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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 27.1924

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Fasc. 2
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Ortolani, Sergio: Coltura ed arte, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17344#0124

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COLTURA ED ARTE

(Continuazione, vedi fase, di gennaio-febbraio 1924)

La sensualità, cioè il goderai dello spirito in un continuo creare il mondo con una
sempre più squisita complessità di motivi, e lo spostarsi dell'interesse suo dal vecchio
egocentrismo a tutto il « reale » pantelsticamente sensibilizzato... la sensualità è una
forma di vita interiore spoglia di valori etici e filosofici, tutta presa di apparenze e di
superficialità, ma è vita larga e sana. Caduta la civiltà spirituale e teorizzatrice, mutato
il senso dell'» individuo » immagine di Dio e nobilissimo centro e scopo del creato, mentre
il pensiero meridionale ricreava il mondo secondo le leggi dello spirito, cioè lo unificava
con esso, mentre la scienza indagava quelle leggi a traverso la più ispirata e appas-
sionata moltiplicazione dei suo mondo reale, lo spirito, in quanto sentimento della vita,
si beava nel naturalismo, nel decorativismo, nell'esteriore — per ripetere il vecchio ter-
mine dei « positivi « — e in questo quasi primigenio tuffo entro le sue attività animali
ritrovava la forza per rinascere, rinverginito dalla passione. Sensuale e naturalistica fu
dunque la realtà di Tiziano del Veronese e in genere del Sei e Settecento. E come tale
era ormai la comunale realtà italiana, che allo spettacolo tendeva e alla scienza speri-
mentale, come ai due poli della sua attività bisecolare, naturalmente la nuova favella
veneta ne fu la vera voce.

Tiziano, che nella pre-giorgionesca Pala di S. Pietro Martire, oggi in Anversa, di-
mostra la suntuosità naturale del suo colorire per gamme intense dominate dai russi,
riprende nelle opere successive il timido gioco tonale del maestro da Castelfranco, molti-
plicandolo via via, eppure equilibrandone gli spostamenti di valore, entro una atmosfera
calda ma « tenuta » con una certa uniformità di bassorilievo cromatico un po' piatto,
mèmore del Quattrocento e caratteristico di Palma il vecchio e dei primi giorgioneschi
(Amor sacro e profano, ecc.). Qui, sotto l'abbigliamento morbidissimo del colore biondo
e rosso con certe sete mosse di chiari, la vecchia forma rimane, sebbene spianata per
quel generale identificarsi ch'essa fa col piano quasi monocromo del tono, ove appena
distesa varia l'ombra e la luce, ricevendo ogni grazia dall'opporsi alle altre forme-toni
e pure graduandovisi nei passaggi con un addolcimento di sfumati che la tornisce a
pena (Zingarclla, ecc.).

Più tardi con l'ampliarsi della visione tizianesca, la forma si pone in due diversi atteg-
giamenti: o raccoglie in sè tutto l'interesse lirico e si centralizza nel quadro, a danno della
finitezza delle forme circostanti che divengono pittoricamente accessorie; o nella moltepli-
cità delle forme aggruppate questo interesse si spande. Abbiamo in questo caso, pel ridursi
delle forme a particolari d'un insieme, che tutto il quadro diventa un poliedro dalle
cento facce e l'una splende e l'una sorda arretra, quella s'accenta e questa s'appanna in
un gioco vaghissimo di barbagli e di risonanze intrecciate (Baccanali). Siamo in un
paese lavato dalla pioggia, dove tutti gli oggetti carichi di gocce d'acqua divengono spec-
chi che si rimandano e moltiplicano i colori degli oggetti vicini (Milizia). Siamo ad uno
spezzettarsi in « tocchi » ed ad un vivace opporsi di toni, secondo un brulichio di piani
emergenti e ricadenti, sotto il velo dorato dell'atmosfera tizianesca che intona per ve-
lature insensibili il festino saporoso dei colori.

Intanto, come al Palma nel suo Autoritratto, così a Tiziano la mezza figura campata
sul fondo d'ombra (per caratterizzarla intera, secondo l'uso comune) addita la via verso
 
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