti, B.a 95, 11. 177.
5 Ibid. R.° 356 bis, e." 44 1".
6 Ibid. R.° 356 bis, e.» 97.
^ Ibid. Atti Frane. Bianco, R.° 383, c.« 5 i".
numerose opere sarà, credo, più che sufficiente il
catalogo dei dipinti appartenenti ai Santacroce,
posto in fondo a questo mio lavoro.
Ma ovunque lo troveremo povero pittore, tutto
al più notevole per il tinteggiar vivace e per il
paesaggio giorginesco; nelle figure apparirà poi
così goffo e tonto da permetterci di distinguerlo
agevolmente sotto tutte le vesti, con tutte le truc-
cature, anche allorché, inaugurando un metodo
che i Santacroce usarono dopo lui soventemente,
pose, ad ingannar meglio i gonzi, nei cartellini dei
Fig. 7 - Francesco Rizzo: Cristo appare agli Apostoli
Venezia, Accademia — (Fot Anderson).
quadri il nome dei grandi ch'egli prendeva a imi-
tare grossolanamente.
Supera se stesso una volta tanto in quell'Ap-
parizione di Cristo risorto alle pie donne e agli
Apostoli, opera di gran formato, del 1513, pas-
sata all'Accademia veneziana dal soppresso
convento dei Domenicani alle Zattere, per l'am-
piezza del paesaggio, simile a quello prediletto
dal Basaiti nel suo tardo periodo giorgionesco;
benché le deformi figurette di pastori ci facciano
sorridere tanto son puerili 1 (fig. 7).
Il colore vigoroso non salva però il gruppo in-
sulsissimo e male accordato al pittoresco sfondo
del Cristo, sorreggente lo sperticato vessillo, fra
le mal proporzionate e sbalordite figure degli ado-
ratori, infagottati nelle vesti abbondanti e trite,
1 N. 149.
GIUSEPPE FIOCCO
Vincenzo.1 L'unico documento che ne riguardi
direttamente l'attività artistica è il contratto
ch'egli stipula il 15 settembre 1517 per S. Maria
di Serina, col rettore Lorenzo de Cararia, di di-
pingere un'ancona con le figure di vari santi, in
modo che fosse pronta, come Ju, per il maggio
dell'anno seguente.2 Il veder citata come termine
di paragone per l'opera la pala di Leprenno,
ch'essa avrebbe dovuto superare o almeno ugua-
gliare è anch'esso riprova dell'appartenenza di
quest'ultima a Francesco di Simone.
Fra un'opera di quella maniera che si voleva,
e tale appare dai frammenti che ne restano in
Si tu. Estranee all'arte sono tutte le altre testimo-
nianze documentali, fra cui abbastanza note-
vole la prima, in quanto ci fa conoscere l'esistenza
di un m.° Vincenzo, fratello di Francesco, pittore,
per certe questioni riguardanti la di lui sepoltura:
un compromesso del 3 gennaio 1531 e il lodo ar-
bitrale emesso quindici giorni dopo.
Gli altri dati che riguardano più propriamente
il Rizzo, del 19 agosto 1532,2 25 settembre 1539,4
14 marzo 5 e 21 giugno 1539,6 e per ultimo del
16 settembre 1545,7 non sono che testimonianze,
e nemmeno ci permettono di stabilire la data della
morte, probabilmente però non molto posteriore
a quest'ultima notizia.
Non è certo il caso di nominare qui, una per
una, le opere di questo pittore senza scrupoli, il
quale non usci dagli stampi lasciatigli dal maestro
se non per contraffare quanto gli poteva sembrare
utile al mestiere, senza predilezioni per l'uno 0
per l'altro, come Francesco di Simone aveva
avuto per il Mantegna.
A noi basterà vederlo nei suoi vari atteggiamenti,
nelle poche opere originali, nella ripetizione di
esemplari di bottega e in ultima in qualcuna
delle sue più spudorate falsificazioni; per le altre
1 Ibid. Atti Luigi Nadal prete, B.a 740, n. 21.
2 II pittore conviene di fare un'ancona «ad altare sito...
a meridie parte, cum figuris sanetorum Patri apostuli, sancti
Joannis Baptiste, Hieromini, Magdalene... pietatis cum do-
mina ab una parte ed altera parte sancto Joanne ad.para-
gonimi et de melius anchone de Leverene (Leprenno), hinc
ad kalendas Maii proxime futuras. Et hoc predo ducatorum
14 cum dimidio aurì ». (Arch. di Stato di Bergamo, Atti di
Bonadio della Valle; cfr. Elia Fornoni, Notizie biografiche
su Palma vecchio, Bergamo, 1886). Della palarimane qualche
avanzo in posto.
3 Arch. di Stato, Venezia, Sezione Not. Atti di Benzoli
Diotisalvi, R.° 354, 11. 107.
4 Ibid. Testamenti, B.a 95, 11. 177.
5 Ibid. R.° 356 bis, e." 44 1".
6 Ibid. R.° 356 bis, e.» 97.
^ Ibid. Atti Frane. Bianco, R.° 383, c.« 5 i".
numerose opere sarà, credo, più che sufficiente il
catalogo dei dipinti appartenenti ai Santacroce,
posto in fondo a questo mio lavoro.
Ma ovunque lo troveremo povero pittore, tutto
al più notevole per il tinteggiar vivace e per il
paesaggio giorginesco; nelle figure apparirà poi
così goffo e tonto da permetterci di distinguerlo
agevolmente sotto tutte le vesti, con tutte le truc-
cature, anche allorché, inaugurando un metodo
che i Santacroce usarono dopo lui soventemente,
pose, ad ingannar meglio i gonzi, nei cartellini dei
Fig. 7 - Francesco Rizzo: Cristo appare agli Apostoli
Venezia, Accademia — (Fot Anderson).
quadri il nome dei grandi ch'egli prendeva a imi-
tare grossolanamente.
Supera se stesso una volta tanto in quell'Ap-
parizione di Cristo risorto alle pie donne e agli
Apostoli, opera di gran formato, del 1513, pas-
sata all'Accademia veneziana dal soppresso
convento dei Domenicani alle Zattere, per l'am-
piezza del paesaggio, simile a quello prediletto
dal Basaiti nel suo tardo periodo giorgionesco;
benché le deformi figurette di pastori ci facciano
sorridere tanto son puerili 1 (fig. 7).
Il colore vigoroso non salva però il gruppo in-
sulsissimo e male accordato al pittoresco sfondo
del Cristo, sorreggente lo sperticato vessillo, fra
le mal proporzionate e sbalordite figure degli ado-
ratori, infagottati nelle vesti abbondanti e trite,
1 N. 149.