L'OPERA DI GIAN BATTISTA GAULLI IN ROMA
217
Il Santo si presenta con un ginocchio a terra, volgendosi di slancio per additare alle
turbe il Messia; non si vedono le turbe, che egli invita a sè col braccio disteso: un colpo di
vento squarcia la cortina nera dei rami, aprendo un grande arco lunato sul paese di
rocce e sul cielo in tempesta. Quell'arco, del quale fa parte il corpo nervoso del giovane,
dà alla linea compositiva l'andamento decorativo ideato dai pittori di fiori: due falci in-
cuneate: l'albero e il paese, cozzanti tra loro per la forza del turbine che li avventa
Fig. 15 — G. B. Gaulli: Pala d'altaré,
Roma, San Francesco a Ripa. — (Fot. Alinari).
uno sull'altro. Due venti si urtano nello spazio: attirano verso destra i rami, spin-
gono verso sinistra le nubi, scagliandole contro la massa scura delle foglie, come onda
sbiancata dalla luna contro scogli neri nella notte. Lo stesso urto è fra i colori: le
nubi gialle, rossicce, violette, che il ciclone arrotola nello spazio o lancia a frangersi contro
l'albero gigantesco, contrastano con l'azzurro carico del paese dentato di rupi, serpeg-
giante di strade opaline; contro la massa fosca e spianata dell'albero, macchia notturna,
divampa un incendio: il corpo turgido del giovane, fuso in lava incandescente, la fiamma
viva del manto; tra l'ombra rossa del volto e 1' ombra nera della notte rimbalza una
cascata di argento liquefatto: il rotulo avvolto alla croce.
Quattro campi si dividono, anche coloristicamente, lo spazio: nero e rosso a sinistra,
le screziature tumultuose del cielo e il monocromo azzurro del paese a destra; due luci si
oppongono in un contrasto stridente, il rosso igneo della forma umana, l'argento freddo
L'Arte. XIX, 28.
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Il Santo si presenta con un ginocchio a terra, volgendosi di slancio per additare alle
turbe il Messia; non si vedono le turbe, che egli invita a sè col braccio disteso: un colpo di
vento squarcia la cortina nera dei rami, aprendo un grande arco lunato sul paese di
rocce e sul cielo in tempesta. Quell'arco, del quale fa parte il corpo nervoso del giovane,
dà alla linea compositiva l'andamento decorativo ideato dai pittori di fiori: due falci in-
cuneate: l'albero e il paese, cozzanti tra loro per la forza del turbine che li avventa
Fig. 15 — G. B. Gaulli: Pala d'altaré,
Roma, San Francesco a Ripa. — (Fot. Alinari).
uno sull'altro. Due venti si urtano nello spazio: attirano verso destra i rami, spin-
gono verso sinistra le nubi, scagliandole contro la massa scura delle foglie, come onda
sbiancata dalla luna contro scogli neri nella notte. Lo stesso urto è fra i colori: le
nubi gialle, rossicce, violette, che il ciclone arrotola nello spazio o lancia a frangersi contro
l'albero gigantesco, contrastano con l'azzurro carico del paese dentato di rupi, serpeg-
giante di strade opaline; contro la massa fosca e spianata dell'albero, macchia notturna,
divampa un incendio: il corpo turgido del giovane, fuso in lava incandescente, la fiamma
viva del manto; tra l'ombra rossa del volto e 1' ombra nera della notte rimbalza una
cascata di argento liquefatto: il rotulo avvolto alla croce.
Quattro campi si dividono, anche coloristicamente, lo spazio: nero e rosso a sinistra,
le screziature tumultuose del cielo e il monocromo azzurro del paese a destra; due luci si
oppongono in un contrasto stridente, il rosso igneo della forma umana, l'argento freddo
L'Arte. XIX, 28.