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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 19.1916

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Fasc. 4
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Longhi, Roberto: Gentileschi, padre e figlia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17336#0325

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GENTILESCHI, PADRE E FIGLIA

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grande sopportazione; e non è un caso che anche in altri centri d'arte i phi schietti
e blandi professori di maniera seguitino lunghissimamente a convivere accanto ai gio-
vani nuovi: Corenzio assiste senza scomporsi a tutti i mirabili rivolgimenti del ceto
artistico napolitano; a Camillo Procaccini e ai Fiammenghini non manca mai la lena
per spennellare un quadro di pratica accanto alle meraviglie del Cerano o del Cairo, i
più grandi dei secenteschi milanesi. Bernardo Castello fa quasi altrettanto a Genova; il
Vannini a Firenze, da schietto Stenterello, rimbrotta il dipingere alla boccalina a Gio-
vanni da San Giovanni; e, dicevamo, il d'Arpino a Roma partecipa tranquillamente alla
gara del '30, con rivali come Quercino e Valentin, con spettatori come Velasquez.

O elmi graffiati di luce improbabile! code fittizie! stendardi pallidi S. P. O. R,! schi-
nieri e corazze leccate di lumi biancastri, calligrafie e sigle stanche, a mano libera, di

Fig. 22 — Orazio Gentileschi : Riposo nella fuga in Egitto
Vienna, Museo Reale

lotte e di cacce, di Saulo scavalcato e di Atleone azzannato fra piante esanimi arrovellate
col ferro tiepido come cartigli polverosi, negli angoli di territori conditi coi trentun sassi
previsti!

Così dovevano essere rappresentati i manieristi a Roma nell'anno 1630.

E i classici, ovvero i manieristi colti rimessi a nuovo, e rinfrescati di cultura greco-
romana, sul secolo d'Augusto invece che su quello d'Adriano? sotto la protezione e gli
incitamenti del commendator Cassiano del Pozzo, l'unico archeologo piemontese?

I classici, ecco, fortunatamente non s'erano ancora affermati spiegatamente; perchè
Poussin, che avrebbe dovuto essere il loro rappresentante nella gara cui partecipò con
la Piaga dei Filistei, aveva per buona sorte copiato troppo recentemente i piatti dei Bac-
canali di Tiziano a Villa Ludovisi, per potersene dimenticare tanto presto. E certo se
egli in quella sua Piaga cerca di già di farci sapere come potesse essere o apparire
la città classica, nelle prospettive architettoniche del fondo; se sul dinnanzi ombre
crude e forti su pezzi di vero corporeo, fin troppo condotto, ci fanno accorti ch'egli guar-
dava ormai a certi brani di realismo scultorio dell'età imperiale romana; v'è sul primo
 
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