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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 4
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Longhi, Roberto: Gentileschi, padre e figlia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0312

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ROBERTO LONGHI

— vera falsificazione del metodo caravaggesco di naturalizzare il mito senza fargli
perdere ne fabulosità ne vis poètica — per via di questo odioso operaio indomenicato
che nudo suona un violino troppo civile, e l'assistono curiosamente non tutti gli ani-
mali più rari e bizzarri ma i più probabili, e comunali; la scimmia, che rifa il gesto
all'uomo; e il pappagallo di qualità simile e il coniglio più che la lepre, e il cane e il
gatto, tutti animali venuti di casa. Altri uccelli fra i rami son di già in casa propria.
Pittoricamente, d'altronde, le cose più belle sono proprio gli animali, con quel combi-

Fig. 13 — Orazio Gentileschi: Santa Caterina
Roma, Galleria Barberini

narsi raro e propio delle luci chiare là dove anche il colore del pelame si schiara, con
toppe uniche di colore e di luce, a combacio, come anche Caravaggio amava.

Con eguale impasto flamingant, in scenica e forme più visibilmente italiane ci si
presenta Gentileschi in quel Riposo nella fuga in Egitto (fig. 15) che è in una cappella
al primo piano del Palazzo Pitti, assegnato fin qui ad ignoto secentesco.

L'opera è interessante storicamente come punto d'attacco di Gentileschi con altri to-
scani di stile « misto », come Manetti e Riminaldi; pittoricamente vale non certo per la
stesura zannata delle carni sui modelli dove le pose pseudo-cinquecentesche nel gruppo
di sinistra sono un non senso; ma piuttosto per gli improvvisi brani di « troppo vero »
come la testa del San Giuseppe, estremamente spinta di fattura, gli arnesi nel ca-
nestro, e gli animali della stessa famiglia pittorica, come ognun vede, di quelli dell'Orfeo.
Gli stessi piccoli prodigi di resa nello scremare di luce le qualità del pelame, le stesse
agevoli abilità che Orazio sembra esplicare a sorpresa altrui e propria.
 
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