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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 4
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Brizio, Anna Maria: Defedente Ferrari da Chivasso
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0237

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DEFENDENTE FERRARI DA CHIVASSO

Fra i pittori piemontesi, i cui tratti cancellati
e dimenticati nei secoli vanno oggi di nuovo nel
rinascere degli studi d'arte affiorando alla nostra
conoscenza, Defendente Ferrari occupa certo uno
dei posti più importanti e più rappresentativi,
poiché in lui convergono, fondendosi, le due op-
poste tendenze che sempre si divisero l'arte in
Piemonte: la tendenza lombarda e la tendenza ul-
tramontana.

Da quando il P. Bruzza rinvenne nell'Archivio
comunale di Moncalieri il contratto per l'esecu-
zione dell'ancona di S. Antonio di Ranverso, com-
messa nel 1530 al fino allora ignoto « magistro
Deffendente de Ferrariis de Clavaxio pictore »,
di questa nuova figura d'artista molti studiosi si
occuparono; ma tutti rimasero alla periferia del
problema estetico senza penetrarlo direttamente;
tutti si persero in considerazioni generiche ed
esteriori senza colpire il centro ideale della sua
visione pittorica, e nessuno seppe costruire intera
la sua personalità e inquadrarla con netti contorni
nell'ambiente artistico locale.

Già il primo articolo riguardante Defendente
Ferrari1 indirizza, per vie assolutamente sbagliate
la critica a lui relativa. In esso il Gamba, pur pa-
lesando finezza di sensibilità in alcune osserva-
zioni staccate, come laddove nota il pregio gran-
dissimo delle predelle defendentesche e la bellezza
e minuzia dei particolari e degli ornati nelle grandi
tavole, non si dimostra ancora affatto orientato
sull'argomento che si accinge a trattare. Non fa
il nome di alcun maestro, non ricollega Defendente
ad alcun indirizzo artistico determinato, ma si li-
mita a riscontrare nella sua opera influenze di
scuola veneziana, di scuola umbra, bramantesca,
leonardesca: troppe e troppo infondate! E la ra-
gione si è che nella sua analisi egli è rimasto troppo
legato al particolare, al frammento, perdendo di
vista l'insieme, e che non ha abbastanza cono-
sciuto, dato il punto a cui ancora si trovavano gli
studi sul Piemonte, l'ambiente artistico in cui
Defendente Ferrari era vissuto. Perciò trascura,

1 Francesco Gamba, L'Abbadia di S. Antonio di Ran-
verso e Defendente Ferrari di Chivasso (Alti della Soc. Pie-
montese di Archeologia e Belle Arti, 1876, p. 76).

se si eccettua un fuggevole accenno ad un'influenza
fiamminga, gli elementi nordici, cosi importanti e
numerosi nella produzione defendentesca.

Eppure avrebbe dovuto essergli di guida per
orientarsi, il fatto che prima del 1870, quando di
Defendente ignoravasi ancora l'esistenza, molte
delle sue tavole erano credute opera di Alberto
Diirer. Presa in sè, l'attribuzione era un errore
grossolano; ma essa ricopriva una verità evidente;
il carattere essenzialmente nordico dell'arte defen-
dentesca. Invece il Gamba non ammette nes-
suna derivazione dalla scuola tedesca: le ana-
logie che intercorrono fra questa e il pittore pie-
montese egli le spiega (e in realtà avviene preci-
samente il contrario) attraverso la scuola veneziana.
E seguendo le sue orme, per molti anni tutti gli
studiosi di Defendente nelle loro ricerche volsero
unicamente gli sguardi verso le scuole italiane.

Il Morelli1 credette di poter riassumere le molte-
plici influenze, che il ('.amba notava nel pittore
di Chivasso, nell'unica influenza dell'ecclettico
Macrino d'Alba. Siccome a quei tempi di Macrino
facevasi quasi il perno e il centro della pittura
piemontese, così questa tesi ebbe fortuna e fu
quasi universalmente ammessa. Anche il Jacobsen2
l'accolse, ma buttò fra le righe un accenno a so-
miglianze di Defendente colla scuola vercellese
e coll'iconografia tedesca, sopratutto nelle pre-
delle. L'accenno era ottimo, ma non fu svolto; e il
Barbavara3 continuò a seguire le opinioni di F.
Gamba, mescolandovi, a maggior confusione, le
teorie del Morelli e quelle del Jacobsen.

A complicare il già oscuro problema defenden-
tesco, intervenne in seguito l'ipotesi, basata sul-
l'ignoranza della cronologia e su un'erronea attri-
buzione di tavole, di un alunnato di Defendente
presso Eusebio Ferrari. Nel 1911 il Weber4 soste-

1 Morelli, Le opere dei maestri italiani nelle Gallerie di
Monaco, Dresda e Berlino, p. 57, 424, 525.

2 Jacobsen, La Pinacoteca di Torino (Archivio Storico
dell'Arte, 1897).

3 Barbavara, Brevi notizie di due antichi pittori piemon-
tesi: Defendente de' Ferrari da Chivasso e Gandolfino de' Ro-
retis di Asti, 1898.

4 Weber, Die Begriinder der Piemonte Malerschiile, ioli,
p. 71 e sgg.
 
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