/ PITTORI DA
negli scomparti paragonati (fig. 22) a cagione
delle teste femminili, dalle fronti bombe, oltre che
per l'ampio manierato paesaggio.
Si connettono a questa categoria di pitture
i pennelli o gonfaloni, dipinti con particolare
cura e abbondanza da Gerolamo e dai suoi discen-
denti, tutti scintillanti d'oro entro le ricche in-
corniciature, sotto gli archi adorni, attraverso ai
quali fa da cielo la seta marezzata, e lontana il
Fig. 21 - Gerolamo da Santacroce: Ratto d'Europa
Roma, (già) Gali. Sterbini.
solito sfondo di paese collinoso, popolato di villaggi
e arricchito di alberelli e di cespugli a pallottola.
Un disegno quasi ignoto, già nella Galleria Habich,
ed oggi al British Museum di Londra,1 (fig. 23),
e l'esemplare del Castello Sforzesco a Milano 2
ci mostrano quanto poco si sia separato il pit-
Fig. 22 - Gerolamo e Francesco da Santacroce:
Ratto d' Europa (particolare di soffitto)
Parigi, Museo Jaquemart-André - (Fot. Bullon).
tore da un comune modulo; e tale si vede ritornare
nei frammenti del Museo Correr 3 e di Stoccolma/
e alfine nello sfarzoso stendardo, tutto luccicante
d'oro, tutto squillante dei soliti azzurri campa -
1 Prints a. Dra-icmngs Department, n. 32 (acquistato nel
1900, 7, 17), cfr. Handzeichnungen aus der Samml. Edward
Habich zu Cassel, I.tibeck, 1890, Parte II, 2.
2 Fotografato dall'Anderson, n. 9880.
3 N. 67.
+ Galleria dell'Università; rappresenta S. Giorgio, che uc-
cide il drago demoniaco (cfr, T. Borenius, in Cavalca-
seli^, op. cit., III, p. 448, n. 2).
SANTACROCE 191
gnu oli, che il nipote Pietro Paolo Santacroce
dipinse per la chiesetta dell'Arena a Padova sullo
scorcio del Cinquecento.
L'ultima opera datata del pittore, la Cena della
chiesa di S. Martino a Venezia, dipinta nel 1540,1
di cui a Darmstadt nel Kupferstichkabinet è con-
servato tuttavia il disegno originale, ci mostra,
attraverso alle non poche brutture del restauro,
il bergamasco, ligio alle vecchie abitudini allorché
dipinge gli apostoli dagli occhi strabici, ispirarsi
però alquanto per la disposizione della scena ad
artisti sempre più progrediti e precisamente a
Bonifacio Pitati.
La consumata abilità imitativa, mentre ci dà
talvolta la chiave di opere incerte, ci rende tal-
Fig. 23 — Gerolamo da Santacroce: Disegno di pennello
Londra, British Museum - (Fot. Marbeth).
altra titubanti dinanzi a molte che portano il
suo nome, ma in cui non è possibile riscontrare
alcuno di quei dati particolarissimi che sono come
la firma dei pittori da Santacroce, e che difficil-
mente possono sfuggire a chi li abbia bene in pra-
tica. Segni appena avvertibili, come nell'Incoro-
nazione di Maria Vergine già nella Galleria Crespi
a Milano (quasi calcata su quella di Benedetto
Carpaccio del Palazzo Comunale di Capodistria)
il volto del Padre Eterno dal solito strabico guar-
dare; 2 ma troppo incerti nei sei beati, fra car-
pacceschi e cimeschi dell'Accademia Carrara di
Bergamo, che sfilano sopra un gradino di roccia
con i segnali del martirio 0 della santità, ove tutto,
dal segno preciso, tagliente, allo sfondo minuto e
1 Adorna il parapetto dell'organo.
2 A. Venturi (La Galleria Crespi, Milano, 1900, p. 160)
l'attribuiva a Fr. Rizzo, quando non s'aveva ancora una
precisa nozione dei maestri da Santacroce. Non v'ha dubbio
però che si tratti di Gerolamo.
negli scomparti paragonati (fig. 22) a cagione
delle teste femminili, dalle fronti bombe, oltre che
per l'ampio manierato paesaggio.
