ETTORE SESTIERI
sinistra, il S. Pietro, di scorcio, a destra. Dall'uno speso in aria. Po sgherro, d'altra parte, è caduto
all'altro, sottile come una lama, vola l'arco disteso a strapiombo, ucciso dal sonno e l'angelo, appena
delle ali dell'angelo che lascia le pieghe del proprio giunto dal cielo, ha cercato una posa statuaria,
manto, non più aeree, solidificarsi in ghiaccio al con- La luce, così come nelle Cene di Mattia Preti, sor-
tatto della luce. Posa assestata, nell'angelo,1 piante prende i gesti e li arresta, qui ha fermato gli at-
aderenti al terreno, cranio del S. Pietro bombe., scoi- teggiamenti e i movimenti di tutti. Il senso di so-
pito e robusto. Con quest'opera, in realtà, Cavallino lidità della materia è accresciuto dalla resa del
si classifica tra i seguaci diretti di Caravaggio. TI -pavimentò a grossi mattoni scheggiati. Raffina-
Fig. 21 — T5crnaruo Cavaiimo: Cena degli Apostoli. Londra, collezione privata.
(Fot. Sansami).
S. Pietro non fugge. Cavallino, o meglio, la luce tezze e setificazioni non compaiono. Il fruscio
ha voluto che fosse rappresentato nel sonno e della seta non s'adattava a questa composizione
senza che accenni a svegliarsi. Il suo passo leggero, dove i corpi assumono saldezza e compattezza im-
silenzioso, di fuga non era possibile. Forse un piede pensate per Cavallino, e anche la gamma dei colori
sarebbe rimasto attaccato alla terra e l'altro so- si riduce ad una semplicità estrema. Un po'di giallo
-- scuro nel S. Pietro, l'angelo bianco e il guardiano
1 Veramente sintomatica, per dimostrare sempre più che riflessato d'acciaio con certi calzari rosso-cupo
siamo nella cerchia caravaggesca, è la rassomiglianza di che formano toppa sulle carni brune. Non v'è
quest'angelo con il Tobiolo del quadro a S. Ruffo di Rieti, un elemento che si sottragga all'imperativo cate-
variamente attribuito da Lionello Venturi a Caravaggio stesso gorico della luce e nella produzione di Cavallino
(L. Venturi, Opere inedite di Michelangelo da Caravaggio, in nulla conosciamo di più caravaggesco, come nulla
Bollettino d'Arte, Iai2„ 1) a Orazio Gentileschi da Roberto ci mostrerà un Cavallino più sostanzialmente « ca-
Longhi, (R. Longhi, Gentileschi padre e figlia, in L'Arte, valliniano » deWEster che, agli Uffizi, s'inchina di-
1916, V-VI) e certo, se non del Merisi, vicinissimo a lui. nunzi a re Assuero.
sinistra, il S. Pietro, di scorcio, a destra. Dall'uno speso in aria. Po sgherro, d'altra parte, è caduto
all'altro, sottile come una lama, vola l'arco disteso a strapiombo, ucciso dal sonno e l'angelo, appena
delle ali dell'angelo che lascia le pieghe del proprio giunto dal cielo, ha cercato una posa statuaria,
manto, non più aeree, solidificarsi in ghiaccio al con- La luce, così come nelle Cene di Mattia Preti, sor-
tatto della luce. Posa assestata, nell'angelo,1 piante prende i gesti e li arresta, qui ha fermato gli at-
aderenti al terreno, cranio del S. Pietro bombe., scoi- teggiamenti e i movimenti di tutti. Il senso di so-
pito e robusto. Con quest'opera, in realtà, Cavallino lidità della materia è accresciuto dalla resa del
si classifica tra i seguaci diretti di Caravaggio. TI -pavimentò a grossi mattoni scheggiati. Raffina-
Fig. 21 — T5crnaruo Cavaiimo: Cena degli Apostoli. Londra, collezione privata.
(Fot. Sansami).
S. Pietro non fugge. Cavallino, o meglio, la luce tezze e setificazioni non compaiono. Il fruscio
ha voluto che fosse rappresentato nel sonno e della seta non s'adattava a questa composizione
senza che accenni a svegliarsi. Il suo passo leggero, dove i corpi assumono saldezza e compattezza im-
silenzioso, di fuga non era possibile. Forse un piede pensate per Cavallino, e anche la gamma dei colori
sarebbe rimasto attaccato alla terra e l'altro so- si riduce ad una semplicità estrema. Un po'di giallo
-- scuro nel S. Pietro, l'angelo bianco e il guardiano
1 Veramente sintomatica, per dimostrare sempre più che riflessato d'acciaio con certi calzari rosso-cupo
siamo nella cerchia caravaggesca, è la rassomiglianza di che formano toppa sulle carni brune. Non v'è
quest'angelo con il Tobiolo del quadro a S. Ruffo di Rieti, un elemento che si sottragga all'imperativo cate-
variamente attribuito da Lionello Venturi a Caravaggio stesso gorico della luce e nella produzione di Cavallino
(L. Venturi, Opere inedite di Michelangelo da Caravaggio, in nulla conosciamo di più caravaggesco, come nulla
Bollettino d'Arte, Iai2„ 1) a Orazio Gentileschi da Roberto ci mostrerà un Cavallino più sostanzialmente « ca-
Longhi, (R. Longhi, Gentileschi padre e figlia, in L'Arte, valliniano » deWEster che, agli Uffizi, s'inchina di-
1916, V-VI) e certo, se non del Merisi, vicinissimo a lui. nunzi a re Assuero.