I PITTORI DA SANTACROCE
197
Non si riferisce a lui la citazione di una Slava
vedova di Oliverio del 9 agosto 1539,1 come
aveva supposto dapprima il Ludwig; la quale ce
lo farebbe creder morto già prima di quell'anno,
se ancora nel 1542 il pittore poteva contrarre un
piccolo debito, condonatogli due anni dopo.2 Un
tardo ricordo dell'artista ci è per ultimo fornito
nel 1650 da Girolamo Gualdo a proposito di un
busto di Cristo nel museo vicentino familiare.3
Assolutamente incompleta resta però la cono-
scenza del bergamasco quando si restringa a questo
genere d'arte, a rime obbligate, per quanto il
ritratto di Dublino, specialmente dopo che fu
Fig. 33 — Alessandro Oliverio: Ritratto maschile
Dublino, National Gallery - (Fot. Georghean).
esposto al Burlington Fine Aris Club nel 1912/
sia riuscito a chiarire certe caratteristiche nota-
bilissime dell' autore. Così che nello stesso istituto
fu possibile riconoscerne, nel 1914, la maniera in
un busto di donna appoggiata al solito parapetto,
che pur ostentava nel cartellino il nome di Giovanni
Bellini.5 Facile identificazione, in quanto entrambi
i ritratti nella particolare mollezza, nella perfetta
1 Ibid. Giudici del Proprio, Lettere, Reg. 13, c.e 79, t."
2 G. Ludwig, Jahrbuch prussiano, 1905, Suppl.to XXVI.
3 Morsoi.in, Nuovo Ardi. Veneto, 1895, s. I, voi. Vili,
p. 202.
4 Catalogo, 1912.
5 Catalogo 1914, p. 35, n. 44, dato a se. veneta intorno al
1510. Ho già espresso quest'opinione neìVArte, 1914, f. 3:
L'esposizione d'Arte Veneziana al Burlington Fine Aris Club,
opinione pienamente condivisa dal dott. Borenius.
frontalità, mostrano a troppo chiari segni l'in-
fluenza di Palma Vecchio, perchè non debba parer
strano il battesimo bellinesco. Peculi arissimo del-
l'Oliverio è poi il paesaggio burrascoso, invaso
da nubi galoppanti sopra le montagne frangiate,
d'un cenilo cinereo intenso, fantastiche come
in certi sfondi vinciani e coronate d'alberelli
smorzati dalla nebbia e dai riflessi azzurrini. Ben
si riconosce in quei romantici sfondi una tradu-
zione originale delle morbide e insipide fila di
collinette di Gerolamo, sempre uguali, sempre
accuratamente, monotonamente popolose e come
tosate da una forbice.
Fig. 34 — Alessandro Oliverio: Madonna in trono e angeli
Dublino, National Gallery - (Fot.'Georghean).
Ma la derivazione dal Santacroce non si restringe
a questo genere di pitture e si osserva in opere
più notevoli, quali una Madonna in trono, fra due
angeli sonanti, che sconta con la dimenticanza
l'essere esposta in una pinacoteca tanto lontana
com'è quella di Dublino (fig. 34).1
Caratteristicamente costante, benché più ampio,
è il paesaggio, al tutto conforme a quello del ri-
tratto maschile citato, che gli sta fortunosamente
daccanto; d'un colore profondo, squillante nei
particolari azzurri dello sfondo e nel granata della
Vergine. Notevole è poi che i due celesti musici
ripetano al tutto due di quelli della pala giovanile
di S. Silvestro appartenente a Gerolamo. Agevole
ci sarà riconoscere per questa via dalle qualità
del colore, a punti, a tacche minute, tutto fermento
e vibrazione la mano del pittore in una piccola
Adorazione dei pastori, con la solita insegna del
pappagallo, nell'Accademia di Venezia,2 e per le
affinità molte col Santacroce in una delicata Ma-
donnina dallo sfondo ceruleo, nel Palazzo reale
delle stesse città.3 (fig. 35).
