DEFENDENTE FERRARI DA CHIVASSO
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dei nudi col rosa e col verde uliva dei manti. In
questo quadro Defendente si è posto un pro-
blema di luce e l'ha risolto con felice pienezza
di risultati.
Ho già sostenuto precedentemente che tali effetti
di luce, basati sulla linearità, non possono spie-
proveniente da S. Francesco di Bosco Avigliana,
dell'anno successivo (1524), si accentua il linea-
rismo usato a suggerire i riflessi, le rifrazioni e gli
scherzi della luce, che trova ampia rispondenza
solo nelle incisioni tedesche, e di cui sono forte-
mente improntate molte delle tavole migliori di
Kig. 9. — Torino, Museo Civico.
Defendente Ferrari: La Crocifissione. (Fot. Dall'Armi).
garsi se non ricorrendo all'ipotesi di una influenza
della scuola tedesca. A riprova di questa tesi sta
il fatto che negli anni in cui si affermano ricerche
luministiche, cominciano a spuntare nelle tavole
del Ferrari particolarità iconografiche tedesche.
Nella Madonna in trono fra Santi col donatore del
Palazzo Reale di Torino, datata col 152;, il pro-
filo del donatore inginocchiato, nervoso e spez-
zato, è eseguito alla tedesca e non alla lombarda
come avviene nelle tavole anteriori di Ivrea e di
Ciriè, e la sua ampia pelliccia pare tolta da un
quadro di Alberto Diirer.
Nella Pietà già della Collezione D'Aigremont,
Defendente in quest'epoca fra il 1520 e il 1528.
La Deposizione del Duomo di Chivasso (fig. 8),
benché molto sciupata, presenta anch'essa nel
nudo del Cristo e nelle teste che sopra di lui si pie-
gano, questo linearismo spezzettato ad effetto
parzialmente luministico.
Un'altra Pietà della Collezione Spiridon di Roma,
attribuita a Gaudenzio Ferrari, ma che ad un
esame stilistico offre tutte le caratteristiche di
Defendente, è ancora più intensamente luministica
e più fittamente trattaggiata della Pietà D'Aigre-
mont: non solo i capelli, ma le aureole, i leggeri
delicatissimi ornati d'oro delle vesti, la corona
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dei nudi col rosa e col verde uliva dei manti. In
questo quadro Defendente si è posto un pro-
blema di luce e l'ha risolto con felice pienezza
di risultati.
Ho già sostenuto precedentemente che tali effetti
di luce, basati sulla linearità, non possono spie-
proveniente da S. Francesco di Bosco Avigliana,
dell'anno successivo (1524), si accentua il linea-
rismo usato a suggerire i riflessi, le rifrazioni e gli
scherzi della luce, che trova ampia rispondenza
solo nelle incisioni tedesche, e di cui sono forte-
mente improntate molte delle tavole migliori di
Kig. 9. — Torino, Museo Civico.
Defendente Ferrari: La Crocifissione. (Fot. Dall'Armi).
garsi se non ricorrendo all'ipotesi di una influenza
della scuola tedesca. A riprova di questa tesi sta
il fatto che negli anni in cui si affermano ricerche
luministiche, cominciano a spuntare nelle tavole
del Ferrari particolarità iconografiche tedesche.
Nella Madonna in trono fra Santi col donatore del
Palazzo Reale di Torino, datata col 152;, il pro-
filo del donatore inginocchiato, nervoso e spez-
zato, è eseguito alla tedesca e non alla lombarda
come avviene nelle tavole anteriori di Ivrea e di
Ciriè, e la sua ampia pelliccia pare tolta da un
quadro di Alberto Diirer.
Nella Pietà già della Collezione D'Aigremont,
Defendente in quest'epoca fra il 1520 e il 1528.
La Deposizione del Duomo di Chivasso (fig. 8),
benché molto sciupata, presenta anch'essa nel
nudo del Cristo e nelle teste che sopra di lui si pie-
gano, questo linearismo spezzettato ad effetto
parzialmente luministico.
Un'altra Pietà della Collezione Spiridon di Roma,
attribuita a Gaudenzio Ferrari, ma che ad un
esame stilistico offre tutte le caratteristiche di
Defendente, è ancora più intensamente luministica
e più fittamente trattaggiata della Pietà D'Aigre-
mont: non solo i capelli, ma le aureole, i leggeri
delicatissimi ornati d'oro delle vesti, la corona