GENTILESCHI, PADRE E FIGLIA
293
Certo essa apparve come una « Lombarda » ai Fiorentini, nella Inclinazione dipinta
per il soffitto della Galleria Buonarroti, un nudo femmineo intatto soffice dorato alla
Veronese. Altrettanto « pittoresca » ma più moderna di ombre contrapposte abilmente
in giochi rari dovette apparire nell'Aurora di casa Arrighetti — si veda la bella descri-
zione del Baldinucci — che non ho ancora avuto agio di rintracciare.
Ma per contro, in altre opere della serie toscana, certi modi locali la indussero ad
aggiungere alla sua forte e sana pittura, pazienze agucchiate di broderics; e cesellature
stucchevoli; così da correre il rischio d'essere ascritta alla compagnia degli orefici e dei
Fig. 29 — Artemisia Gentileschi: Giuditta e la fante
Firenze, Galleria Corsini
ricamatori, ciò che poteva essere un buon titolo al tempo di Maso Finiguerra ; non
nel 1620.
Ecco per esempio la Giuditta con la fantesca della Corsini di Firenze! (fig. 29). Senza
dubbio l'interesse centrale è nello studio di panneggio bianco della fantesca, e nel pan-
nolino del cestello chiazzato dal sangue di Oloferne; ma chi sopporterebbe le filigrane
e gli alamari del corsetto dell'eroina?
Nella replica a Pitti (fig. 30) le cose vanno meglio; la pasta è infinitamente più
ricca e spirante; la soluzione visiva delle orlature è più consentanea alle qualità pitto-
riche del complesso; e basterebbe la trovata altamente « visuale » del lembo di panno
intriso che scende dal cestello ad animare uno spazio che nella prima versione era ostil-
mente bruno, per rispettarne l'autrice.
misia si può stabilire verso il 1621 in base al fatto
ch'essa partecipò alla decorazione del soffitto della
Galleria Buonarroti, ove parecchi altri pittori
lavorarono intorno a quell'anno (Cfr. Baldi-
nucci, Vita di Matteo Rosselli, ecc.). Verso il 1626
essa è di nuovo a Roma, perchè in quell'anno il
Duca d'Alcalà le comprava un quadro per portare
in Ispagna (cfr. JuSTI, Velazquez). Nel 1630 è già
a Napoli.
L'Arte. XIX, 38.
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Certo essa apparve come una « Lombarda » ai Fiorentini, nella Inclinazione dipinta
per il soffitto della Galleria Buonarroti, un nudo femmineo intatto soffice dorato alla
Veronese. Altrettanto « pittoresca » ma più moderna di ombre contrapposte abilmente
in giochi rari dovette apparire nell'Aurora di casa Arrighetti — si veda la bella descri-
zione del Baldinucci — che non ho ancora avuto agio di rintracciare.
Ma per contro, in altre opere della serie toscana, certi modi locali la indussero ad
aggiungere alla sua forte e sana pittura, pazienze agucchiate di broderics; e cesellature
stucchevoli; così da correre il rischio d'essere ascritta alla compagnia degli orefici e dei
Fig. 29 — Artemisia Gentileschi: Giuditta e la fante
Firenze, Galleria Corsini
ricamatori, ciò che poteva essere un buon titolo al tempo di Maso Finiguerra ; non
nel 1620.
Ecco per esempio la Giuditta con la fantesca della Corsini di Firenze! (fig. 29). Senza
dubbio l'interesse centrale è nello studio di panneggio bianco della fantesca, e nel pan-
nolino del cestello chiazzato dal sangue di Oloferne; ma chi sopporterebbe le filigrane
e gli alamari del corsetto dell'eroina?
Nella replica a Pitti (fig. 30) le cose vanno meglio; la pasta è infinitamente più
ricca e spirante; la soluzione visiva delle orlature è più consentanea alle qualità pitto-
riche del complesso; e basterebbe la trovata altamente « visuale » del lembo di panno
intriso che scende dal cestello ad animare uno spazio che nella prima versione era ostil-
mente bruno, per rispettarne l'autrice.
misia si può stabilire verso il 1621 in base al fatto
ch'essa partecipò alla decorazione del soffitto della
Galleria Buonarroti, ove parecchi altri pittori
lavorarono intorno a quell'anno (Cfr. Baldi-
nucci, Vita di Matteo Rosselli, ecc.). Verso il 1626
essa è di nuovo a Roma, perchè in quell'anno il
Duca d'Alcalà le comprava un quadro per portare
in Ispagna (cfr. JuSTI, Velazquez). Nel 1630 è già
a Napoli.
L'Arte. XIX, 38.