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GIUSEPPE FIOCCO
Non si limitò il pittore bolognese a questa ab- stauro, la. fisionomia elei Ripanda. 1 Che è d'un
bondante attività profana, ma attese anche a costesco, sedotto dalle forme manierate degli
non poche opere di soggetto religioso. Fra quelle umbri, amico di quel colorito attenuato e bion-
citate dal Malvasia e dall'Oretti a Roma, per la dastro che prevalse a Bologna nei seguaci del
Madonna del Popolo e per i SS. Apostoli — ove Francia, innanzi all'orribile dominio dei cangianti
avrebbe decorata la cappella del card. Bessarione— e dei rossi mattonosi di Innocenzo da Imola, del
ce ne resta però una soltanto, quella di S. Omo- Pupini e del Bagnacavallo.
bono, abbastanza ben conservata per consentirci Leziose e un po' schiacciate sovra lo sfondo, le
di valutarne appieno la tecnica e la maniera. Non tre sacre figure fanno ancora pensare a un coni-
eminenti ne l'una nò l'altra, ma più schiette di pagno del Tamaroccio e dell'Aspertini, che pur nel
Fig. io — Parigi, Louvre - Gabinetto dei disegni : Trionfo di Scipione Africano.
quanto potevano apparire nella veste togata delle
decorazioni capitoline.
Va solo fatta distinzione fra la parte superiore
dell'affresco che adorna tutta l'abside della chie-
setta, rappresentante Cristo in gloria, entro una
mandorla multicolore, circondato da angioli e che-
rubini e campato sovra uno sfondo stellato di un
violento turchino; e la parte che le sta sotto, dipinta
a guisa di trittico (fig. 14). Poiché quella è tutta
barbaramente ridipinta e stonata, e solo in questa,
con le figure della Madonna fra i SS. Stefano e
Omobono, collocate entro nicchie, spartite da pila-
strini adorni di grottesche simili a quelle notate
nelle Scene della Guerra Punica, si può finalmente
ritrovare genuina, senza quasi il danno d'un re-
seguire vie proprie non si dimentica delle tradi-
zioni familiari.
Basta questo non spiacevole fresco a gettar
qualche luce sulla dimoia del Ripanda a Napoli
e nel Reame, che vedremo in seguito confermata
da una testimonianza più importante e sicura.
Quivi la tradizione locale ne aveva mantenuta con
strana costanza il ricordo; benché facesse poi il
suo nome invano per qualcuna di quelle misture
catalano-italiche proprie dei pittori partenopei.
Quando si abbia negli occhi il ricordo dell'af-
1 A. Venturi (Storia dell'Arte, voi. VII, p. II, pag. 288),
Unico a farne parola, avvicina questo affresco alla scuola
eli Antoniazzo Romano.
GIUSEPPE FIOCCO
Non si limitò il pittore bolognese a questa ab- stauro, la. fisionomia elei Ripanda. 1 Che è d'un
bondante attività profana, ma attese anche a costesco, sedotto dalle forme manierate degli
non poche opere di soggetto religioso. Fra quelle umbri, amico di quel colorito attenuato e bion-
citate dal Malvasia e dall'Oretti a Roma, per la dastro che prevalse a Bologna nei seguaci del
Madonna del Popolo e per i SS. Apostoli — ove Francia, innanzi all'orribile dominio dei cangianti
avrebbe decorata la cappella del card. Bessarione— e dei rossi mattonosi di Innocenzo da Imola, del
ce ne resta però una soltanto, quella di S. Omo- Pupini e del Bagnacavallo.
bono, abbastanza ben conservata per consentirci Leziose e un po' schiacciate sovra lo sfondo, le
di valutarne appieno la tecnica e la maniera. Non tre sacre figure fanno ancora pensare a un coni-
eminenti ne l'una nò l'altra, ma più schiette di pagno del Tamaroccio e dell'Aspertini, che pur nel
Fig. io — Parigi, Louvre - Gabinetto dei disegni : Trionfo di Scipione Africano.
quanto potevano apparire nella veste togata delle
decorazioni capitoline.
Va solo fatta distinzione fra la parte superiore
dell'affresco che adorna tutta l'abside della chie-
setta, rappresentante Cristo in gloria, entro una
mandorla multicolore, circondato da angioli e che-
rubini e campato sovra uno sfondo stellato di un
violento turchino; e la parte che le sta sotto, dipinta
a guisa di trittico (fig. 14). Poiché quella è tutta
barbaramente ridipinta e stonata, e solo in questa,
con le figure della Madonna fra i SS. Stefano e
Omobono, collocate entro nicchie, spartite da pila-
strini adorni di grottesche simili a quelle notate
nelle Scene della Guerra Punica, si può finalmente
ritrovare genuina, senza quasi il danno d'un re-
seguire vie proprie non si dimentica delle tradi-
zioni familiari.
Basta questo non spiacevole fresco a gettar
qualche luce sulla dimoia del Ripanda a Napoli
e nel Reame, che vedremo in seguito confermata
da una testimonianza più importante e sicura.
Quivi la tradizione locale ne aveva mantenuta con
strana costanza il ricordo; benché facesse poi il
suo nome invano per qualcuna di quelle misture
catalano-italiche proprie dei pittori partenopei.
Quando si abbia negli occhi il ricordo dell'af-
1 A. Venturi (Storia dell'Arte, voi. VII, p. II, pag. 288),
Unico a farne parola, avvicina questo affresco alla scuola
eli Antoniazzo Romano.