GENTILESCHI, PADRE E FIGLIA
267
Per rapporti di metodo luminoso sul modellato del viso, va posta verso questi tempi
anche la bella testa di carattere che nel Museo di Berlino non dovrebbe più portare il
nome di Caravaggio. '
Ecco la crema giallina di Gentileschi che raffina superficialmente, e in sostanza
immiserisce la polpa caravaggesca; ecco la luce segnare gli scarti dei piani, i méplats,
con eccessiva minuzia, e i capelli sfilarsi sottilmente sotto i peli del pennello, e l'orecchio
radere mollemente nella penombra con trovata affatto caratteristica del nostro.
Da questi eccessi di vero c'era tuttavia la possibilità di cavare del nuovo anche per
Orazio, quando egli volesse tornare sulla via propria, ch'era essenzialmente di studioso
Fig. 14 — Orazio Gentileschi: Orfeo
Napoli, Palazzo Reale
accurato di « valori », e noi crediamo infatti di vederlo ritornare sui propri passi e racco-
gliere frutti migliori dalle sue ricerche forzate, in alcune opere che devono ormai segnare i
limiti estremi del suo soggiorno romano.
1 Se il Silos nella Pinacolheca (Roma, 1670) si
riferiva a quest'opera citando il Ritratto di Gi-
smondo Tedesco di mano del Caravaggio nella Gal-
leria Giustiniani, ciò non proverebbe altro che già a
quel tempo s'era allargato di troppo il criterio delle
attribuzioni a Caravaggio. Al tempo della vendita
Giustiniani a Parigi (1812) l'opera era di certo
attribuita al Caravaggio come prova l'incisione a
contorno nel catalogo del Laudon (Parigi, 1812).
So che recentemente uno dei migliori critici ca-
ravaggeschi pensò che questo ritrattino potesse es-
sere di Pietro Novelli il Monrealese. Ciò s'intende
si spiega pensando come Gentileschi raggiunga
risultati di superficie e di epidermide affatto simili
a Stanzioni, sul quale, come è noto, si forma il
Novelli, più che su Vati Dyck.
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Per rapporti di metodo luminoso sul modellato del viso, va posta verso questi tempi
anche la bella testa di carattere che nel Museo di Berlino non dovrebbe più portare il
nome di Caravaggio. '
Ecco la crema giallina di Gentileschi che raffina superficialmente, e in sostanza
immiserisce la polpa caravaggesca; ecco la luce segnare gli scarti dei piani, i méplats,
con eccessiva minuzia, e i capelli sfilarsi sottilmente sotto i peli del pennello, e l'orecchio
radere mollemente nella penombra con trovata affatto caratteristica del nostro.
Da questi eccessi di vero c'era tuttavia la possibilità di cavare del nuovo anche per
Orazio, quando egli volesse tornare sulla via propria, ch'era essenzialmente di studioso
Fig. 14 — Orazio Gentileschi: Orfeo
Napoli, Palazzo Reale
accurato di « valori », e noi crediamo infatti di vederlo ritornare sui propri passi e racco-
gliere frutti migliori dalle sue ricerche forzate, in alcune opere che devono ormai segnare i
limiti estremi del suo soggiorno romano.
1 Se il Silos nella Pinacolheca (Roma, 1670) si
riferiva a quest'opera citando il Ritratto di Gi-
smondo Tedesco di mano del Caravaggio nella Gal-
leria Giustiniani, ciò non proverebbe altro che già a
quel tempo s'era allargato di troppo il criterio delle
attribuzioni a Caravaggio. Al tempo della vendita
Giustiniani a Parigi (1812) l'opera era di certo
attribuita al Caravaggio come prova l'incisione a
contorno nel catalogo del Laudon (Parigi, 1812).
So che recentemente uno dei migliori critici ca-
ravaggeschi pensò che questo ritrattino potesse es-
sere di Pietro Novelli il Monrealese. Ciò s'intende
si spiega pensando come Gentileschi raggiunga
risultati di superficie e di epidermide affatto simili
a Stanzioni, sul quale, come è noto, si forma il
Novelli, più che su Vati Dyck.