Le timidezze però di tutte queste opere, mentre
1 N 480. V'è il solito pappagallo, a sinistra, in basso.
2 Depositorio, n. 153.
3 Nella camera ila letto dei Sovrani.
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Non si riferisce a lui la citazione di una Slava
vedova di Oliverio del 9 agosto 1539,1 come
aveva supposto dapprima il Ludwig; la quale ce
lo farebbe creder morto già prima di quell'anno,
se ancora nel 1542 il pittore poteva contrarre un
piccolo debito, condonatogli due anni dopo.2 Un
tardo ricordo dell'artista ci è per ultimo fornito
nel 1650 da Girolamo Gualdo a proposito di un
busto di Cristo nel museo vicentino familiare.3
Assolutamente incompleta resta però la cono-
scenza del bergamasco quando si restringa a questo
genere d'arte, a rime obbligate, per quanto il
ritratto di Dublino, specialmente dopo che fu
Fig. 33 — Alessandro Oliverio: Ritratto maschile
Dublino, National Gallery - (Fot. Georghean).
esposto al Burlington Fine Aris Club nel 1912/
sia riuscito a chiarire certe caratteristiche nota-
bilissime dell' autore. Così che nello stesso istituto
fu possibile riconoscerne, nel 1914, la maniera in
un busto di donna appoggiata al solito parapetto,
che pur ostentava nel cartellino il nome di Giovanni
Bellini.5 Facile identificazione, in quanto entrambi
i ritratti nella particolare mollezza, nella perfetta
1 Ibid. Giudici del Proprio, Lettere, Reg. 13, c.e 79, t."
2 G. Ludwig, Jahrbuch prussiano, 1905, Suppl.to XXVI.
3 Morsoi.in, Nuovo Ardi. Veneto, 1895, s. I, voi. Vili,
p. 202.
4 Catalogo, 1912.
5 Catalogo 1914, p. 35, n. 44, dato a se. veneta intorno al
1510. Ho già espresso quest'opinione neìVArte, 1914, f. 3:
L'esposizione d'Arte Veneziana al Burlington Fine Aris Club,
opinione pienamente condivisa dal dott. Borenius.
frontalità, mostrano a troppo chiari segni l'in-
fluenza di Palma Vecchio, perchè non debba parer
strano il battesimo bellinesco. Peculi arissimo del-
l'Oliverio è poi il paesaggio burrascoso, invaso
da nubi galoppanti sopra le montagne frangiate,
d'un cenilo cinereo intenso, fantastiche come
in certi sfondi vinciani e coronate d'alberelli
smorzati dalla nebbia e dai riflessi azzurrini. Ben
si riconosce in quei romantici sfondi una tradu-
zione originale delle morbide e insipide fila di
collinette di Gerolamo, sempre uguali, sempre
accuratamente, monotonamente popolose e come
tosate da una forbice.
Fig. 34 — Alessandro Oliverio: Madonna in trono e angeli
Dublino, National Gallery - (Fot.'Georghean).
Ma la derivazione dal Santacroce non si restringe
a questo genere di pitture e si osserva in opere
più notevoli, quali una Madonna in trono, fra due
angeli sonanti, che sconta con la dimenticanza
l'essere esposta in una pinacoteca tanto lontana
com'è quella di Dublino (fig. 34).1
Caratteristicamente costante, benché più ampio,
è il paesaggio, al tutto conforme a quello del ri-
tratto maschile citato, che gli sta fortunosamente
daccanto; d'un colore profondo, squillante nei
particolari azzurri dello sfondo e nel granata della
Vergine. Notevole è poi che i due celesti musici
ripetano al tutto due di quelli della pala giovanile
di S. Silvestro appartenente a Gerolamo. Agevole
ci sarà riconoscere per questa via dalle qualità
del colore, a punti, a tacche minute, tutto fermento
e vibrazione la mano del pittore in una piccola
Adorazione dei pastori, con la solita insegna del
pappagallo, nell'Accademia di Venezia,2 e per le
affinità molte col Santacroce in una delicata Ma-
donnina dallo sfondo ceruleo, nel Palazzo reale
delle stesse città.3 (fig. 35).
Le timidezze però di tutte queste opere, mentre
1 N 480. V'è il solito pappagallo, a sinistra, in basso.
2 Depositorio, n. 153.
3 Nella camera ila letto dei Sovrani.