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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 2
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Moschini, Vittorio: Giaquinto artista rappresentativo della pittura barocca tarda a Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0143

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GIAQUINTO E LA PITTURA BAROCCA TARDA A ROMA 117

quasi in materia cretacea, esprimendo le forme con dell'ovato della cappella Ruffo) porge al santo

piani di colore chiaro nelle luci, opaco e sordo la corona del martirio, coprendo d'ombra col suo

nelle ombre. Così si modellano i personaggi del corpo i due angeletti seduti sui gradini presso

suggestivo dramma nei loro nobili panneggi, l'ara sulla quale fuma un turibolo di brunito ar-

risaltano le figure come il paese nello sfondo, gento e splende la nota viva di un roseo drappo

visione di rovine e di grandi alberi coronati di serico.

grasse nuvole, grumi di colore splendidi negli Tutta la scena principale si svolge su di uno

orli. stesso piano; un motivo di trasversalità che amplia

Questa maniera pittorica, nella quale anche lo lo spazio risuona, ma senza nessuna particolare

sfumato non può essere che coloristico trapasso accentuazione, nell'architettura del tempio. La

Fig. 9. — / .S".S'. Ippolito, Taurino ed lìrcolano.
Roma, S. Giovanni Calibita. (Fot. Cab. Fot. Ministero Istruzione).

di tinte (o, meglio, di sfumato non si può parlare),
questa maniera nella quale si dà valine alla pen-
nellata piena e densa che stende zone di colore,
tocca luci qua e là improvvise, al modo settecen-
tesco, vediamo anche nella soavissima scena dei
SS. Ippolito, Taurino ed Ercolano (fig. 9), dipinta
nella tela di fronte alla precedente.

Un fascio luminoso che piove dall'alto è la glo-
ria dei santi che si raccolgono nell'ombra di un
tempio, ai quali angeli e cherubini porgono palme
e corone, reggono le insegne della loro dignità.
Domina nel centro, con molle passo di danza,
gesto da melodramma, S. Taurino, gentile cava-
liere. Da sinistra incede solenne il canuto S. Er-
colano sul cui giallo manto serico la luce ha guizzi
risplendenti; a destra S. Ippolito, seduto e col
corpo atteggiato in un lento moto di torsione,
tiene un gran libro, offre alla luce, che ne trae ri-
flessi argentei, tutta una pompa di serici panneggi
ampi e ricchissimi. Presso S. Ippolito un angelo
con le grandi ali distese a volo (ne ricorda un altro

scena è solenne, maestosa, piena di fasto chiesa-
stico, di opulenza.

11 colore domina ed è il problema vivo dell'ar-
tista, che con esso dà valore alla sua suggestiva
visione.

Questo possiamo pure dire della luminosa deco-
razione della voltadel presbiterio (fig. 10), del tondo
(cullale come dei pennacchi, nei quali sono di-
pinti angeli che reggono gli strumenti della Pas-
sione, e due Virtù, la Carità e la Mansuetudine.

Nel tondo centrale, sulle nuvole che fan da
trono alla sacerdotale figura dell'Eterno, si vede,
retto da un angelo, il corpo esangue di Cristo,
posto vivacemente di sghembo, pallida figura
che fortemente risalta per il suo colore argentino.
Un altro angelo, nello sfondo, stende alla luce il
candido sudario, cascata di bianco colore pari a
quelle auree e argentine delle vesti dell'Eterno.
Guizzi di luce splendono ovunque nella serica ma-
teria dei panneggi e delle carni. Questo tondo è
veramente mirabile per impostazione decorativa
 
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