ETTORE SESTIERI
or sono, il I.onghi cui dobbiamo i soli studi erga- per esempio, V Ester degli Uffizi, com'essa non
nici sul '600 napoletano. Aggiungere altro non fa- aveva e ormai non avrebbe più fatto,
rcbbe clic apportare confusione. Limitiamoci, E su Artemisia non saprei dir di più. Solo, per
dunque, a ritener per certo che l'arrivo della Gen- rendere omaggio alla simpatica pittrice, pubblico
tileschi a Napoli non restò inosservato. Ce lo di- una Salvazione di Mose, ora a Londra in una pii-
mostra tutto il rinnovarsi della pittura di Massimo vata quadreria, (fig. t). 11 ritrovare dinanzi a un
circa il 1630, inspiegabilc altrimenti, c un'ottima fondo di cielo acceso, indubbiamente napoletano,
conferma ce l'offre il De Dominici con parole ben delle figurine che sanno un po' di bolognese per i
chiare: « Così dunque Massimo come modesto, tipi, un po' di toscano per le vesti trapunte e un
Kg. .5 — Massimo Stanzioni: Pietà. Napoli, S. Martino.
(Fot. Alinari).
umile e giudizioso, si sottopose a copiare alcune po'di Caravaggio per la luce addolcita che le sfiora,
storie a picciole figure colorite da Artemisia nelle m'ha fatto pensare che sia questa una delle opere
quali ella riusciva assai bene... n.1 E Cavallino che a piccole figure eseguite da Artemisia a Napoli
cominciò a lavorare sulle orme di Massimo è già e fin ora sfuggite alle ricerche degli studiosi. Le
un artemisiano per essere uno stanzionesco di quel maniche gonfie e certi scolli condotti a cesello
tempo. Non è difficile poi ammettere che egli sia vicino a calate fluide di bianchi, di rossi e di mar-
risalito direttamente alle opere della pittrice. Forse roni chiari, assicurano maggiormente dell'attri-
ne avrà trovato anche allo studio del maestro; ma buzione. Chè se poi, per un istante, si volesse ere-
fornito di una tendenza più spiccata che non Ar- dere che non fossimo dinanzi ad Artemisia, ma a
temisia alle ricerche raffinate, e lasciatosi prendere qualche altro napoletano, avremmo la prova più
a suo modo dalla visione di Caravaggio, quando, di limpida di quale largo consenso trovasse a Napoli
ritorno dall'Inghilterra la Gentileschi fu di nuovo la pittrice. 11 quadro è infatti certamente napole-
a Napoli, Cavallino poteva mostrarle quadri, tano, come è certamente artemisiano e poiché non
è di Massimo e neppure di Cavallino, il non volerlo
1 De Dominici, op. cit., tomo III, pag. 45. attribuire ad Artemisia ci condurrebbe per forza
or sono, il I.onghi cui dobbiamo i soli studi erga- per esempio, V Ester degli Uffizi, com'essa non
nici sul '600 napoletano. Aggiungere altro non fa- aveva e ormai non avrebbe più fatto,
rcbbe clic apportare confusione. Limitiamoci, E su Artemisia non saprei dir di più. Solo, per
dunque, a ritener per certo che l'arrivo della Gen- rendere omaggio alla simpatica pittrice, pubblico
tileschi a Napoli non restò inosservato. Ce lo di- una Salvazione di Mose, ora a Londra in una pii-
mostra tutto il rinnovarsi della pittura di Massimo vata quadreria, (fig. t). 11 ritrovare dinanzi a un
circa il 1630, inspiegabilc altrimenti, c un'ottima fondo di cielo acceso, indubbiamente napoletano,
conferma ce l'offre il De Dominici con parole ben delle figurine che sanno un po' di bolognese per i
chiare: « Così dunque Massimo come modesto, tipi, un po' di toscano per le vesti trapunte e un
Kg. .5 — Massimo Stanzioni: Pietà. Napoli, S. Martino.
(Fot. Alinari).
umile e giudizioso, si sottopose a copiare alcune po'di Caravaggio per la luce addolcita che le sfiora,
storie a picciole figure colorite da Artemisia nelle m'ha fatto pensare che sia questa una delle opere
quali ella riusciva assai bene... n.1 E Cavallino che a piccole figure eseguite da Artemisia a Napoli
cominciò a lavorare sulle orme di Massimo è già e fin ora sfuggite alle ricerche degli studiosi. Le
un artemisiano per essere uno stanzionesco di quel maniche gonfie e certi scolli condotti a cesello
tempo. Non è difficile poi ammettere che egli sia vicino a calate fluide di bianchi, di rossi e di mar-
risalito direttamente alle opere della pittrice. Forse roni chiari, assicurano maggiormente dell'attri-
ne avrà trovato anche allo studio del maestro; ma buzione. Chè se poi, per un istante, si volesse ere-
fornito di una tendenza più spiccata che non Ar- dere che non fossimo dinanzi ad Artemisia, ma a
temisia alle ricerche raffinate, e lasciatosi prendere qualche altro napoletano, avremmo la prova più
a suo modo dalla visione di Caravaggio, quando, di limpida di quale largo consenso trovasse a Napoli
ritorno dall'Inghilterra la Gentileschi fu di nuovo la pittrice. 11 quadro è infatti certamente napole-
a Napoli, Cavallino poteva mostrarle quadri, tano, come è certamente artemisiano e poiché non
è di Massimo e neppure di Cavallino, il non volerlo
1 De Dominici, op. cit., tomo III, pag. 45. attribuire ad Artemisia ci condurrebbe per forza