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MARIA PEROTTI
fiamma. E anche in quest'affresco, dappertutto, tinte lattee rugiadose: la Verità lontana
appare come una lampada di alabastro trasparente penetrata dai raggi pallidi dell'astro
che brilla fra le sue mani. Le due donne che si contemplano entro lo specchio nel riquadro
della Prudenza (fìg. 7) hanno la trasparenza e la carnosità esuberante del Rubens, ma
dal cristallo iridato di riflessi, dal cielo di seta azzurra strisciato da veli rosa impalpabili,
la bianca luce di Gregorio Deferrari scorre a rivi sulle vesti polpose sfilate, sulle lente on-
dulazioni di un seno e di un braccio levato, forme decorative superbe, sul corpo sme-
raldino del serpe, sui capelli biondo verdognoli; gonfia le carni lattee gelatinose. Dagli
Fig. 4— G. B. Gallili: La Fede e la Carità. Pennacchio F"ig. 5 — G. B. Gaulli : La Castità. Pennacchio della
della cupola della chiesa di Sant'Agnese in Roma. — cupola della chiesa di Sant'Agnese in Roma. — 1F0-
(Fotografla Alinari). tografia Alinari).
acini d'uva come bolle d'acqua scoppianti, dai pomi color di ruggine, o di seta glauca,
appiattati tra i pampini, luci rugiadose zampillano sulla testa biondissima, sulle carni del
fanciullo caneforo formate come dalla bianca polpa di un frutto. La impressionabile
sensibilità cromatica, la freschezza delle tinte leggiere chiare brillanti, tutta primaverile,
opposta alle tonalità grigio dorate, autunnali, predilette dal Maratta e dal Sacchi, come
alle cariche tonalità del Padre Pozzi, il brio dei contorni dentellati, dànno ai -quattro
pennacchi tutte le. qualità della decorazione genovese.
* # *
Il manierismo correggesco si accentua nelle fosforescenti pitture della chiesetta eli
Santa Marta presso il Collegio romano: le vesti, di grossa polpa, si attorcono strizzate,
le bocche si aprono ad arco nel sorriso, tutti i volti ripetono un tipo convenzionale, i gesti
prendono una studiata fissità: evidentemente esse sono posteriori al 1669, al viaggio nel-
l'Emilia: il pittore ha veduto il Correggio, e si studia di far svanire nell'atmosfera luminosa
le teste dei cherubi osannanti alla Santa in gloria (fig. 8): non si serve della nebulosità
correggesca per assorbire le forme, ma le discioglie come passandovi sopra lo sfumino e
disperdendo i contorni di un volto in quelli di un altro, annebbiandoli per l'avvolgi-
mento di ondate di fumo. Questi caratteri non si notano nei due medaglioni con i Miracoli
MARIA PEROTTI
fiamma. E anche in quest'affresco, dappertutto, tinte lattee rugiadose: la Verità lontana
appare come una lampada di alabastro trasparente penetrata dai raggi pallidi dell'astro
che brilla fra le sue mani. Le due donne che si contemplano entro lo specchio nel riquadro
della Prudenza (fìg. 7) hanno la trasparenza e la carnosità esuberante del Rubens, ma
dal cristallo iridato di riflessi, dal cielo di seta azzurra strisciato da veli rosa impalpabili,
la bianca luce di Gregorio Deferrari scorre a rivi sulle vesti polpose sfilate, sulle lente on-
dulazioni di un seno e di un braccio levato, forme decorative superbe, sul corpo sme-
raldino del serpe, sui capelli biondo verdognoli; gonfia le carni lattee gelatinose. Dagli
Fig. 4— G. B. Gallili: La Fede e la Carità. Pennacchio F"ig. 5 — G. B. Gaulli : La Castità. Pennacchio della
della cupola della chiesa di Sant'Agnese in Roma. — cupola della chiesa di Sant'Agnese in Roma. — 1F0-
(Fotografla Alinari). tografia Alinari).
acini d'uva come bolle d'acqua scoppianti, dai pomi color di ruggine, o di seta glauca,
appiattati tra i pampini, luci rugiadose zampillano sulla testa biondissima, sulle carni del
fanciullo caneforo formate come dalla bianca polpa di un frutto. La impressionabile
sensibilità cromatica, la freschezza delle tinte leggiere chiare brillanti, tutta primaverile,
opposta alle tonalità grigio dorate, autunnali, predilette dal Maratta e dal Sacchi, come
alle cariche tonalità del Padre Pozzi, il brio dei contorni dentellati, dànno ai -quattro
pennacchi tutte le. qualità della decorazione genovese.
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Il manierismo correggesco si accentua nelle fosforescenti pitture della chiesetta eli
Santa Marta presso il Collegio romano: le vesti, di grossa polpa, si attorcono strizzate,
le bocche si aprono ad arco nel sorriso, tutti i volti ripetono un tipo convenzionale, i gesti
prendono una studiata fissità: evidentemente esse sono posteriori al 1669, al viaggio nel-
l'Emilia: il pittore ha veduto il Correggio, e si studia di far svanire nell'atmosfera luminosa
le teste dei cherubi osannanti alla Santa in gloria (fig. 8): non si serve della nebulosità
correggesca per assorbire le forme, ma le discioglie come passandovi sopra lo sfumino e
disperdendo i contorni di un volto in quelli di un altro, annebbiandoli per l'avvolgi-
mento di ondate di fumo. Questi caratteri non si notano nei due medaglioni con i Miracoli