L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna (23.1920)

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LINA MONTALTO

Napoli, una evoluzione vi fu nella sua maniera, e cioè la riduzione delle tinte a toni, l'as-
sunzione ad espressione personale di un quid medium fra lo sculto e il dipinto, perfino nel-
l'ultima opera del periodo napoletano (soffitto di S. Pietro a Maiella) ritorna per composi-
zioni fredde di colori l'istessa simpatia che ha in periodo antecedente creati altri capolavori.
Perchè fra quel soffitto — vera espressione dell'arte robusta di Mattia Preti — e le tele
guercinesche prodotte e prima e durante e dopo il periodo napoletano v'è gemellità e
differenza: quello è costruito plasticamente sotto l'imperio della luce e ride di colori;

I''ÌK. io — Mattia Preti: S. Sebastiano.
Napoli, S, Maria*"de' Sette Dolori.

queste sono più disegnate e meno colorite, mentre le une e l'altro prendono dalla formi-
dabile potenza espressiva del Preti alito di vita, ansia di passione.

In modulazione di luce, l'arte del Preti si libera gradatamente dalla preoccupazione
del chiaroscuro cui di necessità lo porta, con la conoscenza perfetta del disegno, la visione
artistica drammatizzante in immediata prossimità la scena. Ora soffocata nell'ombra,
ora con essa in perfetto equilibrio carezzante la figura, la luce in Preti serve a sottolineare
la solida costruzione anatomica di un nudo o a commentare caravaggescamente in tragici
risalti una scena; il Preti è sè stesso quando riesce ad esprimersi subordinando luce e
colore alla potenza rappresentativa di una composizione solenne o agitata. Ecco perchè
il suo modo d'esprimersi varia da tela a tela inseguendo talvolta il medesimo soggetto sino
a renderlo prossimo, tangibile, vivo. Una serie di tele grandi e piccole traducono quest'ansia
di raggiungimento di plastica potenza nel florido periodo napoletano: tele molto signifi-