Si connettono a questa categoria di pitture
i pennelli o gonfaloni, dipinti con particolare
cura e abbondanza da Gerolamo e dai suoi discen-
denti, tutti scintillanti d'oro entro le ricche in-
corniciature, sotto gli archi adorni, attraverso ai
quali fa da cielo la seta marezzata, e lontana il
Fig. 21 - Gerolamo da Santacroce: Ratto d'Europa
Roma, (già) Gali. Sterbini.
solito sfondo di paese collinoso, popolato di villaggi
e arricchito di alberelli e di cespugli a pallottola.
Un disegno quasi ignoto, già nella Galleria Habich,
ed oggi al British Museum di Londra,1 (fig. 23),
e l'esemplare del Castello Sforzesco a Milano 2
ci mostrano quanto poco si sia separato il pit-
Fig. 22 - Gerolamo e Francesco da Santacroce:
Ratto d' Europa (particolare di soffitto)
Parigi, Museo Jaquemart-André - (Fot. Bullon).
tore da un comune modulo; e tale si vede ritornare
nei frammenti del Museo Correr 3 e di Stoccolma/
e alfine nello sfarzoso stendardo, tutto luccicante
d'oro, tutto squillante dei soliti azzurri campa -
1 Prints a. Dra-icmngs Department, n. 32 (acquistato nel
1900, 7, 17), cfr. Handzeichnungen aus der Samml. Edward
Habich zu Cassel, I.tibeck, 1890, Parte II, 2.
2 Fotografato dall'Anderson, n. 9880.
3 N. 67.
+ Galleria dell'Università; rappresenta S. Giorgio, che uc-
cide il drago demoniaco (cfr, T. Borenius, in Cavalca-
seli^, op. cit., III, p. 448, n. 2).
SANTACROCE 191
gnu oli, che il nipote Pietro Paolo Santacroce
dipinse per la chiesetta dell'Arena a Padova sullo
scorcio del Cinquecento.
L'ultima opera datata del pittore, la Cena della
chiesa di S. Martino a Venezia, dipinta nel 1540,1
di cui a Darmstadt nel Kupferstichkabinet è con-
servato tuttavia il disegno originale, ci mostra,
attraverso alle non poche brutture del restauro,
il bergamasco, ligio alle vecchie abitudini allorché
dipinge gli apostoli dagli occhi strabici, ispirarsi
però alquanto per la disposizione della scena ad
artisti sempre più progrediti e precisamente a
Bonifacio Pitati.
La consumata abilità imitativa, mentre ci dà
talvolta la chiave di opere incerte, ci rende tal-
Fig. 23 — Gerolamo da Santacroce: Disegno di pennello
Londra, British Museum - (Fot. Marbeth).
altra titubanti dinanzi a molte che portano il
suo nome, ma in cui non è possibile riscontrare
alcuno di quei dati particolarissimi che sono come
la firma dei pittori da Santacroce, e che difficil-
mente possono sfuggire a chi li abbia bene in pra-
tica. Segni appena avvertibili, come nell'Incoro-
nazione di Maria Vergine già nella Galleria Crespi
a Milano (quasi calcata su quella di Benedetto
Carpaccio del Palazzo Comunale di Capodistria)
il volto del Padre Eterno dal solito strabico guar-
dare; 2 ma troppo incerti nei sei beati, fra car-
pacceschi e cimeschi dell'Accademia Carrara di
Bergamo, che sfilano sopra un gradino di roccia
con i segnali del martirio 0 della santità, ove tutto,
dal segno preciso, tagliente, allo sfondo minuto e
1 Adorna il parapetto dell'organo.
2 A. Venturi (La Galleria Crespi, Milano, 1900, p. 160)
l'attribuiva a Fr. Rizzo, quando non s'aveva ancora una
precisa nozione dei maestri da Santacroce. Non v'ha dubbio
però che si tratti di Gerolamo.