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ROBERTO LONGHI
Piena di promesse e di possibilità storiche è per esempio la tela coi Santi Cecilia
Valeriano e Tiburzio visitati dall'angelo (fig. 16).
Che strana sorpresa incontrarla in quelle sale di Brera dove pare che tutti i bolo-
gnesi si sian dati l'intesa per apparire più convintamente melensi! Dove persino Guer-
rino ci appare con un capolavoro del genere noioso! Veramente la tela del Gentileschi è la
sola dove si possa studiare buona pittura o almeno ricerche di buona pittura! Eppoi è così
delizioso sorprendere il cauto pisano nei suoi imbarazzi fra il vero, l'ideale umanizzato
e tanti altri problemi! Poiché si ripete qui, con nuovi risultati, il disagio strano tra
una tendenza ad una realizzazione puramente cotidiana, indifferentemente visiva e i
Fig. 15 — Orazio Gentileschi: Riposo nella fuga in Egitto
Firenze, Palazzo Pitti
residui di riserve idealistiche portate dalla necessità della scenografìa religiosa, che già
osservammo dieci anni prima nella Santa Cecilia della Galleria Corsini.
Nessun dubbio che il Gentileschi voleva qui essenzialmente realizzare uno studio
d'interno, in tutta la sua veracità di vaso luminoso, calmo, filtrato. Perciò dipartendosi
dagli accenni un po' scarni d'interno dati da Caravaggio, fa piovere la luce di fianco
ma senza la crudezza schiantata del maestro, i cui interni apparivano sempre nelle sem-
bianze di stanzoni smobigliati, di magazzini senza più merce. Qui invece, sebbene nell'alto
v'è ancora troppa voluttà di tenebra per farne emergere, a contrasto, il candore dell'an-
gelo strambo, l'ambiente si sente determinarsi decorosamente, borghesemente, poco a poco.
Questo sentimento è prodotto essenzialmente dalla novità autentica dell'altra fonte di
luce blanda che filtra dalla porta dischiusa nel fondo, e dove s'affaccia Tiburzio con
piglio affatto casalingo, e curioso. V'è in ciò quasi un sentore d'humour involontario che
ci rivela tante cose. Soprattutto che Gentileschi non sa che farsi di quell'angelo mac-
chinoso, sospeso alla meglio nell'aria, e che infine non si sa bene come abbia potuto
entrare senza stazzonarsi troppo le ali. V'è un impaccio per questi attori di scena re-
ROBERTO LONGHI
Piena di promesse e di possibilità storiche è per esempio la tela coi Santi Cecilia
Valeriano e Tiburzio visitati dall'angelo (fig. 16).
Che strana sorpresa incontrarla in quelle sale di Brera dove pare che tutti i bolo-
gnesi si sian dati l'intesa per apparire più convintamente melensi! Dove persino Guer-
rino ci appare con un capolavoro del genere noioso! Veramente la tela del Gentileschi è la
sola dove si possa studiare buona pittura o almeno ricerche di buona pittura! Eppoi è così
delizioso sorprendere il cauto pisano nei suoi imbarazzi fra il vero, l'ideale umanizzato
e tanti altri problemi! Poiché si ripete qui, con nuovi risultati, il disagio strano tra
una tendenza ad una realizzazione puramente cotidiana, indifferentemente visiva e i
Fig. 15 — Orazio Gentileschi: Riposo nella fuga in Egitto
Firenze, Palazzo Pitti
residui di riserve idealistiche portate dalla necessità della scenografìa religiosa, che già
osservammo dieci anni prima nella Santa Cecilia della Galleria Corsini.
Nessun dubbio che il Gentileschi voleva qui essenzialmente realizzare uno studio
d'interno, in tutta la sua veracità di vaso luminoso, calmo, filtrato. Perciò dipartendosi
dagli accenni un po' scarni d'interno dati da Caravaggio, fa piovere la luce di fianco
ma senza la crudezza schiantata del maestro, i cui interni apparivano sempre nelle sem-
bianze di stanzoni smobigliati, di magazzini senza più merce. Qui invece, sebbene nell'alto
v'è ancora troppa voluttà di tenebra per farne emergere, a contrasto, il candore dell'an-
gelo strambo, l'ambiente si sente determinarsi decorosamente, borghesemente, poco a poco.
Questo sentimento è prodotto essenzialmente dalla novità autentica dell'altra fonte di
luce blanda che filtra dalla porta dischiusa nel fondo, e dove s'affaccia Tiburzio con
piglio affatto casalingo, e curioso. V'è in ciò quasi un sentore d'humour involontario che
ci rivela tante cose. Soprattutto che Gentileschi non sa che farsi di quell'angelo mac-
chinoso, sospeso alla meglio nell'aria, e che infine non si sa bene come abbia potuto
entrare senza stazzonarsi troppo le ali. V'è un impaccio per questi attori di scena re-