I PITTORI DA SANTACROCE
185
adorne di grandi e caratteristiche fasce a lettere
cufiche, con le teste dagli occhi spalancati, quasi
sempre cinte di complessi turbanti.
La medesima goffaggine non scompagnata da
una certa grandiosità di forme, e da un brillante
colore si osserva in una Sacra Conversazione del
Museo Padovano, attribuita a Vincenzo da Tre-
viso, in cui appare ancor meglio l'amore per
tutto ciò ch'è sgargiante, nelle vesti damascate
della Santa e nell'adorno manto di Simeone 1
(fig. 8). Ma questi pochi pregi come sono so-
Fig. 8 - Francesco Rizzo: Matrimonio di S. Caterina
Padova, Museo Civico — (Fot. Fiorentini).
verchiati dalla povertà delle espressioni, dalla
deformità di quegli esseri malati di elefantiasi
e di languore!
Nei quadri poi che il Rizzo tolse dagli esemplari
del maestro tutto si peggiora, anche nelle ripe-
tizioni più pedisseque, quali l'Adorazione dei Magi
del Museo di Verona,2 calcata sul quadro di Ber-
lino di Francesco di Simone, più torbida di tinte,
più scorretta di segno, più misera di paesaggio e
nelle numerose varianti che ne discendono, come
VEpifania della Querini Stampalia, e la grottesca
ripetizione che nella collezione Basilio di Trieste re-
cava il nome di Gerolamo da Santacroce. Parimenti
si allaccia direttamente a prototipi mantegneschi
attraverso a gli stampi del maestro, quello Sposa-
lizio di S. Caterina della Pinacoteca dei Concordi
di Rovigo,3 recante la falsa firma di Giambellino,
che non differisce dall'esemplare di Francesco di
Simone conservato nella collezione Benson a
Londra se non per la solita maggiore debolezza
e per il paesaggio sommario, male lontanante,
adorno di certi alberi particolarissimi, nocchiosi
e stentati, dai rami tronchi e dalle poche fronde.
Nelle altre ripetizioni che si vedono qua e là per
1 II quadro n. 417, va oggi sotto il suo giusto nome, subito
accolto dal Direttore prof. Moschetti.
2 N. 147.
3 N. 3*.
l'Furopa, a Padova, 1 nel Fitzwilliam Museum
di Cambridge,2 a Londra nella collezione Buffer,
a Bergamo,3 è poi tanto l'aiuto della scuola da
non esser nemmeno possibile pronunciare il nome
del Rizzo (fig. 9).
Come male copiò dal maestro, male riprodusse
quant'altri quadri s'accinse a contraffare, per
Fig. 9 — Francesco Rizzo: Matrimonio di S, Caterina
Rovigo, Acc. dei Concordi - (Fot. Alinari).
quanto diligentemente l'abbia tentato, come in
quella Circoncisione nel retrocoro di S. Zaccaria
(fig. 10), che ricavò da Giambellino.
La mano grossa, i soliti adornamenti delle vesti,
fatti a stampa lo tradiscono sempre. Cosi in una
Fig. 10 — Francesco Rizzo: Circoncisione
Venezia, Retrocoro di S. Zaccaria - (Fot. Alinari).
Sacra Conversazione derivata dal Catena * e in
un'altra che nel Museo Ala-Ponzone di Cremona
si assegna al Palma. 5 Maestro a cui si volse più
soventemente che agli altri, forse come a cam-
pione dell'arte paesana, con servilità, ma con
magro risultato; e non valgono le firme, come quelle
1 N. 22.
2 X. T2I.
3 N. 154 (dato al Mansueti).
4 Accademia, Venezia, ti. 226.
3 N. A. 667.
L'Arte. XIX, 34.
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adorne di grandi e caratteristiche fasce a lettere
cufiche, con le teste dagli occhi spalancati, quasi
sempre cinte di complessi turbanti.
La medesima goffaggine non scompagnata da
una certa grandiosità di forme, e da un brillante
colore si osserva in una Sacra Conversazione del
Museo Padovano, attribuita a Vincenzo da Tre-
viso, in cui appare ancor meglio l'amore per
tutto ciò ch'è sgargiante, nelle vesti damascate
della Santa e nell'adorno manto di Simeone 1
(fig. 8). Ma questi pochi pregi come sono so-
Fig. 8 - Francesco Rizzo: Matrimonio di S. Caterina
Padova, Museo Civico — (Fot. Fiorentini).
verchiati dalla povertà delle espressioni, dalla
deformità di quegli esseri malati di elefantiasi
e di languore!
Nei quadri poi che il Rizzo tolse dagli esemplari
del maestro tutto si peggiora, anche nelle ripe-
tizioni più pedisseque, quali l'Adorazione dei Magi
del Museo di Verona,2 calcata sul quadro di Ber-
lino di Francesco di Simone, più torbida di tinte,
più scorretta di segno, più misera di paesaggio e
nelle numerose varianti che ne discendono, come
VEpifania della Querini Stampalia, e la grottesca
ripetizione che nella collezione Basilio di Trieste re-
cava il nome di Gerolamo da Santacroce. Parimenti
si allaccia direttamente a prototipi mantegneschi
attraverso a gli stampi del maestro, quello Sposa-
lizio di S. Caterina della Pinacoteca dei Concordi
di Rovigo,3 recante la falsa firma di Giambellino,
che non differisce dall'esemplare di Francesco di
Simone conservato nella collezione Benson a
Londra se non per la solita maggiore debolezza
e per il paesaggio sommario, male lontanante,
adorno di certi alberi particolarissimi, nocchiosi
e stentati, dai rami tronchi e dalle poche fronde.
Nelle altre ripetizioni che si vedono qua e là per
1 II quadro n. 417, va oggi sotto il suo giusto nome, subito
accolto dal Direttore prof. Moschetti.
2 N. 147.
3 N. 3*.
l'Furopa, a Padova, 1 nel Fitzwilliam Museum
di Cambridge,2 a Londra nella collezione Buffer,
a Bergamo,3 è poi tanto l'aiuto della scuola da
non esser nemmeno possibile pronunciare il nome
del Rizzo (fig. 9).
Come male copiò dal maestro, male riprodusse
quant'altri quadri s'accinse a contraffare, per
Fig. 9 — Francesco Rizzo: Matrimonio di S, Caterina
Rovigo, Acc. dei Concordi - (Fot. Alinari).
quanto diligentemente l'abbia tentato, come in
quella Circoncisione nel retrocoro di S. Zaccaria
(fig. 10), che ricavò da Giambellino.
La mano grossa, i soliti adornamenti delle vesti,
fatti a stampa lo tradiscono sempre. Cosi in una
Fig. 10 — Francesco Rizzo: Circoncisione
Venezia, Retrocoro di S. Zaccaria - (Fot. Alinari).
Sacra Conversazione derivata dal Catena * e in
un'altra che nel Museo Ala-Ponzone di Cremona
si assegna al Palma. 5 Maestro a cui si volse più
soventemente che agli altri, forse come a cam-
pione dell'arte paesana, con servilità, ma con
magro risultato; e non valgono le firme, come quelle
1 N. 22.
2 X. T2I.
3 N. 154 (dato al Mansueti).
4 Accademia, Venezia, ti. 226.
3 N. A. 667.
L'Arte. XIX, 34.